Caro direttore, la gattopardesca frase del capolavoro dello scrittore Tomasi da Lampedusa “Cambiare tutto perché nulla cambi” pare adattarsi molto bene all’attuale situazione politica, anche se a prima vista si potrebbe parlare abbastanza ragionevolmente di una rivoluzione. Ragionamento che però non tiene in considerazione un Paese dove anche le più ferree e logiche regole matematiche diventano parte di una metafisica da far morire d’invidia Borges.



La sensazione che si ha da molti commenti e analisi recentemente ascoltati dà per certo, ad esempio, che il Partito democratico, teorico vincitore delle elezioni, dove ha ottenuto una maggioranza non di poco conto, si stia sfaldando, ma che nello stesso tempo seri problemi si profilino anche nel Movimento 5 Stelle. Come scriveva diversi anni fa alla vigilia delle elezioni che videro scendere in campo Silvio Berlusconi il giornalista Indro Montanelli, “l’Italia ha bisogno del suo Peron”, frase quanto mai profetica all’epoca, Ma lo è ancora di più adesso, dopo la valanga di voti che ha sommerso il Movimento di Beppe Grillo.



Più che ai contenuti e alla loro discussione, che di fatto è risultata proibita dentro il movimento stesso, agli italiani è piaciuta tantissimo la rabbia con cui il comico genovese ha condito tutti i suoi comizi. Anzi credo fermamente che le urla abbiano potuto più dell’eventuale lettura di un programma ampiamente dibattuto su queste pagine. Siamo ancora una volta di fronte a un fenomeno mediatico e di immagine più che di fatti, ma questa volta il mezzo usato non è la televisione, bensì Internet, che pure Grillo disprezzava ampiamente durante i suoi spettacoli pochi anni fa, arrivando a distruggere un pc sul palco, Insomma, l‘“homo videns” ha preso il sopravvento sul “sapiens”, trasformando una tornata elettorale in un plebiscito,



Circa tre anni fa ebbi l’occasione di incontrare Grillo e anche di intervistarlo. Successe in Piazza Farnese a Roma e, da ex dipendente Alitalia, ebbi modo di fargli notare come la sua idea iniziale sulle maestranze fosse cambiata. Difatti nel suo blog scriveva che bisognava vendere Alitalia a Gheddafi, trasferire tutti i dipendenti in Tunisia e scambiarli con lavoratori tunisini. Insomma, faceva eco al clamore mediatico del 2008, che recitava, in modo ovviamente più pacato, la stessa musica, trasformandoci nel capro espiatorio del fallimento dell’ex Compagnia di bandiera.

Gli ultimi commenti erano in direzione opposta, ma potete immaginare la mia sorpresa quando, apostrofandomi malamente, mi tacciava di bugiardo. Al che, mentre Beppe si esibiva sul palco allestito per la manifestazione dell’IdV, il sottoscritto riuscì a procurarsi copia del testo incriminato… la cui successiva visione provocava da parte di Grillo il seguente commento: “Belin, ma queste sono le battute di un comico!”. In parole povere, dei giudizi così mirati e negativi si erano trasformati in gag. Peccato che chi leggeva la nota non li prendesse come tali.

L’impressione che si ha è che il gioco a questo punto sia diventato più grande del previsto e che il Movimento non sia poi così preparato al passaggio da “zanzara” del Parlamento ad avere delle responsabilità che potrebbero riportare alle elezioni. Insomma, il grande successo, superiore pure alle più rosee aspettative, ha colto i grillini impreparati al punto da trovarsi vicini a un punto di “non ritorno”. Per sostenere il ruolo a cui sono chiamati, i “5 stelle” dovrebbero disporre di un’esperienza che, al di là della buona volontà che non manca di sicuro, viene meno al solo affacciarsi al machiavellico pantano politico italiano.

Ma anche Bersani ha diversi grattacapi, primo fra tutti un Renzi che aspira decisamente a guidare il partito, cosa che probabilmente farà (al di là della conferma dell’attuale segretario) se le posizioni degli schieramenti politici dovessero rimanere ferme allo stato attuale. Ma Renzi segretario del Pd vorrebbe dire uno sgretolamento della componente di sinistra del Partito, che non lo annovera nelle sue simpatie, mentre invece il persistere a trovare un accordo con i “5 stelle” potrebbe essere fatale, anzi sicuramente lo sarà, e avrà come risultato l’uscita della componente vicina alla “Margherita” dal partito e la sua alleanza con il Pdl. Cosa che, elezioni anticipate a parte, rafforzerebbe incredibilmente proprio Berlusconi & co. A dimostrazione che Tomasi di Lampedusa conosceva l’Italia come pochi.