Ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo dal presidente della Repubblica, il vicesegretario del Partito Democratico Enrico Letta è chiamato adesso a nominare la squadra che andrà a comporre l’esecutivo. Si prevedono pochi ministeri, una dozzina, attraverso cui operare le riforme più urgenti delineate all’interno del documento stilato dai “saggi” nominati da Napolitano. Il toto-ministri prende il via dalla vicepresidenza del Consiglio, ruolo che potrebbe essere ricoperto da Angelino Alfano, Mario Mauro o Renato Schifani. Tra i “saggi”, il presidente dell’Istat Enrico Giovannini sembra essere destinato al ministero della Funzione pubblica, mentre quello dello Sviluppo potrebbe essere affidato a Giovanni Pitruzzella, garante Antitrust, oppure a Giampaolo Galli del Pd. Il nome più gettonato per l’Economia, almeno fino a qualche ora fa, è quello di Fabrizio Saccomanni, direttore generale di Bankitalia, accostato a quello del “saggio” Salvatore Rossi, sempre da via Nazionale. Luciano Violante sembra ormai indirizzato al ministero della Giustizia, ma nel caso in cui dovesse declinare l’invito potrebbero farsi strada i nomi del presidente della Corte costituzionale, Franco Gallo, e del costituzionalista Valerio Onida. Nessuna particolare sorpresa all’Interno, dove dovrebbe essere confermata Anna Maria Cancellieri, come anche Enzo Moavero Milanesi alle Politiche comunitarie (altrimenti si ipotizza Emma Bonino) mentre Maria Stella Gelmini potrebbe essere riassegnata all’Istruzione. A prendere il posto di Elsa Fornero al Lavoro potrebbero essere Sergio Chiamparino, il giuslavorista Carlo Dell’Aringa o il presidente dell’Anci, Graziano Delrio, mentre il ministero della Salute (per la gioia di Berlusconi) potrebbe andare ad Alberto Zangrillo, primario al San Raffaele. Rimane il ministero degli Esteri, secondo molti destinato a Massimo D’Alema.



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