“C’è sempre qualcuno più puro di te che ti epura”. Di quanto sia attuale questa frase di Pietro Nenni, si è reso conto di recente anche il sindaco grillino di Parma Federico Pizzarotti che rischia di essere denunciato per omissione di atti d’ufficio nell’intrigata vicenda del Termovalorizzatore di prossima apertura nella città ducale.



Due legali “anti-inceneritore” ritengono infatti che il primo cittadino non abbia fatto tutto quel che poteva per bloccare l’opera. Nello specifico, ritengono che Pizzarotti dovesse sigillare il cantiere per via di un contestato permesso di costruire rilasciato dalla precedente Amministrazione.

Quindi il camino in Aprile si accenderà nonostante i tentativi del primo cittadino (che ha addirittura due esponenti del movimento “no-termo” in giunta) e gli impegni presi da Grillo in campagna elettorale (“dovranno passare sul cadavere di Pizzarotti”). Essere sospettato di indulgenza contro l’opera più invisa a lui e a tutto il M5S, era sicuramente l’ultima cosa che Pizzarotti si aspettava al momento di diventare sindaco di Parma.



Paradossi a 5 Stelle – Ma non è questo l’unico paradosso della prima esperienza di governo a 5 Stelle: Pizzarotti si ritrova oggi ad essere accusato di essere “l’uomo delle banche”, di aver alzato tasse e tariffe, di attuare una politica di bilancio da curatore fallimentare, di essere poco attento ai bisogni delle famiglie proprio mentre Grillo strillava contro le politiche di austerity del Governo Monti.

E infine di aver disatteso i suoi stessi regolamenti sugli incarichi pubblici nominando senza bando pubblico un vicedirettore della partecipata Iren (che costruisce l’inceneritore) in aria di grave conflitto di interessi (è amministratore di società fornitrici della stessa multiutility). Cosa non di poco conto per chi fa di trasparenza e rigore amministrativo una bandiera.



“Interi comparti tradizionalmente portanti della nostra economia – spiega Paolo Buzzi ex vicesindaco PdL – come quello alimentare e turistico sono completamente ignorati dall’Amministrazione”. Aggiunge il capogruppo Pd Nicola Dall’Olio: “C’è un’evidente incapacità di tradurre enunciati di principio, anche condivisibili, in azioni concrete, tenendo conto dei vincoli dell’agire amministrativo, delle risorse e degli strumenti a disposizione, dei rapporti tra le diverse istituzioni”.

Il “Pizza Factor” e il voto politico – Un disastro su tutta la linea dunque? Non sembrano pensarla così i parmigiani che hanno tributato ai grillini un successo oltre la media nazionale alle recenti elezioni politiche. 28 percento e zitti tutti. Nove punti in più delle elezioni amministrative (che Grillo aveva definito “la presa di Stalingrado”), quattro in più della media regionale. E risultati ancora più alti in tutta la provincia, anche nelle roccaforti storiche di Pd e PdL. L’onda anomala nel parmense non sembra arrestarsi.

Il “Pizza Factor” (come lo ha definito il direttore di Parmadaily.it Andrea Marsiletti) c’è stato quindi e, come ha riconosciuto oltre il 60 per cento dei votanti del sondaggio online del suo quotidiano, ha messo le ali al Movimento nella città ducale. Come è possibile per un’amministrazione che non ha fatto faville e sconta l’inevitabile inesperienza del nuovo arrivato? Sarebbe facile (e anche abbastanza vero) dire “perché gli altri sono comunque peggio”, ma c’è qualcosa di più. 

Per esempio il fatto che i parmigiani hanno voluto Pizzarotti sindaco proprio perché non è un politico di professione e sono, probabilmente, disposti a guardare al suo tentativo di governo con una indulgenza che non riserverebbero a nessun politico di professione. Insomma il “sindaco della porta accanto” potrebbe essere ognuno di noi e di fronte ai problemi del debito, della crisi siamo portati ad identificarci con le sue difficoltà: “cavolo, non deve essere facile governare in queste condizioni!”, sembrano pensare i parmigiani.

