Nella giornata di ieri le parole e i gesti di Grillo hanno confermato la natura del suo progetto. I contenuti del suo movimento sono disarmanti. L’idea più forte, espressa nello slogan “Tutti a casa!”, denota una posizione puramente distruttiva, che sequestra il giusto desiderio di cambiamento di molte persone con parole d’ordine confuse, infondate, banali. Ieri Grillo si è detto francescano. Anzi, ha detto che papa Francesco è grillino. Ha parlato di golpe, poi di golpettino. Secondo lui 700 su 1000 non sono maggioranza. Ha scherzato su alcune cose e parlato seriamente, anche un po’ minacciosamente, su altre. Ha sostenuto che un distributore di benzina gli abbia regalato mezzo pieno, in cambio di un prosciutto. Nessuno ha riso, doveva essere una delle parti serie. Dietro di lui c’erano i suoi eletti, che non sembrano esperti.



Nel metodo d’azione il movimento è ancora peggio. L’idea di democrazia diretta è pericolosa. Nel nostro caso c’è l’aggravante della mitizzazione del web. Il Movimento 5 stelle è cresciuto così rapidamente perché ha pescato in quella fetta di popolazione che non frequenta più i media tradizionali (televisione e grande stampa), nei quali si dispiega tutta la potenza mediatica e persuasiva dei gruppi storici del centrodestra e della sinistra. Impermeabile alla tv, il popolo grillino si alimenta dei nuovi media, senza considerare però che questi sono assai più ambigui e pericolosi dei vecchi.



Come funziona un talk show televisivo lo sappiamo, ne conosciamo le tecniche. Ma non sappiamo bene chi governi i flussi della comunicazione della rete. Non conosciamo davvero i meccanismi del web, anche quelli tecnici, che pure usiamo correntemente. Si dice che internet sia incontrollabile e perciò libero. Ma la sua incontrollabilità può significare anche impossibilità di verifica. Del resto chi ha in mano le cosiddette “quirinarie”? E si può dire che cento, duecento anche mille mail di protesta significhino un reale orientamento della gente? Il movimento si attribuisce, un po’ come i vecchi leninisti, l’autentica interpretazione della volontà di cambiamento. Ma se è indubbio che il movimento abbia preso molti voti e sappia riempire le piazze, non ha comunque la maggioranza (neanche i leninisti l’avevano). Inoltre, pur senza togliere valore oggettivo ai numeri, andrebbe considerata la qualità del consenso ottenuto.



Come abbiamo già notato, c’è troppa fretta in quello che sta succedendo. La precipitazione degli eventi è sempre sinistra (nel senso di negativa). È un fenomeno che riguarda tutti: gruppi e personalità della politica italiana sembrano emergere e dissolversi con una velocità nuova. In un arco di tempo brevissimo abbiamo visto scomparire Fini, comparire Crimi, sfaldarsi il Pd e risorgere Berlusconi (ognuno valuti).

Il rischio è che per fare in fretta si faccia male. Il movimento di Grillo è il principale fattore attivo e passivo di questo accelerarsi dei processi politici. Ora, dobbiamo riflettere su questa velocità. Essa è tipica di questa nostra cultura del nulla, dove tutto e il contrario di tutto è immediatamente possibile. Nel vuoto ogni idea si ribalta facilmente. L’attrito che manca è quello della ragione, che fa capire, ma ci mette tanto a farlo. Il falso è più veloce del vero. Il verosimile poi è più veloce ancora. Invece, la ricerca della verità richiede pazienza e lavoro, come nelle vecchie radio a valvole, dove dovevi andare di fino con la manopola per trovare la sintonia giusta. Altro che I-pad.

Ma poiché, non tutti hanno tempo e doti per tale lavoro, c’è un altro strumento velocissimo, che fa capire all’istante se ci sia puzza di inganno o profumo di vero: occhi aperti e mano sul cuore, dove risiede il tesoro della propria esperienza, tutta intera. Criterio infallibile, anche nel più caotico precipitare degli eventi, nel quale speriamo davvero di non scivolare.