Concluso lo scrutinio della seconda votazione: anche questa come la prima ha dato esito nullo, in quanto nessuno ha raggiunto il quorum necessario. Le schede bianche sono state 418 contro i 229 voti ottenuti da Rodotà. Hanno votato scheda bianca i parlamentari di Pdl e Pd, tranne i franchi tiratori che sono stati in aumento: Sergio Chiamparino ha infatti raddoppiato le sue preferenze raggiungendo quota 89 voti contri i 41 che aveva ottenuto stamane. Massimo D’Alema ha ottenuto 36 voti, come si vede tutti voti del Pd in libera uscita (sei voti anche per Rosy Bindi).

Fumata nera anche nel secondo scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica. Nell’Aula di Montecitorio è un susseguirsi di schede bianche: dopo lo spoglio di oltre metà dei voti, le schede bianche sono quasi a quota 400, mentre Stefano Rodotà ha superato le 200 preferenze. Da sottolineare anche che Sergio Chiamparino ha ottenuto, fino ad ora, oltre 80 voti, più del doppio di quanti ne aveva presi al primo scrutinio.

Bisogna prendere atto di una fase questo punto penso tocchi al Partito democratico la responsabilità di avanzare una propostra a tutto il Parlamento. Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nell’assemblea dei nostri grandi elettori”. A dirlo è il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani. Intanto il portavoce di Matteo Renzi ha confermato che il sindaco di Firenze non incontrerà il segretario Pd.

“A questo punto è evidente: Marini è saltato”. Mentre nell’Aula di Montecitorio è un susseguirsi di schede bianche durante lo spoglio del secondo scrutinio, Matteo Renzi torna a commentare la candidatura dell’ex presidente del Senato. Il sindaco di Firenze si sta preparando ad andare a Roma, anche se non è in programma un incontro con Bersani: “Non credo proprio. Sono qui a lavorare”, ha detto il rottamatore rispondendo a una domanda riguardo un presunto colloquio con il segretario Pd. “Quella di stasera era un’ipotesi – ha aggiunto parlando dei tempi in cui potrebbe raggiungere Roma – ma penso sia più probabile e più utile domani mattina”. Anche Bersani, apprese le indiscrezioni, smentisce di aver programmato un incontro con Matteo Renzi: “Ho letto. Non mi risulta ma non ho nessun problema”, ha detto il leader democratico. Il sindaco di Firenze aveva già bocciato la candidatura di Marini in una lettera inviata a un quotidiano qualche giorno fa, per poi ribadire la sua contrarietà ieri sera durante “Le invasioni Barbariche”. Secondo Renzi l’eventuale elezione di Marini è “un dispetto al Paese”. “Si sceglie una persona più per le esigenze degli addetti ai lavori che per il Paese”, ha spiegato.

Si è conclusa la seconda votazione per l’elezione del presidente della Repubblica nell’Aula della Camera. Una votazione “lampo”, dovuta evidentemente alla scelta di votare scheda bianca da parte di Pd e Pdl. Rispondendo a chi gli chiedeva se il Pd sta esplodendo, Pier Luigi Bersani ha detto: “Ma no”. “Certo che sono preoccupato”, ha aggiunto il segretario Pd incalzato dai giornalisti, “ma per l’Italia. È troppo solenne? Vedrete che troveremo una soluzione”. “Adesso riuniremo i grandi elettori e vedrete che si troverà una soluzione”, ha concluso.

“L’apertura, pur tra mille distinguo, di Beppe Grillo a Romano Prodi per il Quirinale è finalmente un segnale che il Movimento 5 Stelle intende entrare nel gioco democratico del Paese e iniziare ad assumersi le responsabilità che inevitabilmente spettano ad una forza che ha il 25% dei consensi. È un’evoluzione che interpella il centrosinistra e merita qualche attenzione”. Queste le parole di Bruno Tabacci, leader del Centro Democratico, in una nota. Poco prima dell’inizio della seconda votazione, Roberto Fico del Movimento 5 Stelle aveva chiarito che il nome di Prodi potrà essere votato “solo se tutti i candidati M5S prima di lui nella rosa dovessero rinunciare”. “Faccio un appello a Vendola e a Sel affinchè votino Rodotà fino all’ultimo – ha poi aggiunto – perchè se cambiassero non sarebbero seri e si metterebbero insieme a chi vuole solo perpetuare questo sistema che, invece, noi vogliamo cambiare”.

