Giorgio Napolitano è stato rieletto Presidente della Repubblica dal Parlamento riunito in seduta comune con la partecipazione dei delegati regionali. Al sesto scrutinio il Presidente Napolitano ha ottenuto 738 voti. “Auspico fortemente che tutti sappiano onorare i loro doveri concorrendo nel rafforzamento delle istituzioni repubblicane”, ha detto il Capo dello Stato dopo aver ricevuto la notifica ufficiale della avvenuta rielezione. “Tutti guardino come ho fatto io alla situazione difficile del Paese, ai suoi problemi, alla sua immagine e al suo ruolo nel mondo”, ha aggiunto, sottolineando che “lunedì avrò modo di dire i termini entro i quali ho accolto in assoluta limpidezza l’appello rivoltomi” per un secondo mandato presidenziale. Sempre lunedì, ha aggiunto, “preciserò anche come intendo attenermi all’esercizio delle mie funzioni istituzionali”. Nel primo pomeriggio, invece, dopo aver ricevuto, su loro richiesta, i rappresentanti del Partito Democratico, del Popolo della Libertà, della Lega Nord e successivamente anche Mario Monti a nome dei gruppi parlamentari di Scelta Civica, Napolitano aveva dichiarato che “nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta. Naturalmente nei colloqui di questa mattina, non si è discusso di argomenti estranei al tema dell’elezione del Presidente della Repubblica. Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un’assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità”.
Giorgio Napolitano ha superato la soglia dei 504. E’ lui il nuovo Presidente della Repubblica.
Il candidato del Movimento 5 Stelle Stefano Rodotà prende le distanze da Beppe Grillo e dal M5S senza nominarli e ritirando la sua candidatura: ‘Le decisioni parlamentari si muovono nell’ambito della legalità democratica’ ha dichiarato leggendo una nota e rifiutandosi di rispondere a qualsiasi altra domanda.
Conclusa anche la sesta operazione di voto nell’Aula della Camera, è iniziato lo spoglio delle schede. Gran parte delle forze politiche hanno scelto di convergere su Giorgio Napolitano che, se rieletto, sarebbe il primo presidente ad ottenere il secondo mandato. L’attuale Capo dello Stato sta già raccogliendo molti voti (attualmente 105 su 132 schede). Beppe Grillo, intanto, ha annunciato alle 19.30 una grande manifestazione di protesta davanti a Montecitorio: “Dobbiamo essere milioni”, ha detto il leade rdel Movimento Cinque Stelle.
“In una fase di crisi come quella attuale, in cui il Pd ha già ‘bruciato’ diverse personalità, un’eventuale conferma di Giorgio Napolitano ci darebbe la possibilità di avere una continuità istituzionale in un momento estremamente complesso per il Paese”. A dirlo a IlSussidiario.net è il senatore del Pdl Augusto Minzolini, il quale si dice convinto che dal braccio di ferro sull’elezione del Capo dello Stato “il Pdl ne esce sicuramente bene. Adesso aspettiamo il voto, ma non credo che si possa arrivare a bruciare un nome come quello di Napolitano”. Riguardo il prossimo esecutivo, invece, Minzolini spiega che “per fare un governo ci vuole innanzitutto un programma serio, soprattutto in un momento così difficile per il Paese, quindi aspettiamo l’esito della sesta votazione e andiamo avanti un passo alla volta. L’elezione di Napolitano è probabilmente la soluzione migliore e mi trova completamente d’accordo, mentre successivamente bisognerà valutare ogni ipotesi di governo con estrema attenzione, convinzione e con un programma che possa rispecchiare quanto promesso agli elettori”. Infine, riguardo un possibile nome alla guida dell’esecutivo, “ho molti dubbi sul fatto che in questo momento sia possibile mettere insieme le varie forze politiche: lo spero vivamente, ma non sarà facile, quindi per il momento preferisco non addentrarmi in ulteriori ipotesi di governo”.
