La corrispondenza elettronica dei parlamentari Cinque stelle è a rischio: qualcuno infatti si è introdotto in essa e adesso minaccia di renderla pubblica. Chi siano esattamente questi hacker non è ancora chiaro, loro si definiscono “vicini al Pd”, ma appare alquanto fuorviante come definizione (il Pd ha comunque prontamente smentito). Glihackerdelpd.org, questo è il riferimento del gruppo, hanno messo in atto un’autentica minaccia. Se Grillo e Casaleggio non rendono pubblici i loro redditi, in particolare il ricavato del blog di Grillo, renderanno pubblico il contenuto delle mail. Si dichiarano delusi dai grillini: “Vi abbiamo osservato a lungo e siamo rimasti delusi” dicono. “Promuovete la trasparenza ma non la praticate in casa”. Ilsussidiario.net ha chiesto un parere sul caso a Klaus Davi, esperto di comunicazione mass mediatica.
Davi, la Rete dimostra ancora una volta di avere dei buchi non da poco.
E’ capitato alla Casa Bianca di trovarsi gli hacker nel proprio sistema, può capitare anche ai grillini. Purtroppo la Rete è uno strumento non controllabile al cento per cento.
Sì, ma questa volta siamo davanti a una sorta di estorsione con la minaccia di ricatto.
E’ un caso molto particolare questo che va analizzato e studiato a fondo. Potrebbe essere un’azione pilotata da qualcuno, da un avversario dei Cinque stelle, ad esempio. O anche un’azione di vendetta, magari un ex sostenitore.
Siamo comunque davanti a un abbrutimento dell’uso della Rete, una sorta di battaglia senza quartiere e senza esclusione di colpi.
Questo è vero e verrebbe da dire che chi usa certi sistemi perisce dello stesso sistema.
In che senso?
Se l’anima della politica diventano vendetta e rancore, si corre il rischio di subire una sorta di pena del contrappasso.
Per Grillo la Rete è tutto, ha costruito il suo successo su questo mezzo di comunicazione.
Premesso che bisogna vedere cosa c’è in queste mail, è ovvio che quando si crea un clima di odio l’irrazionalità non la controlli più. Basare la politica su questo è pericolosissimo, vale per Grillo ma vale per tutti. In questo senso la vecchia DC era un faro.
Prendiamo come esempio le primarie online dei Cinque stelle. Si era parlato di volontà popolare a proposito dei candidati espressi dalla Rete, poi quando si sono visti i numeri si è rimasti perplessi da quanta poca gente aveva votato.
Esattamente, sono numeri davvero bassi di fronte a un elettorato di otto milioni di persone che hanno votato Cinque stelle. Hanno votato in 40mila circa. Poi non si può accusare il Pd di essere elitario. Il Pd almeno le primarie vere le ha fatte e sono andati a votare due milioni di persone. Guardando i numeri delle primarie Cinque stelle viene da pensare che qualcuno abbia voluto contrastare il voto.
Cosa intende con questo?
Attenzione non ho prove: però più bassi sono i numeri e più sono controllabili. Ecco cosa intendo.
Davanti a casi come questo, lo slogan di Grillo che la Rete è il cuore della democrazia dove va a finire?
Democrazia? La rete è lo strumento di massima manipolazione. Ma di cosa stiamo parlando? E’ lo strumento del virtuale, ma quale democrazia, non diciamo stupidate. A parte che in Italia ci sono ancora regioni dove la Rete non è diffusa, essa è il luogo della manipolazione e del falso, perché è l’essenza stessa della Rete basarsi sull’anonimato. Il falso vi domina. Il virtuale è vero e per definizione anche falso, questa è la dimensione della Rete.
Il caso di questi hacker ricorda un po’ Wikileaks. Che ne pensa?
Personalmente sono contrario alle notizie giornalistiche rubate. Io faccio interviste ai politici, ho avuto diversi fuori onda ma non li ho mai messi online. E’ ovvio che se dovessi sentire durante un fuori onda che un politico è affiliato a Cosa nostra lo renderei noto a tutti. Ma sono contrario a queste operazioni: le notizie vanno prese non con i fuori onda o metodi analoghi. Il discorso di Wikileaks in realtà è un po’ diverso perché si tratta di documenti, non di dichiarazioni.
Ci spieghi.
Non me la sentirei di condannare Wikileaks perché sono entrati in possesso di documenti e li hanno pubblicati e a loro volta questi documenti sono stati pubblicati dai giornali.
Però si creano situazioni a rischio, ad esempio le notizie militari e si viola comunque la privacy delle persone.
E’ ovvio che quando siamo davanti a notizie che possono mettere a rischio la vita di persone sta al giornalista decidere di non pubblicarle. Ma di cosa ad esempio pensava Hillary Clinton dell’Italia, credo sia interessante saperlo.