Prima assunto, senza mai formalizzare il rapporto di lavoro con un contratto, poi accusato di essere massone e colluso con la mafia, infine licenziato con la “scusa” di aver espresso su facebook, molto tempo fa, delle critiche al Movimento Cinque Stelle. Protagonista di questa vicenda è Massimiliano Cardullo, un avvocato che già lavorava per il gruppo di Fli nella passata legislatura. Dopo il trattamento ricevuto decide di mettere nero su bianco l’accaduto e di scrivere una lettera al presidente della Camera, Laura Boldrini, e ai questori di Montecitorio. Poche righe per spiegare cosa è successo e per esprimere il proprio disappunto:”Sento il dovere di scrivere questa lettera soprattutto quando, da chi si erge oggi a moralizzatore e si riempie la bocca di parole come “meritocrazia”, “trasparenza”, “onestà”, provengono comportamenti che non possono essere accettati, ma denunciati pubblicamente”, si legge nella missiva. Cardullo racconta di aver sostenuto il colloquio (discussione su precedenti esperienze e test scritto in tema di diritto parlamentare) con il capo dell’Ufficio legislativo del Gruppo, Avvocato Emanuele Montini, e i deputati onorevoli Emanuele Cozzolino, Filippo Gallinella e Arianna Spessotto e di aver iniziato a lavorare presso il gruppo parlamentare Movimento Cinque Stelle come responsabile delle Commissioni Finanze e Politiche della Comunità Europea il giorno seguente. Senza firmare nessun contratto e pattuire un compenso ha cominciato il proprio lavoro, in alcuni giorni dalle 9 alle 20 (come può facilmente accertarsi mediante la verifica all’ingresso di via Uffici del Vicario 21), ricevendo anche attestati di stima che conserva tra le mail.



Sembrava che tutto stesse filando liscio…e invece, come un fulmine a ciel sereno, l’8 aprile, la doccia fredda:”In mattinata mi veniva informalmente comunicato che la mia posizione lavorativa sarebbe stata al vaglio di un’assemblea dei deputati, essendo io stato accusato di essere nell’ordine: massone, avvocato colluso con mafiosi e di essere stato candidato in precedenza in una lista civica.



Si tratta di accuse che rifiuto con sdegno e mi riservo di valutare l’intrapresa di azioni legali a tutela della mia onorabilità, che non consento a nessuno mettere in discussione, aggiunge Cardullo, nel pomeriggio poi entravano nel mio ufficio i deputati onorevoli Manlio Di Stefano e Filippo Gallinella che mi comunicavano l’interruzione del mio rapporto di lavoro con il Gruppo, peraltro fino a quel momento mai formalizzato, con la motivazione che dal mio profilo sul social network Facebook avrei pubblicato nel passato, in un momento molto antecedente al mio arrivo al Gruppo, delle critiche al Movimento Cinque Stelle, ribadendo peraltro di non aver nulla da eccepire circa la mia competenza tecnica e professionale dimostrata.



Certamente per chi fa della trasparenza e del merito una propria bandiera allontanare un lavoratore con motivazioni assolutamente generiche sulle sue opinioni personali è quantomeno contraddittorio”.