Tutto è fermo, ma niente è al suo posto. Praticamente, un’istantanea del caos. Eppur, qualcosa, si muove. Al Pd, in questi giorni, è stata riconosciuta la precedenza nel fare la prima mossa e gli si è rimproverato di non averla ancora fatta. Con la direzione nazionale del partito di ieri, forse, un processo ha iniziato a innescarsi. Tutti i presenti salvo uno, infatti, hanno approvato la relazione del segretario Bersani: 8 punti programmatici irrinunciabili rispetto a qualsiasi prospettiva di governo. Ora, le altre forze politiche sono costrette a dire la loro. Ne scaturirà un dibattito. Si inizieranno a intravedere le opzioni di governo più verosimilmente praticabili. Luciano Violante, ex presidente della Camera e professore di Istituzioni di diritto e procedura penale, era presenta alla direzione e ci spiega in che termini ciò che ne è emerso agevolerà Napolitano nel prendere una decisione.
L’ipotesi che circola in questi giorni è quella di un governo di minoranza del Pd. Ne avete discusso in direzione?
Se sarà un governo di minoranza o no, non possiamo saperlo. Non abbiamo neppure esplicitato preferenze rispetto alle eventuali alleanze. Così come non abbiamo affrontato le ipotesi di candidature alla presidenza del Consiglio. Sarà compito di Napolitano decidere. Quel che è certo è che, a noi, spetta l’iniziativa politica. E che abbiamo escluso di dar vita ad un governo Pd-Pdl. Per ragion di credibilità complessiva. E perché, come ha detto Bersani, il Pdl e il suo presidente sono i maggiori responsabili della situazione in cui ci troviamo.
Un governo con il Pdl e altre forze politiche lo fareste?
Guardi, credo che ora, anzitutto, occorra prender atto della delicatezza della situazione. In questa fase, al maggior partito, spetta la prima mossa. Occorre fare un passo per volta. E quello che abbiamo deciso di fare consiste nel sottoporre gli otto punti programmatici che riteniamo irrinunciabili alle altre forze politiche. Prima che si riuniscano le Camere e in attesa di conoscere la decisione di Napolitano.
Quale sarà il secondo passo?
Sarà dettato dalla reazione degli altri partiti alle nostre proposte.
Come pensate che reagiranno?
Spero che, da parte di tutti, ci sia la massima disponibilità a confrontarsi. Personalmente, se altri decideranno di presentare a loro volta delle proposte, riterrei di doverle prendere in esame.
Se anche le altre forze presenteranno dei punti irrinunciabili, qualcuno dovrà pur cedere su qualcosa.
Prima di fare valutazioni di questo genere, aspettiamo di vedere le proposte degli altri. Perché escludere che siano conciliabili con le nostre?
Delle vostre, quali le sembrano le più impegnative?
Certamente, quelle economiche. La questione più delicata ed essenziale consiste nello sblocco dei crediti che le imprese vantano nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Si tratterebbe di una misura in grado di ridare ossigeno a migliaia di aziende, e di rappresentare un volano per rimettere in moto il meccanismo della produzione. E’, oltretutto, una priorità sul piano morale. Laddove un’azienda opera in un contesto che non le consente di ottenere i pagamenti che le spettano di diritto dalle Pa, è messo a repentaglio lo Stato di diritto. C’è un’altra questione fondamentale e improcrastinabile: a giugno scadono le risorse per gli ammortizzatori sociali. Occorrerà procedere, e in fretta, all’universalizzazione e all’estensione dell’Aspi prevista dalla riforma Fornero.
Perché Bersani ha detto che non è possibile attendere il lungo iter istituzionale?
Napolitano inizierà le consultazioni la settimana prossima. Non possiamo pensare, fino ad allora, di restare con le mani in mano. La nostra proposta vuol fornire al capo dello Stato un elemento in più per decidere.
Il fatto che Renzi non abbia parlato ha pesato sul clima generale dell’assemblea?
Se il sindaco di Firenze avesse parlato, lo avremmo ascoltato con attenzione. Non avendo parlato, nessuno si è interrogato drammaticamente sul perché non lo abbia fatto.
(Paolo Nessi)