Se si tornasse a votare tra poco il centrodestra vincerebbe a mani basse. Lo sa bene il Pd, uscito dilaniato dall’elezione del presidente della Repubblica, e lo sa altrettanto bene il Pdl che preferisce aspettare l’esito delle consultazioni attraverso cui Enrico Letta sta difficilmente tentando di formare il nuovo governo. “La quota di indecisi è attualmente al 30-35%. Occorre che ci chiediamo: dopo tutto quello che è successo, in caso di elezioni immediate questi elettori chi voterebbero? Il Pd, il Pdl, oppure si sposterebbero in massa verso Grillo?” riflette il sondaggista Arnaldo Ferrari Nasi, contattato da ilsussidiario.net.



Quanto visto durante l’elezione del Capo dello Stato, spiega Ferrari Nasi, ha convinto ancor di più gli italiani che la vecchia politica è ormai inaffidabile e decisamente poco credibile, mentre Grillo (che qualche sondaggio dà in calo) rappresenta ancora quel “diverso” capace di attirare elettori, volenti o nolenti. “Il Pd, come sappiamo, è uscito distrutto dalle varie operazioni di voto che hanno portato alla rielezione di Napolitano, mentre il Pdl, nonostante i sorrisi di Berlusconi e una leggera ripresa, ancora non è in grado di convincere gli indecisi a non andare in direzione del Movimento 5 Stelle”.



Cosa ha comportato la rielezione del Capo dello Stato?

I parlamentari di vecchia data si sono sostanzialmente “salvati”, sapendo perfettamente che, se fossero state sciolte le Camere e si fosse tornati alle elezioni anticipate, molti di loro probabilmente non avrebbero fatto ritorno in Parlamento. Sono stati quindi “graziati” dal sacrificio di Napolitano, il quale ha scelto di seguire la via più istituzionale possibile affidando l’incarico di formare il nuovo governo al numero due del partito che, seppur di un soffio, ha vinto le elezioni.

Nessuna sorpresa, quindi…



Esatto, nessun Renzi e nessuno stravolgimento, ma un Enrico Letta tra i primi ministri più giovani di sempre. Nonostante questo, però, il rinnovamento che tutti volevano non c’è stato e questo si riflette ovviamente sull’umore dell’elettorato.

Cosa può dirci dell’attuale situazione dei vari schieramenti?

Nell’ultimo periodo il Pdl ha certamente guadagnato qualcosa e ha senza dubbio superato il Pd di qualche punto percentuale. Come dicevo, però, non è facile ragionare su un 2-4% di differenza, vale a dire quei punti percentuali che possono rappresentare la vittoria o la sconfitta durante un turno elettorale ma che in statistica sono semplici oscillazioni. Il principale cambiamento che abbiamo registrato dalle elezioni è un aumento notevole del numero degli indecisi che, come le dicevo, in gran parte si riverserebbero su Grillo.

Cosa sta accadendo all’interno di ogni partito?

Secondo una nostra recente rilevazione, mediamente il 60% degli elettori dei principali partiti (quindi circa 3 su 5) si è detto estremamente deluso dell’operato dello schieramento che sostiene e che ha votato alle precedenti elezioni.

Quanti di questi elettori oggi non voterebbero più lo stesso partito?

Le posso dire che attualmente tutti i partiti stanno perdendo, rispetto al periodo elettorale, circa il 20% dei voti che avevano ottenuto. Insomma, un elettore su 5 che a fine febbraio aveva votato un determinato partito, oggi non lo farebbe più. E questo dato è stato rilevato nei giorni precedenti all’elezione del capo dello Stato.

 

Come giudica la situazione del Pd?

Bisogna innanzitutto dire che i voti persi in questo modo non sono così difficile da recuperare. Magari non nel breve periodo e non completamente, ma se il Pd riuscirà a dimostrarsi compatto e a tornare credibile potrà comunque recuperare qualcosa. Insomma, un elettore del Pd che al momento è chiaramente deluso dall’operato del proprio partito, o trova un’alternativa valida su cui convergere oppure va a finire nella cosiddetta area del “non voto”. Un’area, però, che resta comunque legata al Pd o al centrosinistra.

 

Quanto varrebbero invece le due “anime” del Pd in caso di scissione?

Oggi come due mesi fa permane l’interrogativo Renzi, iniziato durante le primarie e tornato nuovamente dopo le dimissioni di Bersani. Qualcosa è cambiato rispetto a quel periodo: molti di coloro che prima avrebbero fatto a meno del sindaco di Firenze, infatti, oggi credono che rappresenti il cambiamento e una vera rinascita del Partito Democratico. Gli elettori del Pd che vorrebbero la scissione sono in evidente aumento, mentre sul nome del prossimo segretario Matteo Renzi continua a conquistare consensi. Il Pd dovrebbe decisamente tener conto di tutto questo.

 

(Claudio Perlini)