In attesa di votare, Pier Luigi Bersani e Angelino Alfano passeggiano nell’Aula di Montecitorio dove sono riuniti i 1007 “grandi elettori” chiamati a nominare il successore di Giorgio Napolitano. I due segretari si incontrano, si salutano, e infine si abbracciano. Il linguaggio dei corpi dice molto, anche in una politica dove il più delle volte contano solo le chiacchiere, ed ecco che il cosiddetto “inciucio” prende forma. In quel gesto, in quei sorrisi, tanti parlamentari e militanti del Partito Democratico hanno visto una condivisione d’intenti che in molti sospettavano, ma che per qualche motivo ha faticato ad emergere fino all’ultimo. Eccoli allora gli amareggiati sostenitori di Bersani assiepati all’esterno mentre, al grido di “vergogna”, bruciano quasi in lacrime le tessere del partito. No all’abbraccio mortale col “caimano”, scrivono sui loro cartelli, “siete dei traditori”. Dopo due scrutini andati a vuoto, adesso il Pd chiede uno slittamento di qualche ora della quarta votazione, quella decisiva, prevista nella pomeriggio di oggi. In attesa di scoprire quale consiglio ha portato con sé questa notte (di lunghi coltelli, teme qualcuno) appena trascorsa, abbiamo fatto il punto della situazione con Furio Colombo.



Come giudica quanto fatto dal Pd nella giornata di ieri?

Il mio giudizio è assolutamente negativo. E’ stato commesso un clamoroso errore di metodo, talmente grave che non è neanche più necessario chiedersi se Franco Marini sia il candidato adatto per la presidenza della Repubblica. Francamente il problema non me lo pongo più: stimo molto Marini, quindi non ha senso parlar male di lui, ma ha decisamente senso criticare duramente un Partito Democratico che, insieme al suo segretario, ha fatto quanto di peggio ci si potesse immaginare.



A cosa si riferisce?

Lo sbaglio è imperdonabile. Pier Luigi Bersani è il capo del partito che ha ottenuto i maggiori voti e che quindi ha la responsabilità di effettuare una prima indicazione su chi dovrebbe essere il Capo dello Stato. Però, invece che indicarlo al Parlamento, il segretario del Pd lo ha indicato al leader dell’opposizione che risponde al nome di Silvio Berlusconi.

Che significato ha tutto questo?

Significa semplicemente negare l’intera campagna elettorale e tutte le dichiarazioni rilasciate fino a ieri, eppure Bersani sembra non accorgersi che in questo modo ha già creato una frattura gravissima, probabilmente irreversibile, con il proprio popolo. Prima si è spaccato il partito, unito però da un interesse comune, ma adesso non so se una divisione così brutale nell’elettorato potrà mai essere riparata. Se Bersani lascia a Berlusconi la possibilità di scegliere il prossimo presidente della Repubblica, allora che differenza c’è tra un voto dato al Pdl e uno dato al Pd?



Parliamo invece di Renzi, schieratosi fin dal primo momento contro Marini…

Matteo Renzi è un vero enigma. Non c’è dubbio che sia agile e rapido nel capire la situazione che si sta andando a delineare, in questo caso rifiutando fin da subito e con decisione la candidatura di Marini. Una posizione certamente lungimirante che gli gioverà molto, visto che adesso il sindaco di Firenze appare agli occhi dell’opinione pubblica come un “veggente” che sapeva in anticipo quello che sarebbe accaduto.

Dov’è allora l’enigma di cui parlava?

L’enigma ce lo ritroviamo quando vediamo Renzi dirsi favorevole a un governo di larghe intese, cosa che francamente mi lascia alquanto basito. A stupire è in particolare l’assenza di un progetto e la presunta incapacità di capire che un elettore, nel momento in cui viene a sapere dell’inciucio, probabilmente nell’urna cambierà idea. Come mai un giovane come Renzi, intenzionato a diventare il leader del Pd, dovrebbe portare il partito diritto tra le mani di Alfano e Berlusconi? Non ho una risposta a questa domanda, quindi nei suoi confronti provo contemporaneamente ammirazione e sospetto.

 

Anche lei crede che la candidatura di Marini sia ormai “morta”?

Credo proprio che la candidatura di Marini sia ormai da considerarsi conclusa, e francamente lo spero. Non credo sia giusto sottoporlo a un altro giro di votazioni in una situazione ovviamente infelice.

 

Cosa farà allora il Pd?

Se l’intera operazione verrà condotta con lo stesso metodo, vale a dire con l’intenzione di andare ai piedi di Berlusconi per permettergli di scegliere liberamente il prossimo presidente della Repubblica, allora qualunque nome proposto dal Pd sarà immediatamente “bruciato” e qualunque persona verrà umiliata.

 

Com’è possibile cambiare questo metodo?

Esistono persone di grande valore che possono essere indicate per cambiare il gioco e il Pd è perfettamente in condizione di farlo. L’importante è che non si torni dal signore di Arcore, una scelta inammissibile per il sottoscritto e per tutto il popolo del Pd. In politica la parola “condivisione” non esiste. Esiste l’unità nazionale, quella che il presidente della Repubblica è chiamato a rappresentare. E’ per questo che il nome di Marini non doveva essere neanche offerto.

 

Cosa pensa invece della richiesta avanzata dal Pd di far slittare di qualche ora la quarta votazione?

Credo e spero che il Pd stia prendendo tempo proprio per tentare di cambiare questo metodo di cui parlavo, con l’obiettivo di arrivare finalmente a proporre con dignità un nome nuovo. Se il vero motivo non è questo, allora non prevedo niente di buono.

 

(Claudio Perlini)