“Francamente non mi aspettavo che Marini ricevesse così pochi voti. Ovviamente era possibile che non raggiungesse il quorum, ma 521 preferenze sono veramente poche. A questo punto la sua candidatura è in grande difficoltà e rischia di sfumare”. Il giornalista Rai Luciano Ghelfi, contattato da IlSussidiario.net, commenta così l’esito della prima votazione per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Franco Marini, il cui nome ha creato profonde spaccature tra i parlamentari e i militanti del Partito Democratico e in tutto il centrosinistra, ha raccolto solamente 521 voti, un numero decisamente minore rispetto a quello previsto in partenza. Dal secondo scrutinio, secondo quanto riferito da fonti interne al partito, il Pd sembra intenzionato a votare scheda bianca: “Con questa mossa – ci spiega Ghelfi – si tenta di preservare la candidatura di Marini in vista della quarta votazione, quando non saranno più necessari i due terzi della maggioranza. Nel frattempo, il Pd può tentare di recuperare parte delle schede bianche viste nel corso della prima votazione e far raggiungere a Marini i 504 voti necessari al quarto scrutinio. Una scelta lungimirante, anche perché se nella seconda votazione Marini dovesse scendere sotto quota 504 voti la sua candidatura è da considerare definitivamente caduta”.
La vera domanda da porsi, però, è un’altra: se il Pd dovesse effettivamente “scaricare” Marini, chi potrebbe votare? “Questa è la domanda delle domande – ci dice Ghelfi – Si potrebbe immaginare D’Alema, un nome che ora avrebbe una certa logica e che potrebbe contare su alcune relazioni con Berlusconi, anche se ormai chiaro che, qualunque sarà la scelta, non tutto il Pd la voterà. Nel caso in cui dovesse essere scelto Rodotà, ad esempio, i cattolici non lo voterebbero mai e, di conseguenza, il candidato dei grillini dovrebbe rinunciare già in partenza a un’ottantina di voti. La mia impressione è che, al momento, non esiste alcuna candidatura in grado di riunire il Partito Democratico”.



C’è poi Sergio Chiamparino che, al termine del primo scrutinio, ha ottenuto 41 preferenze: “E’ stato votato dai renziani, lo hanno detto esplicitamente. Chiamparino ha delle caratteristiche che possono piacere ai renziani, vale a dire quelle di un amministratore concreto, uno che in passato ha fatto bene. Credo però si tratti di un’indicazione puramente di bandiera che non potrà affatto decollare, anche se certamente è comunque un segnale importante”, dice Ghelfi. Ecco dunque cosa dobbiamo aspettarci durante la seconda votazione, attualmente in corso: “Buon senso vorrebbe che Pd, Pdl e Scelta Civica votassero scheda bianca, ma non è detto che avverrà. In questo modo si fanno raffreddare le acque e la discussione può riprendere con più calma nel corso della nottata. Credo che ormai si debba arrivare alla quarta votazione di domani pomeriggio, quella decisiva”. In conclusione, Luciano Ghelfi spiega che “al momento, soprattutto tra i parlamentari Pd, regna un gran disorientamento. E’ la quarta elezione del presidente della Repubblica che seguo e una confusione del genere si era vista soltanto nel 1992, quando la Dc affossò la candidatura di Forlani. Mi sembra di rivivere uno scenario analogo e oggi il Pd sembra essersi trasformato nella nuova Dc, con i suoi pregi e i suoi difetti”. (Claudio Perlini)

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