Il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, riunirà domani pomeriggio i grandi elettori del partito per stabilire la linea da seguire nell’elezione del capo dello Stato. Secondo quanto si apprende, sembra che la riunione si svolgerà tra il terzo e il quarto scrutinio. Intanto il renziano Paolo Gentiloni ha fatto sapere di aver votato l’ex sindaco di Torino, Sergio Chiamparino: “Ci sembrava il segnale di una personalità molto stimata e a cui ricorrere, anche se è chiaro che non siamo noi a fare il presidente della repubblica. Ora vorremo che il Pd prendesse atto di questa sconfitta, che ha segnato strappi, tensioni e potenziali dissensi anche difficili da ricucire, e che prendesse atto che quest’operazione è finita male. Mi aspetto che il Pd convochi, faccia una telefonata e corregga il tiro”.

Mentre nell’Aula di Montecitorio è in corso il secondo scrutinio per eleggere il prossimo presidente della Repubblica, all’esterno i militanti del Partito Democratico continuano a protestare. Dopo le vivaci contestazioni viste nella serata di ieri davanti al teatro Capranica di Roma, gli iscritti al Pd sono tornati in piazza per chiedere al centrosinistra di sostenere Stefano Rodotà, il candidato proposto dal Movimento Cinque Stelle, e non Franco Marini. Qualche militante si è anche spinto oltre, scegliendo di dar fuoco con un accendino alla propria tessera del partito, mentre altri si sono limitati a strapparla (clicca qui per vedere il video della protesta).

“Il Pd comunica di votare scheda bianca alla seconda e alla terza votazione. Ne prendiamo atto e invitiamo tutti a impegnare questo tempo per individuare la soluzione più idonea per eleggere il capo dello Stato alla quarta votazione”. A dirlo è il segretario del Pdl, Angelino Alfano, mentre Silvio Berlusconi ha confermato che non prenderà parte alla seconda votazione. Il Cavaliere si sta dirigendo a Udine per una iniziativa elettorale in vista delle elezioni di domenica. “Ora più che mai siamo in campagna elettorale”, avrebbe detto ad alcuni parlamentari.

E’ iniziata alla Camera la seconda votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica, in cui (come nella prima operazione) è richiesta la maggioranza dei due terzi dell’Assemblea. Nel primo scrutinio Franco Marini non ha raggiunto il quorum, fermandosi ad appena 521 voti. “Nessuno ha spiegato a Bersani che l’Italia è cambiata, che non vuole più accordi sottobanco con lo psiconano. La guerra è finita, arrendetevi. Liberateci per sempre dalla vostra presenza”, ha detto Beppe Grillo. “Noi andiamo avanti con Rodotà”, ha invece confermato Roberto Fico del Movimento 5 Stelle, annunciando che il nome di Romano Prodi potrà essere votato “solo se tutti i candidati M5S prima di lui nella rosa dovessero rinunciare”. Fico poi aggiunge: “Faccio un appello a Vendola e a Sel affinché votino Rodotà fino all’ultimo, perché se cambiassero non sarebbero seri e si metterebbero insieme a chi vuole solo perpetuare questo sistema che, invece, noi vogliamo cambiare”.

Pd e Pdl, grande sconfitti dopo il primo scrutinio, stanno pensando di votare scheda bianca al secondo, che comincerà verso le 15 e 30. Non è ancora stata data indicazione ufficiale, ma sarebbe il tentativo di arrivare così alla quarta votazione, dove il quorum richiesto sarà molto più basso, senza che possa vincere Rodotà ed eleggere invece Franco Marino. Ecco intanto i risultati definitivi del primo voto. Franco Marini 521 voti; Stefano Rodotà 243; Sergio Chiamparino 41; Romano Prodi 14; Emma Bonino 12; Massimo D’Alema 12; Giorgio Napolitano 10; Anna Finocchiaro 7; Franco Marino 2; Annamaria cancellieri 2: Schede nulle: 15. Schede bianche 104. Hanno votato in 1002, la maggioranza richiesta era di 672 voti. 

