Renzi non è più in corsa per la premiership. Per questo giro, s’intende. Napolitano ha deciso di assegnare l’incarico ad Enrico Letta. Ma nulla vieta che, alle prossime elezioni – che si preannunciano piuttosto ravvicinate – il candidato a Palazzo Chigi del Pd sia proprio il sindaco di Firenze. Anzi, è molto probabile. Il primo ad esserne pienamente consapevole è Berlusconi. Pare che sia questo il motivo per il quale abbia posto il veto sul rottamatore. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con il senatore renziano Mauro Del Barba.



Pare che Renzi fosse a un passo dal diventare presidente del Consiglio. Ma non ce l’ha fatta…

Il sogno di Matteo non è quello di diventare premier a tutti i costi, ma di dare all’Italia il programma che le serve per uscire da questa crisi.

Perchè è stato Berlusconi a non volerlo a Palazzo Chigi.

Questo la dice lunga rispetto a quanti sostenevano che tra i due ci fosse una certa affinità. Al momento della verità, si è capito che non è così.



Dicono che Berlusconi abbia simpatie nei suoi confronti ma che concedergli la premiership poco prima delle elezioni era un vantaggio che non si sarebbe potuto permettere.

Un conto sono le simpatie personali, rispetto alle quali non c’è nulla da dire: ammesso e non concesso che le cose stiano in questi termini, sono affari loro. Vale, invece, un ragionamento politico: Berlusconi ha posto il veto su Matteo perché è l’unico candidato che teme veramente.

Forse preferisce Letta perché è un ex democristiano nonché nipote di Gianni Letta?

Questo bisognerebbe chiederlo a Berlusconi. In ogni caso, torno a ribadire: il fatto che la scelta sia ricaduta su Letta esprime, più che una preferenza nei suo confronti, la paura di Renzi.

Lo teme perché sarà il futuro candidato premier (e quindi il prossimo segretario) del Pd?

Sarà il partito a decidere se Renzi ne sarà il leader. Tuttavia, sarà anche Renzi a dover scegliere se vorrà essere il leader di “questo” Pd.

Perché non dovrebbe candidarsi alla leadership?

Se il Pd sarà capace di riunificarsi su una piattaforma moderna e riformista, Matteo si onorerà di esserne il leader; in caso contrario, se il Pd continuerà ad autodistruggersi nelle faide di questi giorni, non avrà alcun interesse a candidarsi alla segreteria.

Poste queste condizioni, Renzi ha chance di essere il prossimo segretario?

Credo che il Pd non potrebbe sperare di aver un leader migliore.

 

Veniamo al governo: crede che sarà, prevalentemente, politico?

Non ne dubito. E’ necessario come non mai che i partiti ci mettano la faccia. Anche perché abbiamo visto che quando non si impegnano direttamente nei governi, non si fanno molti problemi a toglierli la fiducia.

 

Il Pd ha posto dei veti su qualcuno in particolare?

Non mi risulta. Non credo, del resto, che si debba partire dai veti, in questo momento.

 

Non c’è il rischio che, con il governo di larghe intese, il Pd si spacchi?

No, anzi, ne uscirà più forte di prima.

 

Scusi, però il Pd si è già spaccato su un’ipotesi di larghe intese.

Sì, ma questa volta il partito ha definitivamente toccato con mano che non c’erano alternative. In sostanza, nonostante sia stata una scelta travagliata, si è sposato quello che Napolitano ha definito il principio di realtà.

 

Letta ha mantenuto una riserva circa il suo incarico e ha detto che il governo potrebbe non essere istituito a tutti i costi. I tempi, rispetto a quelli previsti, si allungano leggermente.

La riserva non riflette una difficoltà, ma serietà.

 

Eppure, Napolitano vuole un governo, lo vuole subito e vuole che sia forte.

Le affermazioni di Napolitano e quelle di Letta denotano semplici sfumature e non due linee alternative. Semplicemente, Letta, prima di decidere, ha ritenuto di aver bisogno di prendersi qualche ora di tempo per poter ascoltare tutti.

 

Letta ci ha tenuto a sottolineare la sua stima e la sua amicizia con Amato e Renzi. Renzi potrebbe essere coinvolto nell’attività di governo?

Credo che la frase di Letta sia da interpretare in due modi: anzitutto, l’espressione riflette la capacità di dialogo che ha sempre caratterizzato l’attuale premier; in secondo luogo, credo che, alla luce di quanto è accaduto di recente, Letta si auguri che Renzi possa svolgere un ruolo unificatore all’interno del partito.

 

(Paolo Nessi)