L’ultimo sabato di “Che tempo che fa”, programma che Fabio Fazio conduce per RaiTre da dieci anni, è andato in onda dopo una giornata politica decisamente burrascosa, che ha visto – tra le polemiche grilline –  la rielezione di Giorgio Napolitano, alla non più verdissima età di 87 anni, alla carica del Presidente della Repubblica. I fatti che hanno portato al Napolitano-bis e lo scompiglio all’interno dei partiti, in particolare del PD, sono il fil rouge della puntata del 20 aprile, durante la quale vengono trasmesse in diretta importanti novità. Dopo un pomeriggio decisamente “caldo”, nel quale Beppe Grillo, leader del MoVimento 5 Stelle che sosteneva la candidatura al Colle di Stefano Rodotà, gridava al “golpe” a causa dell’intesa tra gli altri partiti di votare nuovamente Napolitano e incitava a manifestare davanti a Montecitorio, a “Che tempo che fa” arriva la news che il comizio grillino è sospeso. Il comico genovese – forse dopo le parole dello stesso Rodotà che si mostrava contrario a qualsiasi tipo di manifestazione – invita i suoi alla calma e disdice l’appuntamento di protesta. Per commentare dal vivo tutti gli avvenimenti che stanno scuotendo la politica del nostro Paese, Fazio si assicura un ospite di tutto rispetto, Ferruccio De Bortoli – nientemeno che il direttore del “Corriere della Sera”. De Bortoli dà il via al suo discorso sottolineando, in modo piuttosto lucido, che la rielezione di Napolitano sia la soluzione migliore nella situazione peggiore. La sensazione adesso è che finalmente si farà un governo: lo stesso Napolitano, a colloquio telefonico con De Bortoli, ha auspicato che il suo gesto induca la responsabilità dei partiti. Quando si tocca lo scottante “argomento Grillo”, il direttore non ci pensa su due volte a dire ciò che pensa: benché il M5S sia sicuramente il vincitore delle politiche, deve comunque avere rispetto per le istituzioni e l’accortezza di non esasperare gli animi – il riferimento è sempre alle parole di Grillo riguardo all’accordo di Pd e Pdl su Napolitano. Il M5S è la strigliata degli italiani ai partiti tradizionali, ma non per questo può sentirsi al di sopra di tutto e tutti coloro che sono stati egualmente legittimati dagli elettori. Se Rodotà è stato reputato un candidato inaccettabile è proprio perché nelle fasi antecedenti il partito di Grillo non ha accettato alcuna trattativa. Il giungere in studio della notizia delle dimissioni dell’intera segreteria del PD sposta il discorso sul partito di Bersani. In un partito normale – afferma De Bortoli – la minoranza accetta le decisioni della maggioranza. Gli avvenimenti di questi giorni dimostrano invece che il PD è un amalgama mal riuscito, un luogo dove ancora si consumano meccanismi del secolo scorso. Il giornalista riserva parole dure anche al Governatore della Puglia Nichi Vendola (“Che accordo è quello fatto saltare alla prima prova importante?”) e al Sindaco di Firenze Matteo Renzi (“È un personaggio di grande vitalità con una grande arroganza”). Il dibattito si chiude sul ruolo dei social network nel dibattito politico. L’idea del direttore del “Corriere” è che, seppure siano utili, non bisogna esagerare. Nelle vicende di oggi si sono fatti sentire ma un’elezione non è un concorso di bellezza: il ruolo di Capo dello Stato richiede preparazione e capacità di governo. I social network, e in special modo Twitter, semplificano la realtà, e rischiamo di non essere più pronti ad affrontare le complessità.



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