Dopo il fallimento del secondo giro di consultazioni Napolitano che aveva valutato seriamente di dare le dimissioni in modo da favorire il ritorno alle urne, ha preso la strada opposta. Ha detto chiaramente che resterà al suo posto fino all’ultimo giorno e ha chiesto di formare due gruppi di cosiddetti “saggi”, uno dedicato all’individuazione di alcuni punti fondamentali di riforma politico-istituzionale, e uno dedicato alle riforme economico-sociali. Che cosa significhi tutto questo ilsussidiario.net lo ha chiesto a Antonio Polito: “Siamo davanti alla vittoria di Grillo: il suo obbiettivo sin dall’inizio era quello di non far nascere un governo e ci è riuscito”. Napolitano invece con la decisione di rimanere al suo posto “fa sì  che si allontani la data di elezioni anticipate e che si eviti di votare per il nuovo capo dello Stato in questo clima di pesante conflittualità”.



Come giudica quanto detto da Napolitano dopo il fallimento del secondo giro di consultazioni? 

Il capo dello Stato ha confermato di aver valutato l’ipotesi delle dimissioni e che poi alla fine l’ha scartata. Anche se non posso far molto per la formazione di un governo, ha detto, resterò al mio posto per favorire possibili convergenze politiche. Anche perché bisogna sempre ricordare che l’Italia è una Repubblica parlamentare e i governi nascono in Parlamento: il Capo dello Stato può favorire il processo di formazione, ma poi decidono i partiti.



In che modo Napolitano può dare ancora un contributo in questo clima politicamente così pesante?

I partiti oggi sono in una situazione di insormontabile inconciliabilità. Napolitano questo lo riconosce ma almeno con la sua decisione è come se dicesse: posso fare qualcosa fino all’ultimo giorno per favorire la nascita di un clima diverso, cioè di maggior dialogo per affrontare le funzioni che il Parlamento deve compiere. Che non sono solo quelle della nascita di un governo, ma anche quelle dell’elezione del nuovo capo dello Stato. Personalmente ritengo che il senso di questa scelta di non dimettersi ottiene un duplice risultato.



Quale? 

In primis allontana l’ipotesi di elezioni anticipate o almeno le rende più difficili in tempi brevi. Questo perché il nuovo capo dello Stato si insedierà non prima del 15 maggio e dovrà necessariamente svolgere almeno un tentativo per far nascere un nuovo governo. Quindi si presume che lo scioglimento eventuale delle camere non potrà che avvenire se non dopo il 20, 25 di maggio. Questo  comporta che il voto non possa avvenire prima di luglio e un voto a luglio sarebbe piuttosto difficile. Quindi la sua decisione di non anticipare le dimissioni evita un precipitare convulso verso elezioni imminenti. 

Il secondo obbiettivo invece?

Il secondo obbiettivo che ottiene (considerando che se si fosse dimesso e si sarebbe votato fra sette giorni per il capo dello Stato) è di evitare di eleggere in questo clima politico di grande contrapposizione il suo successore. Inevitabilmente la scelta sarebbe avvenuta a maggioranza e a maggioranza abbastanza risicata quindi sarebbe stata una scelta partigiana . E’ sperabile che questo mese invece aiuti a trovare un accordo più ampio sul capo dello Stato.

Napolitano ha poi ricordato che il governo Monti continua a operare. I grillini hanno fatto sapere che di fatto questa situazione a loro piace e li vede favorevoli: si può parlare di vittoria del Movimento cinque stelle?

Certamente, il fatto che non si riesca a formare un governo è una vittoria del Movimento cinque stelle che sin dall’inizio si era opposto a qualunque soluzione. Il loro obiettivo era di impedire la nascita di un governo e fino adesso ci sono riusciti.

 

Siamo dunque davanti a una “prorogatio”.

In realtà non è una vera prorogatio. E’ così da sempre, in Italia, fino a che non nasce un nuovo governo, cioè fino a quando non si giura davanti al capo dello Stato, il  vecchio governo rimane in carica per l’ordinaria amministrazione, comprese le commissioni.

 

Quali sono queste commissioni?

Sono le commissioni attraverso le quali il Parlamento valuta le azioni del governo. Quindi è chiaro che il governo resta in piedi ma da questo non è corretto concludere che si possa stare senza un governo.

 

Quello che invece dice Beppe Grillo.

Fino a che non c’è un governo e non c’è una opposizione non possono neanche nascere le commissioni parlamentari permanenti le quali sono formate da maggioranza e opposizioni. Non si possono fare le commissioni di vigilanza tipo Rai e Copasir, quindi non è vero che si può vivere senza un governo.

 

Affrontiamo le due commissioni di saggi. Cosa dovranno riuscire a fare?

Più che saggi sono dei negoziatori, esponenti dei partiti che provano a ricominciare il negoziato  partendo dalla sostanza e non dalle alleanze.

 

Cioè?

Se si va a vedere sui contenuti di un possibile governo del Presidente o di emergenza, c’è più intesa fra i partiti di quanto non ci sia sulla forma politica del governo stesso. Si sta litigando se chiamarlo governo del Presidente, di larga coalizione, governissimo o governicchio ma su alcuni punti sono d’accordo tutti.

 

Quali sono questi punti?

Prima di ogni cosa la riforma elettorale. Non a caso nella commissione sono stati inseriti quegli uomini che hanno fatto gli sherpa dei maggiori partiti per favorire la riforma elettorale. E cioè Quagliarello del Pdl, Mauro di Scelta civica, Violante del Pd. Poi c’è Onida ma è soprattutto un costituzionalista. Sono chiaramente tre negoziatori ed eventualmente proporranno qualche aggiustamento della seconda parte della Costituzione come la riduzione dei parlamentari, l’eliminazione del bicameralismo perfetto, insomma le solite cose di cui si parla da un sacco di tempo. Ma il punto vero è la riforma elettorale: se si trovasse un accordo avrebbe senso fare un governo a tempo per consentire di approvarla per poi tornare alle alle urne.

 

E l’altra commissione, quella economica?

Ha lo scopo di negoziare con Bruxelles. Il punto cruciale dell’economia italiana, oggi, è ottenere con un governo autorevole il varo di alcune norme che possano ridare un minimo di fiato a imprese e famiglie. In particolare, il pagamento dei crediti della pubblica amministrazione alle Pmi e l’abbassamento dell’Imu. In tal senso dovrebbe essere una garanzia l’inserimento dell’attuale ministro dei rapporti con l’Europa, un funzionario che viene da Bruxelles e che con Monti aveva già svolto questo lavoro di negoziazione.