“Ci sono momenti decisivi nella storia di una Nazione. Oggi, 20 aprile 2013, è uno di quelli. E’ in atto un colpo di Stato. Pur di impedire un cambiamento sono disposti a tutto. Sono disperati. Hanno deciso di mantenere Napolitano al Quirinale”. Beppe Grillo torna all’attacco scrivendo sul suo blog, dopo aver annunciato che alle 19.30 sarà in piazza Montecitorio, davanti alla Camera. Il leader M5S lo ha fatto sapere via Twitter: Grillo “è diretto a Roma. Vi aspettiamo in piazza Montecitorio per riprenderci il maltolto! Ore 19.30”. “Quattro persone, Napolitano, Bersani, Berlusconi e Monti – scrive ancora Grillo – si sono incontrate in un salotto e hanno deciso di mantenere Napolitano al Quirinale, di nominare Amato presidente del Consiglio, di applicare come programma di Governo il documento dei dieci saggi di area pdl/pd che tra i suoi punti ha la mordacchia alla magistratura e il mantenimento del finanziamento pubblico ai partiti”.
“Rispetto per Napolitano, ma Fratelli d’Italia, con coerenza, non aderisce a un percorso che porterà presto a un governo di inciucio”. Ad annunciarlo su Twitter è Giorgia Meloni, nonostante Pdl e Lega abbiano deciso di dare il proprio voto all’attuale Capo dello Stato. Contrario al secondo mandato anche il Movimento 5 Stelle: “Voci di palazzo accreditano Napolitano eletto al sesto scrutinio e Giuliano Amato presidente del Consiglio. I partiti hanno suonato il de profundis del paese”, scrive su Facebook la capogruppo alla Camera M5S, Roberta Lombardi. “Napolitano bis? Ottimo per un paese che non sa e non vuole scegliere”, aggiunge.
“Difficile non cogliere che Silvio Berlusconi è il vero vincitore di questa partita. Esce fuori forte l’ipotesi di un governo di larghe intese che noi contrasteremo perché sarà una sciagura per il Paese”. Queste le parole di Nichi Vendola in conferenza stampa dove ha confermato che Sel darà il proprio voto per il Colle a Stefano Rodotà. “Noi siamo ontologicamente all’opposizione” di un governissimo che potrebbe nascere dopo l’eventuale elezione di Napolitano , ha aggiunto il leader di Sel, secondo cui “sta vincendo l’ipotesi restauratrice rispetto a quella riformista”. Intanto i grandi elettori di Sinistra e libertà (45 voti) hanno deciso di non convergere su Giorgio Napolitano e confermare il loro voto a Stefano Rodotà: “Non è una scelta contro il nome del presidente, ma contro un metodo che porterà al governissimo, che per noi è inaccettabile”, hanno spiegato.
Dopo aver accettato la candidatura per un secondo mandato al Quirinale, Giorgio Napolitano potrebbe adesso contare su 795 voti potenziali sui 1007 totali. Tra i grandi elettori è già certo che non voteranno l’attuale Capo dello Stato i 163 del Movimento Cinque Stelle, i 45 di Sel, i due senatori a vita Giulio Andreotti e Carlo Azeglio Ciampi (i quali non partecipano alle votazioni per ragioni di salute) e i due presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, i quali invece per prassi non esprimono alcuna preferenza. Al momento Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi non hanno ancora fatto il loro ingresso nell’Aula della Camera dove è in corso il sesto scrutinio, ma è probabile che si facciano vedere alla seconda chiama.
Ha preso il via in questi minuti il sesto scrutinio nell’Aula della Camera, quello che potrebbe anche concludersi con l’elezione di Giorgio Napolitano. L’assemblea dei grandi elettori del Pd ha votato a favore del nuovo mandato per l’attuale Capo dello Stato (un solo voto contrario, quello di Corradino Mineo, e 4 astenuti). “Per il Pd la proposta di una
rielezione di Giorgio Napolitano è vincolante”, ha spiegato Bersani. Anche il Pdl voterà al sesto scrutinio Napolitano, mentre l’assemblea dei grandi elettori di Sel ha confermato il proprio voto a Stefano Rodotà.
In attesa della sesta votazione per l’elezione del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano ha accettato la candidatura per un secondo mandato al Quirinale. “Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l’elezione del nuovo Capo dello Stato – si legge in una nota del Quirinale – ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta. Naturalmente, nei colloqui di questa mattina, non si è discusso di argomenti estranei al tema dell’elezione del Presidente della Repubblica. Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un’assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità”. Napolitano, inoltre, è il primo presidente ad accettare la rielezione, quindi oggi potrebbe anche diventare il primo presidente della Repubblica rieletto per la seconda volta. Intanto l’assemblea dei grandi elettori del Pd ha votato a favore del nuovo mandato (sono stati registrati però anche un voto contrario e quattro astenuti).
