Tutti prevedevano che le elezioni di quest’anno cambiassero radicalmente le dinamiche su cui è vissuta la cosiddetta seconda repubblica e, prima dello scioglimento anticipato delle camere, gli esperti di ingegneria istituzionale hanno lavorato per mesi attorno a diverse ipotesi di modifica della forma di governo e del sistema elettorale.
Tutto ciò accadeva nel pieno di una crisi finanziaria di inaudita pesantezza, di fronte a cui le forze politiche mostravano una totale inadeguatezza. Crisi istituzionale, quindi, e crisi economica sono stati e sono gli elementi principali dello scenario. Non molti di noi hanno la lucidità e l’onestà di aggiungere esplicitamente che vi è un terzo elemento del problema: la crisi culturale, identitaria, antropologica in cui è immerso il nostro tempo.
Occorre oggi aver chiaro questo aspetto della realtà in cui viviamo, perchè altrimenti rischiamo di ruotare attorno alle soluzioni che i tecnici del diritto e gli esperti di economia ci sottopongono all’attenzione, senza avere l’intelligenza e la determinazione necessarie per tentare di costruire una proposta politica forte, adeguata alla consistenza delle domande che pone la nostra gente.
Le previsioni sul cambiamento politico sono state stravolte dai risultati elettorali. Abbiamo di fronte una provocazione, quella del Movimento 5 Stelle, che può essere sintetizzata in una semplicissima espressione:”È finita per loro le caste. E non se ne stanno accorgendo!”. Evidentemente tutto si gioca sulla condanna della immoralità e incapacità della classe dirigente, dai politici ai banchieri, dagli industriali ai sindacati. Tutti colpevoli di aver affamato il popolo, pur di conservare antichi e nuovi privilegi.
Contro costoro è stata lanciata – ed ha avuto un primo anche se parziale successo – una offensiva di massa utilizzando come tutti sanno il web e le piazze, rifiutando altri cambi di battaglia e puntando quindi ad una prossima completa vittoria, che si ritiene possa arrivare soprattutto a causa del logoramento dell’attuale sistema politico. Di fronte a questa sfida come si stanno comportando, appunto, i partiti e gli uomini che sono stati protagonisti nella seconda repubblica? Guardando a Roma, così come a Cagliari, sembra di assistere ai racconti di alcuni superstiti del World Trade Centre. Dopo la prima esplosione i meccanismi nervosi sono andati in in tilt e ci si aspettava che qualcuno urlasse: “Tranquilli. Non è successo nulla! Era solo un fulmine.” Altri, anzichè seguire le istruzioni sulla sicurezza, giravano per le stanze cercando di raccogliere e salvare un libro o una borsetta.
Così oggi. A Roma litigano sulle presidenze delle Camere o perfino dei gruppi parlamentari. E molti accarezzano l’ipotesi di tornare alle urne senza fare una nuova legge elettorale, per il solo fatto di poter mantenere una rendita di posizione.
A sinistra come a destra e, purtroppo, anche al centro. Ma la sfida di 5 Stelle rimane in tutta la sua potentissima e pericolosissima portata: manipolare la fragilità identitaria e l’indignazione esasperata per accreditarsi verso nuovi poteri forti e spregiudicati.
Io credo che non sia giusto nè accettabile che noi restiamo impassibili di fronte a questa sfida. Dobbiamo muoverci riconoscendo che lo scenario è cambiato, che le vecchie dinamiche basate sulla contrapposizione tra una sinistra e una destra entrambe riferite a ideologie proprie del ventesimo secolo sono radicalmente messe in discussione da un fenomeno nuovo. La protesta incarnata dai grillini è figlia di quello stesso relativismo a cui Joseph Ratzinger nel 2005 attribuiva i caratteri di una vera e propria dittatura.
Siamo di fronte a una dittatura soffice e quasi impercettibile, ma feroce nella forza con cui controlla tutta la società. Ad un dato della realtà che si presenta ed è oggettivamente nuovo non si può contrapporre un ragionamento, soprattutto se è un ragionamento vecchio. Pensiamo a cosa è accaduto alla fine dell’800, nel pieno della rivoluzione industriale.
All’avvento del marxismo e dei successivi movimenti socialisti la Chiesa non ha risposto con la restaurazione di un sistema clericale, ma con un nuovo magistero, la Dottrina Sociale, cui ha corrisposto una presenza dei cattolici nella società attraverso opere e nella politica attraverso partiti fondati su di essa. Se rimane fermo e vero in ogni tornante della storia il fatto Cristiano come unica roccia su cui restare radicati, dobbiamo riconoscere quale è oggi il suo attuale avversario che non è più il marxismo, ma il relativismo nichilista.
A questo movimento di pensiero, che si sta sviluppando soprattutto nel mondo occidentale e che è la base ideologica del movimento 5 Stelle, occorre rispondere in modo nuovo, non attardandosi nelle vecchie e sclerotizzate dinamiche politiche di questi ultimi anni. Il tentativo di fare un nuovo soggetto politico ha valore se è dentro questa consapevolezza, se è capace di leggere la realtà sociale ed economica odierna e se è disponibile a costruire e aggregare attorno a questa esigenza.
(Giorgio La Spisa)