Franco Marini non ha raggiunto il quorum per l’elezione del presidente della Repubblica. A scrutinio ancora in corso i voti non indirizzati all’ex presidente del Senato hanno superato quota 335. Matematicamente, quindi, Marini non può più raggiungere la maggioranza dei due terzi, pari a 672 voti su 1007. Ricordiamo che durante i primi tre scrutini sarà necessaria la maggioranza di due terzi, pari a 672 voti, mentre dal quarto in poi basterà la maggioranza assoluta, pari a 504 voti. “Scusate non parlo, è una situazione…”. Queste le parole di Silvio Berlusconi che, lasciando la Camera, risponde a chi gli chiede se Franco Marini possa essere eletto al primo turno. Il Cavaliere, interpellato riguardo le effettive speranze di Marini di essere eletto, ha detto: “Passerà”. Intanto, secondo fonti interne al partito, se la candidatura di Marini dovesse attestarsi di oltre 100 voti sotto la quota dei due terzi dei grandi elettori (672), il Pd potrebbe valutare di non ripresentarla.

-Come si prevedeva, Franco Marini al primo scrutinio non ce la fa, non ha raggiunto il quorum necessario dato l’andamento del voto. Sono necessari infatti 672 voti per essere eletti: con 776 voti scrutinati Marini è a quota 399 preferenze contro le 193 di Rodotà. Le schede bianche sono 80. La differenza matematica permette di dire che non ha raggiunto il quorum.

-Scrutinate circa seicento schede, Marini appare lontano dal quorum. E’ a quota 309 voti contro i 146 di Rodotà, sembra essere lontano dal quorum necessario dei due terzi del totale dei voti, cioè 672. Le schede bianche al momento sono 66.

“Stamattina De Mita mi ha fatto una telefonata, mi ha fatto molto piacere – ha detto Franco Marini ai microfoni di Tgcom24 questa mattina, fuori dalla sua abitazione, nella giornata in cui potrebbe esser eletto Presidente della Repubblica. “E’ una battaglia dura e spero si possa fare bene. L’augurio è che il mio partito possa ritrovare una forte unità oggi. Scissione? Ma quale scissione” (clicca qui per vedere il video).

Pierferdinando Casini si è intrattenuto con Silvio Berlusconi a discutere. Secondo quanto lo stesso Casini ha poi detto ad alcuni gironalisti, se non si raggiungesse il risultato vincente dopo la prima elezione, è probabile che centristi e Pdl votino alle successive elezioni scheda bianca. In questo modo si arriverebbe alla quarta elezione, quella in cui non servono più i due terzi dei voti ma il quorum si abbassa e quindi Marini potrebbe imporsi più facilmente. Bruno Tabacci invece ha fatto sapere di aver votato scheda bianca già al primo turno, perché non condivide il metodo con cui è stata imposta la candidatura di Marini, facendola in pratica scegliere a Berlusconi. Sono su posizioni diverse rispetto al resto del centrosinistra, ha detto.

Beppe Grillo sta parlando nel comizio in piazza del Municipio a Grado (clicca qui per seguire la diretta streaming), una delle tappe del suo “Tour de force” con cui sta sostenendo Saverio Galluccio, il candidato portavoce del Movimento 5 Stelle alla presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia. Mentre proseguono le votazioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, l’ex comico genovese ha fatto sapere che “c’è da scegliere tra il presidente degli Italiani, che è Rodotà, e il presidente di Berlusconi, che è Marini”. “Si sono chiusi all’Hotel Capranica di notte Berlusconi e Bersani – ha aggiunto Grillo dal palco allestito a Grado – per decidere il destino di 60 milioni di italiani. E’ una cosa da fantascienza”. “La storia sta mettendo fuori tutti – ha poi continuato – Sono spariti Monti, Fini, Udc, IdV, non ci sono più e ora il Pd si spacca. Magari, così viene fuori una cosa di sinistra”.

