Giuliano Amato non fa parte della casta. L’uomo che, per molti, ne rappresenta l’emblema assoluto e assomma in se stesso la sintesi di tutti i privilegi della classe dirigente, ci ha tenuto a precisare, in una lettera inviata a Repubblica una serie di questioni. A partire dal suo stipendio mensile. Una cifra monstre di 31mila euro. Tutto nasce da un articolo di Giovanna Casadio, secondo la quale se il dottore Sottile fosse posto a capo di un governo tecnico (sarebbe in pole position per l’ipotesi), al prossimo giro Grillo prenderebbe il 60%. Amato, in tal senso, precisa che – assunto che lui non ha alcuna intenzione di guidare alcunché – non ci sono ragioni per fare simili affermazioni; e che, se si ritiene che sia inadatto a governare per il suo stipendio, allora occorre far presente che «il vitalizio lo giro mensilmente a una comunità di assistenza e dallo Stato ho quindi soltanto la pensione, che è al netto poco più di 11mila euro». Una cifra alta, ma pur sempre inferiore ai limiti stabiliti da Monti. Amato ci ha tenuto anche a ribadire i suoi numerosi incarichi, svolti gratuitamente, nonché il fatto di essersi fatto strada nella vita esclusivamente in virtù delle sue forze. Figlio di gente semplice, è arrivato alla laurea vincendo un concorso, ha scritto numerosi libri e, oltre ad esser stato stimato in politica, è stato chiamato alla vicepresidenza della Convenzione per la Costituzione europea e dell’American Academy of Arts and Sciences, «di cui pochissimi professori italiani fanno parte».