L’ipotesi preferibile, per il Pd, è indubbiamente il cosiddetto Piano A. Ovvero, l’incarico viene conferito a Bersani, l’M5S vota una fiducia condizionato o non vota la sfiducia. E si avvia un governo di “minoranza” per gestire l’ordinaria amministrazione, fare due o tre riforme e andare ad elezioni anticipate. Se l’ipotesi dovesse sfumare,il Pd mal digerirebbe l’imposizione di un premier tecnico, o di una qualsivoglia figura di alto profilo che, di fatto, lo commissarierebbe. Anche perché, come ci tengono a ribadire al Nazareno, hanno pur sempre preso il numero maggiore di parlamentari. Quindi? Vanno lette attentamente anzitutto, le parole del segretario in direzione nazionale: «Se ci sarà consentito, ci rivolgeremo al nuovo Parlamento con un atteggiamento di assunzione di responsabilità. Siamo pronti ad avviare un dialogo con le altre forze politiche, in particolare con Scelta Civica».Di rimando, il premier dimissionario Monti, ha fatto sapere che «se l’alternativa fosse un governo orientato a interrompere il tragitto europeo dell’Italia e quello delle riforme, credo che sarebbero meglio nuove elezioni». Aggiungiamo il fatto che pare che il Pd abbia deciso di affidare a Monti la presidenza del Senato, e l’equazione è fatta: potrebbero esserci nuove elezioni a breve. E il Pd e Scelta civica, per evitare gli accordi sottobanco che li hanno destinati alla debacle, potrebbe decidere di allearsi esplicitamente, e fin da subito. La data delle nuove elezioni, come è stato ipotizzato ai piani alti del partito, potrebbe essere giugno.



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