Mentre proseguono le operazioni di voto attraverso cui verrà eletto il nuovo presidente della Repubblica, tra le fila del Pdl si ragiona sulla spaccatura emersa nel Pd e sui voti che potranno rivelarsi fondamentali per giungere all’elezione di Franco Marini già al primo scrutinio. Tra i democratici i cosiddetti “giovani turchi” sembrano ormai essere rientrati e, anche se non totalmente d’accordo, si adegueranno alle indicazioni fornite dal gruppo. Lo spazio di manovra resta però molto stretto, tanto che i parlamentari Pdl ipotizzano che i voti di margine per Marini saranno circa “una settantina”. “E’ una battaglia dura e spero che il mio partito ritrovi una forte unità oggi”, ha detto invece il diretto interessato, ex presidente del Senato, ai microfoni del Tgcom24.

Si è conclusa da poco la seconda chiama dei senatori per le elezioni del Presidente della Repubblica. Franco Marini, al momento, è sostenuto da Pdl, Scelta civica, Lega e quasi tutto il Pd, ad eccezione dei renziani che nel corso della prima operazione voteranno scheda bianca. Intanto è intervenuto nel dibattito anche Massimo D’Alema, secondo cui il risultato del “sofferto confronto è stata la convergenza attorno a Marini. Tale scelta è stata discussa e approvata dai nostri gruppi parlamentari. Un partito serio, non solo per la validità in sé della scelta, ma anche per dimostrare la sua affidabilità, non può che comportarsi con coerenza”. Anche Umberto Bossi, dopo qualche indecisione iniziale, ha fatto sapere che darà il proprio voto a Marini. “Lo voterà anche lei?”, chiedono i cronisti all’ex leader leghista. “Io voto quello che la Lega mi dice di votare”.

“In prima battuta i renziani voteranno probabilmente scheda bianca, ci auguriamo che il partito sia in grado di fare una sintesi migliore”. A dirlo è Vittoriano Solazzi (Pd), il quale aggiunge: “Non voterò Marini, persona ottima e degnissima, però credo che non stiamo intercettando la domanda che c’è nel nostro elettorato e nella società”. Su Twitter interviene anche Antonio Di Pietro: “Sul Quirinale il Pd ci ripensi. Sostenga Rodotà e non perda l’occasione per una rivoluzione epocale”.

“La spaccatura è determinata dalla candidatura di Franco Marini, uno nome rispettabile, tuttavia non è la personalità adeguata a interpretare il passaggio drammatico che abbiamo di fronte”. Queste le parole del leader di Sel, Nichi Vendola, a Tgcom24. “C’è diffidenza nella politica e servono segnali di speranza per restituire credibilità al Palazzo. Seguiamo l’esempio dell’elezione di Grasso e Boldrini. Cerchiamo di interpretare la domanda di cambiamento. Chiuderci qua dentro per eleggere un garante del rapporto con i berlusconiani sarebbe un errore”, ha aggiunto. “Il patto di governo Pd Pdl sarebbe il suicidio del Pd e la fine del centrosinistra. Come si fa a dire che la candidatura di Marini unisce se poi spacca il centrosinistra?”.

Sono ufficialmente iniziate le votazioni attraverso cui si arriverà all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Dopo le polemiche, soprattutto interne al Partito Democratico, Scelta Civica ha fatto sapere che voterà Franco Marini fin dalla prima votazione. Alla fine è passata quindi la linea del capogruppo al Senato, Mario Mauro, fortemente sostenuta da Pier Ferdinando Casini. Anche la Lega Nord ha comunicato che voterà l’ex presidente del Senato fin dalla prima operazione di voto. Le decisione è arrivata al termine della riunione della Lega in corso alla Camera, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti.