Anti e Realpolitik – Poi c’è l’equilibrismo con cui Pizzarotti riesce a muoversi tra responsabilità amministrativa e adesione ai temi dell’antipolitica: senza mai appiattirsi sulle posizioni più estreme, ma senza mai neppure rompere con Beppe Grillo, nonostante il legame con i ribelli Favia e Tavolazzi.

 Su molti temi i 5Stelle di Parma, una volta al governo della città, si sono dimostrati meno radicali del loro programma elettorale e delle loro stesse dichiarazioni pubbliche. Più volte la giunta ha preso decisioni improntate alla realpolitik.

Proprio sulla questione dell’Inceneritore, per esempio, Pizzarotti, nonostante il pressing di Grillo, non ha mai compiuto forzature amministrative con il rischio di penali per le casse del Comune, limitandosi, per ora con scarso successo, a una guerra di logoramento con Iren. Al punto che i 5Stelle, oggi si preparano all’apertura dell’impianto tentando di incrementare la raccolta differenziata dei rifiuti (“per far morire di fame il mostro”) e chiedendo garanzie di trasparenza sul funzionamento. Realismo, appunto.

Non a caso, nel libro “L’armata di Grillo”, il giornalista di Repubblica Matteo Pucciarelli, colloca Pizzarotti (”l’emblema del grillismo vincente e di governo”) tra i 5Stelle “pragmatici”, ben distinti dagli “ortodossi” e dai “movimentisti”.

Lo stile amministrativo: le nozze con i fichi secchi – Con una certa coerenza con le parole d’ordine del movimento e la difficile situazione finanziaria dell’ente, Pizzarotti e la sua maggioranza hanno introdotto uno stile amministrativo all’insegna della sobrietà e della trasparenza.

“Fino ad oggi si è pasteggiato a caviale e champagne, quando era meglio accontentarsi delle bruschette”, così Pizzarotti ha motivato la decisione di abolire le auto blu (lui gira in bicicletta), ridurre compensi e rimborsi spese dei vertici politici dell’ente, togliere alla classe dirigente privilegi come permessi auto e biglietti gratuiti per stadio e teatri e limitare a poche unità i contratti a chiamata. Inoltre la scelta di mettere online e consultabili da chiunque non solo le delibere di Giunta, ma anche compensi, rimborsi spese e determine dirigenziali ha la forte carica simbolica di dichiarare alla città di non aver proprio nulla da nascondere. Inutile dire che, con i tempi che corrono, sono tutte cose che i cittadini apprezzano.

Il pericolo? Sottovalutare la macchina burocratica – Come sembrano apprezzare lo stile scanzonato e irrituale del “sindaco con il maglioncino”, il suo modo semplice di comunicare e la sua gestione amministrativa più commissariale che rivoluzionaria.

E oggi è abbastanza evidente è che la luna di miele con la città non è finita. Nonostante le ingenuità, i passi falsi, il fuoco incrociato di quasi tutta la stampa e la politica locali e nazionali, che indubbiamente tentano di trasformare Parma nella Caporetto di Grillo attaccando Pizzarotti su ogni scelta (o non scelta) dal bilancio all’illuminazione notturna. Con risultati fino ad oggi piuttosto scarsi, che saranno ancora più vani se il sistema dei partiti non darà un qualche segnale di possedere un po’ di quel senso di responsabilità che gli italiani si aspettano di vedere dall’inizio di questa terribile crisi.

Ad oggi, l’unico errore macroscopico che potrebbe mettere davvero in crisi il governo 5 Stelle di Parma è forse la decisione di rinunciare ad avvalersi di un direttore generale che coordini il lavoro dei settori amministrativi. Perché è molto difficile governare se la macchina burocratica non ti risponde e l’organo politico oggi sembra essere un po’ isolato all’interno del Palazzo. Questa mi sembra la criticità maggiore per Pizzarotti. I partiti, per ora, hanno poco da festeggiare.