Napolitano ha sciolto la riserva: ha accettato di candidarsi al secondo mandato presidenziale. Il capo dello Stato uscente ha dunque detto di sì alle richieste arrivate da Pd e Pdl che stamane lo avevano incontrato proprio per cercare di convincerlo: “Consapevole della situazione, ritengo di dover offrire la disponibilità richiesta. Non si è parlato di governo” ha detto Napolitano. Oggi pomeriggio alle 15 il sesto scrutinio che dovrebbe finalmente eleggere il Presidente della Repubblica.
Terminato il quinto scrutinio ancora una volta senza alcun quorum. Stefano Rodotà si infatti fermato come ieri a 210 voti. Le schede bianche invece sono state 445, quelle del Pd più Scelta civica. Il Pdl invece aveva annunciato di non partecipare al voto. Hanno votato 740 elettori sui 1007 aventi diritto, le schede nulle sono state 17. Dopo Rodotà si è posizionato Giorgio Napolitano con 20 voti e dopo di lui Rosario Monteleone (grande elettore della Liguria) con 15. A seguire Emma Bonino con 9 voti, Claudio Zinna con 4, Anna Maria Cancellieri con 3, Franco Marini con 2, Massimo D’Alema anche con due voti e poi diversi voti sparsi singoli.
Non si è ancora concluso lo spoglio delle schede del quinto scrutinio ma si può già stabilire che Stefano Rodotà non ha raggiunto il quorum necessario. La somma dei voti da lui ottenuti e quello delle schede bianche o di voti dati ad altri candidati infatti non permette di raggiungere i 504 voti necessari. Si rimanda tutto al sesto scrutinio. Giorgio Napolitano ha fatto sapere che dirà se accetta o no il mandato entro le 13 e 30.
In corso lo spoglio del quinto scrutinio, di cui si sa già come finirà dato le schede bianche del Pd e l’astensione del voto del Pdl. Al momento le schede bianche sono 140 mentre i voti per Rodotà sono 70. Ha preso un voto anche il cantautore Francesco De Gregori. Intanto si susseguono i rumors: secondo indiscrezioni Napolitano avrebbe accettato e potrebbe essere eletto nel poemriggio. A capo del governo andrebbe invece Amato.
Responsabili del Pd hanno avuto un incontro con quelli della Lega Nord per sondare la disponibilità di questi ultimi a votare per un Napolitano bis. La risposta avuta è stata affermativa. Si delinea così concretamente una convergenza Pd-Pdl e Lega su questa ipotesi che Giorgio Napolitano sta seriamente valutando. Del tutto in disaccordo è invece Nichi Vendola che ha chiesto al Pd di evitare di trascinare Napolitano “nel marasma” in cui si trovano le forze politiche. Per il leader di Sel l’unica ipotesi reale è votare Rodotà, come i suoi parlamentari faranno. Non votarlo, ha detto ancora, sarebbe un suicidio perfetto del Pd.
L’ipotesi di un Napolitano bis potrebbe diventare realtà. I leader dei tre maggiori schieramenti, Bersani, Berlusconi e Monti hanno infatti incontrato Giorgio Napolitano. Il Pd ha chiesto ufficialmente al capo dello stato di considerare la possibilità di un secondo mandato, vista l’impossibilità di trovare una soluzione allo stallo parlamentare. Secondo indiscrezioni attendibili, Napolitano avrebbe chiesto a Pd e Pdl di trovare una convergenza su questi due nomi: o Anna Maria Cancellieri o Giuliano Amato. In caso il tentativo fallisse, avrebbe dato il suo ok a un secondo mandato.
Il Pd ha chiesto ufficialmente a Giorgio Napolitano la disponibilità per un nuovo mandato presidenziale. Dopo Bersani, che ha incontrato per primo il capo dello Stato, sono saliti al Colle anche Berlusconi e Mario Monti. Sembra dunque che si vada verso la possibilità di un Napolitano bis. Il Quirinale ha fatto sapere che sta vagliando ogni ipotesi possibile, inclusa dunque anche quella di un nuovo mandato.
