Continuiamo a navigare a vista, su un’imbarcazione malconcia e senza timoniere. Per dirla con Kierkegaard, «la nave è ormai in preda al cuoco di bordo e ciò che viene trasmesso al microfono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani». In tal senso, Napolitano ha manifestato i suoi timori dicendo che «i problemi urgenti e le questioni di fondo che riguardano l’economia, la società, lo stato non possono aspettare, debbono ricevere risposte e dunque richiedono che l’Italia si dia un Governo ed esprima uno sforzo serio di coesione». Certo, si è tutti d’accordo. Ma, stanti le attuali condizioni, non si vede via d’uscita. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con l’editorialista de Il Corriere della Sera, Piero Ostellino.



Come giudica le parole di Napolitano?

Beh, se non abbiamo un governo, è per delle ragioni evidenti: l’esito delle elezioni ha fatto sì che le forze in campo fossero il più disomogenee possibile. Il Paese è diviso in tre e nessuno è disposto a mettersi d’accordo con gli altri due.

Una posizione dettata da meri interessi di bottega o da altro?



Ciascuno fa i suoi interessi, questo è chiaro. Indubbiamente, i due partiti maggiori sono convinti che, se si alleassero, alle prossime elezioni Grillo, invece che il 25, prenderebbe il 60%.

Napolitano ha anche espresso il timore che in attesa che si formi un governo restiamo in balìa delle intemperie della crisi.

Il Belgio è rimasto a lungo senza un governo. Eppure, ha resistito benissimo.

Siamo forse paragonabile al Belgio?

Vede, considerando che gli ultimi governi, a partire da quello guidato da Monti, hanno realizzato solamente una serie di leggi liberticide, forse è meglio restare senza. Tanto più che, normalmente, meno un governo fa, più un paese è libero.



In che modo il nostro tessuto economico può riprendersi con le proprie forze?

Sarebbe necessaria un’iniziativa parlamentare che procedesse con una radicale semplificazione normativa a amministrativa, liberando le forze del Paese da tutti vincoli che gli impediscono di esprimersi. Abbiamo un eccesso di burocratizzazione, divieti, permessi, licenze e via dicendo che non ci fa crescere. Anche senza governo l’assemblea parlamentare è nel pieno e legittimo esercizio delle sue funzioni e, quindi, può emanare leggi.

Come la mettiamo con lo spread? I mercati comprenderebbero una situazione del genere?

Lo spread dipende dall’equilibrio europeo e non solo dalla nostra situazione interna. 

Concretamente, ora cosa accadrà?

Prima o poi, si arriverà ad una qualche forma di governo. Ma sarà destinata a vita breve. Quel che è certo è che se si torna alle elezioni in queste condizioni l’M5S raddoppierà i propri voti. Del resto, Grillo sa benissimo che non deve allearsi con nessuno, ma lasciar fare agli altri per ampliare i suoi consensi.

 

Cosa pensa del suo movimento?

Grillo e i grillini possono rappresentare quello che l’Algeria è stata per la Francia, ovvero il fattore che ha consentito il passaggio dalla quarta alla quinta Repubblica. Nella peggiore delle ipotesi, rappresenterà una degenerazione tale della politica da renderci come la Germania alla vigilia della caduta della Repubblica di Weimar. Fortunatamente, all’orizzonte non si vede né un Hitler né un Mussolini. In ogni caso, il sistema non può reggere. Abbiamo una Costituzione entrata in vigore nel ’48, scritta, dunque, in virtù della cultura politica di allora. Tutte le democrazie liberali si fondano sulla libertà e sui diritti soggettivi dei cittadini, non sul lavoro che, di per sé, non vuol dire nulla.

 

Se Grillo non appoggia nessuno, non resta che l’alleanza Pd-Pdl.

Il Pdl potrebbe anche essere d’accordo. Ma il Pd ha fatto sapere che non si alleerà mai. Con una spiegazione piuttosto curiosa: non vuole Berlusconi tra i piedi e siccome lui non ha nessuna intenzione di farsi da parte, gli imputa l’impossibilità di costituire un’alleanza. Si è, evidentemente, saltato un passaggio logico. In ogni caso, in una situazione del genere, è impossibile fare qualsiasi previsione sulla futura coalizione di governo.

 

(Paolo Nessi)