Ieri mattina sono incominciate le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Napolitano ha ricevuto in Quirinale tutti i partiti più piccoli mentre oggi sarà la volta di Movimento 5 Stelle, Pdl, Lega nord e Pd. Il sussidiario.net ha intervistato in proposito Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale.
Che cosa ne pensa delle voci e delle indiscrezioni che girano sul nuovo governo?
In occasioni come queste si scatena fantasia, mentre non c’è ancora niente di concreto. Ieri sono iniziate le consultazioni, oggi o domani mattina sentiremo le proposte di Bersani, che cosa intende fare e, se avrà l’incarico, quale soluzione di governo presenterà in Parlamento. Nel frattempo non ha senso inseguire ipotesi prive di fondamento, è tempo perso.
Lei accetterebbe un incarico nel caso in cui ci fosse un’ampia convergenza sul suo nome?
Mi permetta di non rispondere a domande fondate sul nulla.
Lei non pensa che una figura di tecnico come lei potrebbe essere più indicata rispetto a quella di un politico come Bersani?
Tecnico e politico sono espressioni che si utilizzano in maniera equivoca. Monti è un tecnico o un politico? Si tratta di schemi astratti. Dobbiamo guardare la realtà cercando di capire davvero che cosa succede, che senso hanno le varie proposte, quali soluzioni di merito si affacciano, invece di esercitare la fantasia sui nomi.
Come si esce dal vicolo cieco in cui è l’Italia dal punto di vista istituzionale?
Dal punto di vista istituzionale si esce con la formazione di un governo, quale che sia la sua durata, e alla peggio con nuove elezioni. Ma prima di queste dovrebbe essere cambiata almeno la legge elettorale.
Ma non è precluso cambiare la legge elettorale finché non c’è un nuovo governo?
No, chi lo ha detto? Il Parlamento ha piena potestà deliberativa, e specie su argomenti che non attengono necessariamente ad un indirizzo di maggioranza e di governo può tranquillamente decidere. Questa idea che se non c’è un governo sorretto da una maggioranza il Parlamento è paralizzato è istituzionalmente sbagliata. Il Parlamento potrebbe lavorare sulla legge elettorale anche prima e persino senza che si sia formata una maggioranza a sostegno del governo.
Potrebbe essere proprio la legge elettorale la priorità su cui trovare un’ampia convergenza?
Certo, questo è un argomento che molti se non tutti considerano prioritario, anche se quando si va al dunque sono molti meno quelli che manifestano concretamente la volontà di cambiare il sistema elettorale. Il sistema in vigore, con l’attuale situazione politica, palesa tutta la sua inadeguatezza, perché può consentire a chi abbia meno del 30 per cento dei voti, se vince la lotteria di un voto in più degli altri a livello nazionale e in un pò di Regioni, di conquistare la maggioranza assoluta delle Camere. E’ una cosa assurda: per questo dovrebbe essere un obiettivo comune quello di cambiare la legge elettorale.
Il sistema elettorale di Camera e Senato andrebbe uniformato?
Non è detto. Oggi sono due leggi parallele, salvo che al Senato il premio di maggioranza è dato su base regionale anziché nazionale. Per il resto sono sistemi identici, fondati sul voto di liste bloccate, in grandi circoscrizioni.
Più in generale come si può trovare un accordo per un governo che metta insieme Pd e Movimento 5 Stelle?
Gli accordi di governo si fondano su scelte politiche di merito. Possono esservi accordi a medio o a lungo termine, oppure a breve e anche a brevissimo termine. La politica ha tutto lo spazio per operare.
(Pietro Vernizzi)