E’ l’ennesima sortita per sparigliare le carte, o sta facendo sul serio? Berlusconi ha risposto che non se parla all’ambasciata del Pd che gli proponeva, per il Quirinale, i nomi di Giuliano Amato, Pietro Grasso, Franco Marini e Giuseppe De Rita. Il prossimo capo dello Stato, avendo la sinistra fatto incetta di tutte le altre principali cariche, dovrà essere un moderato. E’ così, a sorpresa, ha proposto Marcello Pera. Un personaggio che il direttore dell’Occidentale, Giancarlo Loquenzi, conosce bene, essendo stato capoufficio stampa del Senato quando Pera ne era il presidente. Gli abbiamo chiesto come valuta l’ipotesi.



Pera presidente della Repubblica: è verosimile?

Ipotesi ne circolano molte e il sistema cabalistico di elezione del presidente della Repubblica spesso induce a far dei nomi o per bruciarli, o come elemento di disturbo, o per far emergere eventuali idiosincrasie in campo avversario. Il che, offre poco spazio alla riflessione. Ebbene, se questo fosse stato nei confronti di Marcello Pera, ci sarebbe da rammaricarsi. Si tratta, infatti, di un nome serio e importante, che non andrebbe evocato a vanvera. C’è da augurarsi che queste fughe di notizie non siano i soliti giochetti, ma rappresentino un segnale di attenta valutazione di un profilo istituzionale che ha tutte le carte in regola per entrare nella partita del Quirinale.



Perché pensa che sia tale?

E’ stato, anzitutto, un ottimo presidente del Senato, riconosciuto da tutti come tale; sia dal punto di vista dalla gestione d’Aula, che del prestigio dell’Istituzione, che ha saputo accrescere sul fronte artistico, e letterario. In molti ricorderanno che, nel corso della sua presidenza, Palazzo Madama ha avuto una visibilità in termini culturali come in poche altre fasi della storia del nostro Paese. Oltretutto, ha un profilo di studioso indipendente che ha preservato anche entrando in politica. E tutto questo, gli è sempre stato riconosciuto anche dalla sinistra. 



Qualcuno potrebbe “addebitargli” di aver fatto parte, fin dagli inizi, di Forza Italia

Fece parte, a dire il vero, di una stagione felice per Forza Italia, quando vi si avvicinarono numerosi intellettuali tra cui, per citarne alcuni, Lucio Colletti, Giorgio Rebuffa e Piero Melograni. Si trattava di un partito che suscitava le speranze di buona parte del mondo intellettuale italiano e Pera vi arrivò da epistemologo e da filosofo della scienza. Il suo contributo al partito in termini di riflessione e approfondimento è diventato patrimonio comune quando è diventato presidente del Senato.

I tempi rapidi entro cui dovrà formarsi un governo rendono il Quirinale un fattore decisivo per l’eventuale accordo?

Sia che il governo lo formi Bersani (cosa altamente improbabile), sia che si vada incontro al cosiddetto governo del presidente, sarà necessaria una qualche forma di sostegno organico da parte del Pdl. E’ escluso, infatti, che qualunque governo possa ricevere la fiducia dai grillini. E’ evidente, quindi, che anche sul Quirinale ci dovrà essere un’intesa.

Crede che il centrodestra faccia bene a rivendicare un presidente che sia espressione della sua parte politica?

Il centrodestra ha ragione nel chiedere che la figura del capo dello Stato sia concordata e che soddisfi il suo elettorato. Che sia propriamente uno dei suoi, invece,  mi pare secondario.

Se il Pdl entrerà a far parte del governo, potrebbe rinunciare alla partita sul Colle?

Tale partita non può consistere in uno scambio di poltrone ma nel rivendicare una personalità in cui il Pdl possa riconoscersi e che sancisca un volta per tutte come il partito non è un è un’accozzaglia di “impresentabili”, ma parte costitutiva di questo Paese.

 

(Paolo Nessi