Prima, mai un governo tecnico. Poi, forse. E, adesso, la posizione ufficiale: no, nessun governo tecnico. Lo ha precisato il capogruppo al Senato dei grillini, spiegando che l’unico esecutivo accettabile è quello targato M5S. Non tutti, nel partito, la pensano allo stesso modo. Paolo Becchi, collaboratore del blog di Grillo e docente di Filosofia del Diritto all’Università di Genova, individua una via di mezzo. In una lettera a Il Corriere della Sera, ha parlato di Prorogatio. Spiegando, per chiarire un equivoco prodotto da un suo precedente intervento su Il Secolo XIX, che non auspica di certo un provvedimento che consenta all’attuale compagine tecnica di procrastinare la propria uscita di scena. Becchi ha fatto presente di aver semplicemente preso atto della situazione: perché si insedi un nuovo governo, sono necessari alcuni passaggi: il capo dello Stato fa le consultazioni (per le quali non è previsto un termine di legge), dà un mandato esplorativo, mentre il nuovo governo si crea solo dopo aver prestato giuramento nelle mani del presidente della Repubblica. Poi, passano dieci giorni prima che il governo ottenga la fiducia. Ebbene: non ci sono le condizioni perché tutto questo avvenga. Però, c’è un Parlamento eletto, nel pieno dei suoi poteri legislativi. E che avrà tutto il diritto, mentre l’attuale governo – dimissionario, ma legittimamente in carica -, “disbriga gli affari correnti”, di adottare tutti quei provvedimenti ritenuti necessari quali «la legge elettorale, il taglio ai costi della politica, la diminuzione del numero dei parlamentari, l’anticorruzione, il conflitto di interessi e così via».



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