Un incontro in gran segreto reso noto a tutta l’Italia; entrambi, evidentemente, avranno avuto il loro tornaconto a fare sapere a chi di dovere di aver incontrato la parte avversaria. Magari, giusto per far sentire Bersani un escluso. Resta il fatto che, su quel che si sono realmente detti Berlusconi e Renzi, in occasione del centenario della nascita di Pietro Barilla, aleggia il mistero. I due, come è ovvio, hanno parlato di governo e Quirinale. Sembra che Renzi abbia avanzato l’ipotesi di sostenere – attraverso i suoi – Amato o Prodi. Preferibilmente Prodi. Ovvia la risposta dell’ex premier, sia sul primo (può darsi) che sul secondo (mai). Fabrizio D’Esposito, firma politica de Il Fatto Quotidiano, ci spiega quale potrebbe essere stato realmente il contenuto dell’incontro.



Perché Renzi incontra Berlusconi? Non lo sa che lo accuseranno per l’ennesima volta di intelligenza col nemico?

Renzi non ha mai accettato la linea della demonizzazione dell’avversario. Di recente, in televisione, ha ribadito che non parlerà mai male di un rivale politico in campagna elettorale. D’altro canto, quando iniziò a girare l’Italia in camper per la primarie, il primo obiettivo che si pose fu quello di recuperare il voto dei berlusconiani scontenti.



Neanche Bersani, tutto sommato, ha mai particolarmente demonizzato l’avversario

E’ vero. Lui è  un riformista che non ha mai disdegnato il dialogo. Tuttavia, il risultato elettole gli ha imposto di chiudere ogni spiraglio con Berlusconi.

Nel partito sembra che siano ormai in pochi a pensarla come il segretario

Bersani, effettivamente, oggi è di fatto isolato. Tuttavia, l’invettiva di Renzi contro Marini e la Finocchiaro determinerà dei riposizionamenti dei colonnelli. I quali restano in disparte ad assistere allo scontro quasi personale tra Bersani e il sindaco di Firenze senza prendere, per il momento, una posizione netta. In particolare, sanno che un qualche genere di accordo sul governo è necessario e che difficilmente sarà Bersani a poter guidare il prossimo, ma si guardano bene dal promuovere esplicitamente un accordo con Berlusconi che apra anche ad un’ipotesi di governo con il Pdl.



Qual è l’obiettivo di Renzi nel contestare la candidatura di Marini e della Finocchiaro?

Quello di impallinare i candidati maggiormente graditi alle nomenclature del Pd, ovvero i nomi in grado di rendere più coesi i colonnelli.

Perché, invece, dovrebbe sponsorizzare la candidatura di Prodi e di Amato?

Attenzione: che il candidato di Renzi sia Prodi è solo un rumor. Francamente, non lo credo. Certo, Prodi preluderebbe ad un accordo che taglierebbe fuori il Pdl. Sarebbe votato, oltre che dal Pd (all’interno del quale, in ogni caso, è sgradito a molti) da alcuni degli esponenti del Movimento 5 Stelle. Ma il suo candidato reale è più verosimilmente Amato.

Perché lo pensa?

Perché è piuttosto singolare che Renzi, nella sua invettiva contro Marini e la Finocchiaro, in quanto esponenti della casta e personaggi politici da rottamare, non abbia fatto menzione di Giuliano Amato, pur essendo anch’egli da tempo tra i nomi che circolano per la successione a Napolitano.

Avrebbe dovuto menzionarlo?

Se si fa una battaglia contro la vecchia politica, non si può ignorare che Amato, con la sua pensione da 31mila euro, è il capo della casta. Come non possiamo ignorare che è stato un socialista craxiano che ha rinnegato Craxi, che è da sempre considerato l’uomo per tutte le stagioni e per tutti i partiti, e che è già stato, nelle vesti di tecnico, presidente del Consiglio.

Perché Renzi dovrebbe preferire Amato a Prodi?

Che Prodi sia inviso a Berlusconi è noto a chiunque. Come lo è il fatto che ha sempre mantenuto buoni rapporti con Amato e che non gli sarebbe per nulla sgradito come prossimo inquilino del Colle. Ebbene, sia Berlusconi che Renzi, se trovassero un accordo su Amato, riuscirebbero a giocare di sponda contro Bersani.

 

(Paolo Nessi