Le persone in grado di eguagliare il suo cursus honorum, a contarle, non raggiungono la decina. E’ stato più volte parlamentare, più volte ministro, e presidente del Consiglio. Professore universitario, già presidente dell’autorità garante per la concorrenza e il mercato, ha attraversato indenne due Repubbliche; tre, se diamo per buono che ci accingiamo a entrare nella terza. Uomo per tutte le stagioni e tutti i partiti, milita da sempre nel centrosinistra ma vanta ottimo rapporti col centrodestra. E con Berlusconi. E vanta pure ottimi rapporti con la politica e il mondo degli affari internazionali. Da tempo, si è ritagliato un ruolo da riserva della Repubblica, assumendo l’incarico di presidente della Treccani. Insomma, le carte per diventare il prossimo presidente della Repubblica sembrano in regola. Niente di tutto ciò, probabilmente, sarebbe mai accaduto se lungo la strada non avesse incontrato Bettino Craxi di cui, all’interno del Psi, fu avversario per poi diventarne consigliere economico e sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Un debito enorme. Che, secondo molti, non è mai stato sanato. Abbiamo parlato di tutto ciò con Stefania Craxi.
Senza Craxi, Amato sarebbe mai esistito?
Diciamo che da sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha avuto modo di seguire passo dopo passo il governo di mio padre, dalla lotta all’inflazione alle misure per lo sviluppo; e, soprattutto, era presente quando l’Italia entrò tra i Grandi della terra. Per lui, fu un’esperienza determinante.
Crede che abbia ripagato il suo debito?
La questione è piuttosto controversa. E’ indubbio che non solo non fu presente ai funerali di mio padre, ad Hammamet, ma neppure gli fece mai visita durante l’esilio. Gli va anche riconosciuto, tuttavia, che ha partecipato a diversi incontri pubblici in cui si parlava di Craxi. In un’occasione, in particolare, ebbe a dire che il Psi non era il partito di Ali Babà e dei 40 ladroni. D’altro canto, lo fosse stato, Amato sarebbe stato il vice-ladrone capo. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che ogni volta che c’era qualche scandalo da gestire in seno al partito, si richiedeva l’intervento di Amato.
E’ tutto ciò è sufficiente per considerare il debito pagato?
Mettiamola così: l’ho rimproverato quando ha taciuto, e gli ho dato atto di aver parlato quanto lo ha fatto. Aggiungo che se diventasse presidente della Repubblica, avrà modo di compiere quei gesti pubblici in grado di ripristinare definitivamente l’onore della memoria di mio padre. Non solo: mi auguro che, se succederà a Napolitano, riesca a dar prova di quella tempra che non ha mai dimostrato di avere.
In quali occasioni gli è più mancata?
Quando rinunciò all’impresa di salvare il Partito socialista nonostante, forse, avrebbe potuto farcela. E quanto rimise nelle mani dell’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro il decreto Conso, che lo bocciò. Il provvedimento, depenalizzando il finanziamento illecito ai partiti (pratica, all’epoca, generalizzata) avrebbe impedito la distruzione sistematica di un intero sistema politico.
Il “Dottor sottile” è così acuto e geniale come lo dipingono?
E’ una persona intelligente, con una grande capacità di lavoro e grande esperienza politica. Forse, se l’età non più giovane lo inducesse a non rincorrere più i gradi del cursus honorum, allora potrebbe essere un buon presidente della Repubblica.
Gli sta rinfacciando una dose eccessiva di ambizione?
Ma no, dico solo che per tutta la vita ha cercato l’ascesa… Per carità, l’ambizione, di per sé, non è un fattore negativo. Soprattutto se coincide con l’ambizione di vedere grande il proprio Paese.
Cosa potrebbe fare Amato da presidente?
Dovrà convincere le forze politiche del fatto che, in questa fase così grave, occorre porre fine una volta per tutte al clima da guerra civile che ha connotato gli ultimi anni, in modo da realizzare alcune riforme prioritarie, a partire da quelle istituzionali.
Questo è ciò che dovrà fare qualsiasi capo dello Stato. Amato, rispetto agli altri papabili, ha qualche carta in più da giocare?
Mah, guardi, io ho manifestato pubblicamente il mio appoggio a D’Alema…
(Paolo Nessi)