Conferenza stampa di Mario Monti che ribadisce la proposta di condivisioni a Pd e Pdl di votare per Anna Maria Cancellieri: “ha la possibilità di diventare la candidata istituzionale di tutti”. Offre garanzie di imparzialità, tutte le forze politiche dovrebbero considerare la sua candidatura, ha aggiunto. Alle 12 Monti incontrerà Bersani sicuramente per sentire il suo parere sulla proposta: ha precisato Monti che si tratta appunto di Una proposta e non del candidato di Scelta civica. Bersani intanto è salito al Colle per incontrare il capo dello Stato, non si sa quale sia il contenuto dell’incontro. Alfano fa invece sapere che il Pdl non partecipa al quinto scrutinio in corso in attesa di sapere sei ci possa essere un candidato condiviso.
Fra poco Mario Monti terrà una conferenza stampa. Al centro dell’incontro la spiegazione di cosa farà Scelta Civica in questo quinto scrutinio cominciato da poco: voteranno anche loro come il Pd scheda bianca. Il motivo della scelta è stato già anticipato: cercare di rasserenare il clima elettorale decisamente oscurato dopo il risultato dell’ultimo scrutinio e la drammatica crisi interna del Pd. Ieri sera Monti aveva incontrato Berlusconi, oggi dovrebbe vedersi anche con Bersani. La proposta di Scelta civica, ormai valida per il prossimo e sesto scrutinio, è quella di convergere tutti su Anna Maria Cancellieri come candidato al Colle.
“Uno su quattro ha tradito”: così Pierluigi Bersani accusa il suo partito, anzi ex partito visto che ormai le sue dimissioni sono cosa ufficiale anche se aspetterà l’elezione del capo dello Stato per lasciare, di aver fatto fallire l’elezione di Romano Prodi. “Per me è troppo. Consegno all’assemblea le mie dimissioni. Operative da un minuto dopo l’elezioni del Presidente della Repubblica” ha detto ieri notte Bersani. Giornata drammatica, shock, per il Pd, che adesso rischia di scomparire: dimissioni di Bersani e dimissioni del presidente Rosy Bindi. Tutto questo dopo che ieri alla quarta votazione, che lo stesso Bersani e la Bindi consideravano affare facile, ha visto ben cento elettori del Pd “impallinare” il proprio candidato, quel Romano Prodi che ieri mattina veniva invece votato tra gli applausi all’unanimità come seconda scelta dopo il precedente fallimento con Franco Marini. Esulta ovviamente Beppe Grillo che con la linea intransigente del voto a Rodotà ottiene la sua vittoria forse più clamorosa: mandare a casa il suo grande oppositore Bersani e ridurre a pezzi il Pd. A questo punto la situazione dal punto di vista dell’elezione del presidente della Repubblica è caos: Scelta civica lancia una scelta da condividere con Pdl e Pd, Anna Maria Cancellieri. Se il Pdl si dice possibilista, il Pd non ha ancora fatto sapere nulla. Si parla di una terza nomination pidiellina, Massimo D’Alema, oppure di una convergenza Movimento cinque stelle-Pd su Rodotà. Al momento si sa solo che il Pd voterà stamattina alla quinta votazione scheda bianca. Probabile lo faccia anche il Pdl se non ci si chiarirà prima del voto previsto per le 10. Una giornata insomma quella di ieri che rischia di cambiare l’Italia di sinistra per sempre: ci si domanda se dopo queste elezioni per il Quirinale esisterà ancora un Partito democratico. Andando a rivedere i risultati del voto di ieri, Romano Prodi si è fermato a quota 395 voti, ce ne volevano 504 per eleggerlo. Rodotà è arrivato a quota 213, cinquanta voti i più di quanti sono i parlamentari del M5S il che significa 50 voti di elettori del Pd. Clamorosa poi l’accusa di Nichi Vendola che ha fatto votare i suoi con un codice segreto (R. Prodi) per riconoscere i loro voti e non poter essere accusato di tradimento: hanno tradito quelli del Pd, ha detto. Una ulteriore spaccatura a sinistra.
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