Il segretario del Pd, nel corso del suo intervento alla direzione nazionale del partito – il più atteso – non ha parlato solamente degli otto punti programmatici, irrinunciabili per qualunque prospettiva di governo; ha anche individuato la strategia da attuare nell’immediato, analizzando le cause della parziale sconfitta subita alla scorsa tornata elettorale. Bersani si è detto convinto del fatto che, anzitutto, abbia pesato l’allargamento della forbice sociale. Poi, esaminando i connotati del grande successo di Beppe Grillo ha spiegato che l’M5S è andato bene, anzitutto, tra i giovani che sono stati colpiti dalla crisi. Un bel problema se si considera che in tutta Europa le istituzioni si stanno indebolendo in virtù dell’avanzamento di un sentimento antieuropeista. A tal proposito, ci ha tenuto a sottolineare: «Non stiamo corteggiando Grillo ma si sta interpretando quel che si muove nel profondo per bucare il muro di autoreferenzialità del sistema che comincia ad essere in gioco». Tra gli interventi più attesi, c’era quello del sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Ha partecipato alla direzione, ma l’ha abbandonata a solo due ore dall’inizio. E, nonostante le aspettative, non è intervenuto.



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