Che si stia per caso finalmente tratteggiando una prospettiva di governo, una qualunque, ma concreta? Bersani, al termine del giro di  consultazioni di ieri, è sembrato ottimista. Dopo aver incontrato Pdl e Scelta civica, ha spiegato: «rimangono difficoltà, ma bisogna continuare a lavorare e si comincia a comprendere meglio cosa intendo per doppio registro e in particolare quale proposta si delinea per la convenzione delle riforme». Poi, ha parlato di «un percorso non solo parlamentare che possa portare a risultati in tempi certi». Poco prima Angelino Alfano pareva di tutt’altro avviso e umore. Aveva, infatti, spiegato che se la distanza tra le posizioni del Pdl e del Pdl fosse rimasta tale, non ci sarebbero state alternative al voto. Abbiamo chiesto ad Antonio Polito, editorialista de Il Corriere della Sera, cosa sta succedendo.



Come interpreta le parole di Bersani al termine delle consultazioni di ieri?

Bersani ha detto che si inizia meglio a comprendere cosa sia il doppio registro. Si dà il caso che, per “doppio registro”, abbiamo sempre inteso, da un lato, il fatto che la responsabilità programmatica di governo sarebbe spettata al Pd mentre, dall’altro, le riforme istituzionali sarebbero state portate avanti coinvolgendo anche le altre forze politiche. Ieri, invece, il segretario ha spiegato che punta ad un processo con scadenze certe, per varare le riforme condivise, ma non ha rivendicato la responsabilità univoca del governo. E, oltretutto, ha parlato – e questo è il passaggio fondamentale – di un «un percorso non solo parlamentare» che possa portare a risultati in tempi certi. Ebbene, quantomeno vien da chiedersi cosa intendesse con «non solo parlamentare». Non si può escludere, a questo punto, un’accelerazione del processo di apertura nei confronti del Pdl. 



Perché, allora, il Pdl ha registrato l’inconciliabilità delle posizioni e parlato di elezioni anticipate?

Il Pdl, in realtà, ha fatto presente che le posizioni restano molto lontane e che, se non cambieranno nelle prossime 48 ore e se si continuerà a rifiutare la sua collaborazione, tanto vale tornare alle urne. Che, tradotto, significa: aspettiamo di vedere cosa succede. D’altro canto più volte Alfano ha ribadito che se si fosse trovato un accordo convincente sul capo dello Stato, il Pdl avrebbe lasciato nascere il governo anche senza farne parte. Una soluzione tecnica, in sostanza, che prevede la non sfiducia all’esecutivo di Bersani. Par di capire, del resto, che lo stesso Bersani abbia lasciato intendere che inizia a vedere uno spiraglio. Che non è più rivolto ai grillini. Ma a chi è intenzionato a lavorare per le riforme. 



Cosa accadrà nell’incontro di oggi con l’M5S?

Assolutamente nulla. Si figuri, è in streaming. Sarà un incontro del tutto irrilevante. Come tutto quello che, d’ora in poi, sarà dato in streaming. Se dovessero esserci movimenti importanti, saranno frutto di trattative segrete. Del resto, all’incontro saranno presenti i vertici del movimento. Che non cambieranno sicuramente idea, così come non la cambierà Grillo. Chi potrebbe essere convinto ad appoggiare Bersani, casomai, sono alcuni tra i peones. Non è un caso che all’interno del movimento serpeggi una certa irritazione; né che le consultazioni stiano durando così a lungo.

 

Cosa intende?

In molti sospettano che il Pd stia contattando alcuni parlamentari grillini più vicini al partito. Mi riferisco, per esempio, a quelli di “Agenda rossa Sicilia” o al gruppo più vicino a Libertà e Giustizia di Zagrebelsky. Posto, in ogni caso, che sia in corso un’ipotesi del genere, essa è comunque decisamente aleatoria. Anzitutto, perché Napolitano ha preteso un sostegno certo, e non un gruppetto di senatori disposti a tradire Grillo. Inoltre, sarebbe molto difficile per Scelta civica – specialmente per i montezemoliani – sostenere un governo Bersani sostenuto dai dissidenti grillini. E Bersani non si può permettere certo di perdere i voti dei montiani. 

 

(Paolo Nessi)