Stanno cominciando le operazioni di voto alla Camera, dove i 1007 grandi elettori sceglieranno il capo dello Stato. Massima incertezza sui risultati nonostante la candidatura congiunta Pd-Pdl su Franco Marini. Come si sa, molti esponenti del Pd non hanno gradito la scelta. L’esponente Pd Civati poco prima di entrare alal camera lo ha detto chiaramente: se Marini non vince subito al primo scrutino, apriamo pausa di rilessione. L’intenzione come si sa è di appogiare Rodotà, sostenuto dal M5S. Marini invece si è detot fiducioso. Il Sel intanto ha dichiarato di votare per Rodotà

E’ arrivato il giorno delle votazioni per il nuovo presidente della Repubblica (clicca qui per vedere le modalità con cui si elegge il Capo dello Stato). Ci si arriva sullo strascico di polemiche durissime che hanno in pratica spaccato il Pd. La proposta di Bersani infatti di candidare al Colle Franco Marini, se ha trovato il pieno appoggio del Pdl, ha invece diviso il suo stesso partito. I sostenitori di Renzi e i parlamentari di Sel infatti si sono detti assolutamente contrari alla scelta, avrebbero preferito Rodotà, il candidato proposto dal Movimento cinque stelle. E’ dunque probabile che oggi si assisterà a un numero indefinibile di franchi tiratori della stessa sinistra che potrebbero mandare a monte il piano condiviso da Bersani e Berlusconi di eleggere Marini. “Stamattina De Mita mi ha fatto una telefonata, mi ha fatto molto piacere. E’ una battaglia dura e spero si possa fare bene. L’augurio è che il mio partito possa ritrovare una forte unità oggi. Scissione? Ma quale scissione”. Queste le dichiarazioni di Franco Marini rilasciate ai microfoni di Tgcom24 fuori dalla sua abitazione. Il primo scrutinio comincerà alle ore 10 di stamane. I 1007 elettori, tra cui 630 deputati, 319 senatori, 58 delegati delle Regioni (clicca qui per l’elenco completo dei “grandi elettori”) si riuniranno tutti insieme alla camera dei deputati. Ogni scrutinio dura circa quattro o cinque ore. Se non si raggiungerà il risultato della maggioranza con i due terzi dei voti si ripeterà un secondo scrutinio verso le ore 15. Se ancora non si ottenesse nulla domani mattina si terrà un terzo scrutinio: qualora il risultato fosse ancora nulla dalla quarta votazione si procederà con la semplice maggioranza assoluta. Intervenuto su queste colonne, il giornalista e scrittore Fabrizio Rondolino si dice convinto che, “proprio in virtù della sua esperienza politica”, Marini (se eletto) “si orienterebbe, grosso modo, come Napolitano. Ovvero, non consentirebbe a Bersani di andare di fronte alle Camere a chiedere la fiducia senza prima avere la certezza assoluta di ottenerla. Va detto, ovviamente, che se l’indiscrezione è giusta, sarebbe eletto da una maggioranza composta da Pd, Pdl e Scelta civica. La medesima maggioranza che potrebbe sostenere il nuovo governo”. Secondo Piero Sansonetti (clicca qui per leggere l’intervista), invece, quello di Stefano Rodotà (candidato dal M5S) “è un nome molto interessante, una figura di grande esperienza politica, un giurista e una personalità notevole. Il suo difetto fondamentale è che è stato scelto da strane primarie, nel corso delle quali hanno votato online, dunque in maniera molto discutibile, circa 40mila persone. Temo che questa operazione abbia bruciato quello che di per sé era un candidato ragionevole. Proposto in questo modo diventa però quasi un’imposizione di Grillo. Sembra che il leader del Movimento 5 Stelle abbia il potere di decidere la figura più indicata per la presidenza della Repubblica”. Se invece dovesse essere eletto Giuliano Amato, ci ha detto Stefania Craxi (clicca qui per l’intervista), “avrà modo di compiere quei gesti pubblici in grado di ripristinare definitivamente l’onore della memoria di mio padre. Non solo: mi auguro che, se succederà a Napolitano, riesca a dar prova di quella tempra che non ha mai dimostrato di avere”. Infine Calogero Mannino (clicca qui per leggere l’intervista), ci ha spiegato che “ogni elezione del presidente della Repubblica ha una sua storia. Ce ne sono state alcune decisamente controverse e contrastate, altre più condivise e connotate da una generale consapevolezza da parte delle forze in campo. Non è mai successo, tuttavia, che nessuna forza politica fosse in grado di avanzare un’ipotesi senza provocare irrimediabilmente il veto delle altre. In particolare, nessun candidato gradito all’M5S potrà mai andare bene al Pdl e viceversa”.

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