«Siamo maggioranza del Paese. A Bersani è stato dato un incarico precario. È passato più di un mese, dite a Bersani che non ha vinto le elezioni». Non si direbbe il miglior modo per tendere la mano all’avversario. Eppure, Berlusconi ha condito il suo intervento di ieri, nel corso della manifestazione del Pdl, con numerosi attacchi continuando, contemporaneamente, a invocare un governo Pd-Pdl. L’alternativa, ha scandito, sono le elezioni anticipate. L’ex premier, dopo essersi detto convinto che ciò che muove la sinistra sia esclusivamente l’odio nei suoi confronti, ha rivendicato nuovamente la scelta del prossimo capo dello Stato. Dovrà essere annoverato, cioè, tra i moderati. Abbiamo chiesto a Fabrizio Rondolino, giornalista e scrittore, qual è la vera strategia di Berlusconi e del Pdl.
Cosa emerge dalla manifestazione di ieri?
Anzitutto, una contraddizione che, nel caso di Berlusconi, non è infrequente. Spesso, le sue proposte da “Statista”, sono contornate da un linguaggio da capopopolo. Credo, in ogni caso, che si sia convinto che le elezioni siano prossime e che l’alternativa non possa essere un governo di larga convergenza.
Cosa, allora?
Probabilmente, crede che, in fondo, Bersani abbia qualche chance di riuscire nella sua impresa. Dunque, si prepara a cannoneggiare con tutte le armi a disposizione. Si è attestato, cioè, su una linea di opposizione all’eventuale governo del centrosinistra, nel’ipotesi che, in ogni caso, duri bene poco. Ha acceso, quindi, i motori per la campagna elettorale.
E’ possibile che stia cercando di minare il terreno da sotto i piedi al leader del Pd nell’eventualità che Napolitano scelga qualcun altro al suo posto?
Napolitano, dando l’incarico a Bersani, ha effettivamente delineato non tanto i connotati di un governo Bersani, quanto, piuttosto, di un governo istituzionale guidato da un personaggio quale potrebbe essere il presidente del Senato Pietro Grasso. Si tratterebbe di un governo supportato, probabilmente, da una ristretta maggioranza che, tuttavia, sarebbe allargabile anche al Pdl per fare le riforme. Ebbene, non sono convinto che Berlusconi sia intenzionato ad appoggiare un’opzione del genere. E’ pur vero che, normalmente, il leader del Pdl dispone sempre di una serie di carte da giocare e solo all’ultimo decide quale strada imboccare realmente.
Quale imboccherà?
A mio avviso non solo prevede che ci siano elezioni anticipate, ma lo auspica. Un governo istituzionale – fosse anche il miglior governo possibile – finirebbe per portare acqua al mulino di Grillo. Il Pdl si ritroverebbe incastrato ancora una volta in una situazione analoga a quella della strana maggioranza del governo Monti. Meglio andare subito alle urne, e giocarsi il tutto per tutto, nella speranza di riuscire a erodere qualche altro centinaio di migliaio di voti alla sinistra.
Nel corso della manifestazione ha ribadito più volte che il prossimo presidente della Repubblica dovrà essere scelto tra i moderati.
Si tratta della classica ambiguità berlusconiana. Vede, l’uso del termine “moderato” è alquanto bizzarro. Il centrodestra italiano, rispetto a molti altri centrodestra europei, è decisamente radicale. E’, tuttavia, indiscutibilmente vero che con tre partiti pressoché equipollenti, il prossimo capo dello Stato dovrà essere più che mai una figura di garanzia. Mentre qualunque governo, in questa fase, è destinato a durare pochi mesi o, al massimo, pochi anni, il successore di Napolitano ce lo terremo per 7 anni. E, oltretutto, sarà lui a dare le carte al prossimo giro. Nessuno, infatti, pensa realmente ad un governo che duri una legislatura. Tutti, compreso Napolitano, stanno cercando di capire come arrivare nella maniera più indolore possibile alle prossime elezioni. Il nuovo inquilino del Colle, quindi, sarà un perno fondamentale. Scioglierà le Camere e darà l’incarico per il prossimo governo.
(Paolo Nessi)