“E’ una responsabilità che sento forte sulle mie spalle. E se posso permettermi, la sento più forte e pesante della mia capacità di reggerla”. Con queste parole il vicesegretario del Partito democratico, Enrico Letta, ha spiegato di avere accettato con riserva l’incarico di formare un nuovo governo ricevuto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. “Mi metto con grande determinazione al lavoro – ha aggiunto – perché penso che il Paese abbia bisogno di risposte. Gli italiani non ne possono più di giochi e giochetti della politica, vogliono risposte, io mi metto davanti a loro con grande umiltà e senso dei miei limiti con una responsabilità che mi onora”. Gli impegni che il nuovo esecutivo dovrà affrontare sono ormai chiari: “Da questa vicenda”, ha detto Letta, dovrà venir fuori “una politica italiana diversa con riforme istituzionali per ridurre il numero dei parlamentari, cambiare il bicameralismo e una nuova legge elettorale”.
Per commentare quello che Letta ha già definito “un governo di servizio al Paese” abbiamo contattato Maurizio Sacconi, senatore Pdl ed ex ministro del Lavoro, secondo cui l’esecutivo che a breve verrà formato dovrà necessariamente essere “rappresentativo delle forze politiche che lo sostengono e determinato ad attuare un programma di interventi urgenti per l’economia e un percorso di riforme istituzionali, quindi l’esatto opposto di un governo a termine”. Il governo guidato da Letta, infatti, dovrà avere l’ambizione “di accompagnare la società italiana verso la crescita, creando le condizioni di contesto affinché si possa determinare una diffusa propensione a generare lavoro e occupazione”.
Nessun gioco di veti, quindi, ma una squadra composta “da persone competenti e allo stesso tempo rappresentative dei partiti”, spiega Sacconi, “tali da esprimere le convinzioni dei partiti mobilitandoli per il bene comune. Mi auguro quindi che possa esserci una richiesta reciproca della più intensa rappresentatività”.



Il senatore del Pdl, smentendo l’ipotesi che sia stato Silvio Berlusconi a porre il veto sul nome di Matteo Renzi alla presidenza del Consiglio, sottolinea che da parte del Pdl “era stata data ampia disponibilità su persone che fossero politicamente autorevoli, e il nome di Enrico Letta rientrava tra questi. Come dicevo, però, un governo forte deve poter disporre di un programma condiviso in cui non vi siano punti capaci di generare attrito tra le varie forze politiche. Ciò di cui abbiamo bisogno sono invece punti di programma sui quali produrre consenso, anche perché dovranno essere prese decisioni molto importanti sin dal primo Consiglio dei ministri”. Riguardo alla durata del prossimo esecutivo, conclude Sacconi, questa “dovrà essere commisurata alla sua utilità per il Paese. Dobbiamo quindi augurarci che questo governo sia quanto più a lungo utile al Paese”.



(Claudio Perlini)

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