Stefano Folli, editorialista del Sole 24Ore, ex direttore del Corriere della Sera, è sorpreso e colpito positivamente soprattutto dalla scelta di Emma Bonino al dicastero degli Esteri. «Il nuovo governo mi sembra equilibrato» dice Folli a ilsussidiario.net. «Hanno fatto un buon lavoro in un clima talmente concitato. Ma la scelta di Emma Bonino alla Farnesina è veramente una scelta innovativa. Si può vedere il fatto da diversi punti di vista, anche che sia un ministro degli Esteri donna. Ma quello che più colpisce è che non fa parte di alcuna coalizione, che è fuori dagli schemi tipici della politica italiana. In fondo Emma Bonino è un personaggio che ha una lunga esperienza internazionale, ma fa sempre parte di un piccolo partito che non rientra nei giochi delle trattative per un governo. Quindi è una sorpresa positiva, un segnale di discontinuità, se vogliamo usare questi nuovi neologismi, che può ridare credibilità alla politica italiana in un momento come questo».



Va dato atto a Stefano Folli di essere stato il primo, se non l’unico, analista politico che, dopo il voto del 24 febbraio, ha scritto e dichiarato che lo snodo della crisi poteva passare solo da un ripensamento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Occorre dire “onore al merito”. Ma ora ci sono i problemi di questo governo.



Quali sono, Folli?
Questo resta un Governo di scopo, che deve guadagnarsi giorno dopo giorno la fiducia delle persone. È positivo che sia stato possibile realizzarlo dopo tutto quello che è successo in questi due mesi. Ma è inutile adesso pensare a grandi programmi, a grandi interventi. Quello di cui ha bisogno questo Paese è soprattutto un rinnovato dialogo con le istituzioni e quindi il Governo deve saper dialogare con le persone, i territori, le categorie sociali. Direi che il perno della questione deve però essere la concretezza. Questo deve essere il governo della concretezza, delle cose concrete, degli interventi necessari e ragionevoli. È solo in questo modo che si può contenere la protesta, la sfiducia e quello che ha caratterizzato il populismo in salsa grillina.



Quindi lei non pensa che questo debba essere necessariamente un governo a termine, un governo destinato a una breve stagione?
È un problema che non ci può porre adesso. Ripeto: questo è un governo di scopo che deve guadagnarsi la sua credibilità giorno dopo giorno. Cominciamo a dire che questa è una giornata positiva e che un governo è stato formato. Cerchiamo anche di pensare da dove eravamo partiti e come ci si ritrovava solo quindici giorni fa.

Guardiamo ancora la lista dei ministri. Oltre alla presenza di Emma Bonino chi l’ha colpita?

Emma Bonino spicca per il modo fuori dagli schemi con cui è stata nominata. Ma certo nel suo complesso il governo presenta molte innovazioni rispetto al passato e appare allo stesso tempo equilibrato tra le coalizioni che lo compongono. Mi sembra giusto sottolineare anche il passaggio di Anna Maria Cancellieri dagli Interni alla Giustizia. È una riconferma ma anche un segno di continuità e di riconoscimento verso una persona che offre garanzia, che garantisce fiducia con il suo operato. E trovo innovativa e positiva anche la nomina del sindaco di Padova, Flavio Zanonato, allo Sviluppo economico. Non era di certo facile, in un momento così concitato, trovare soluzioni che a suo modo sono coraggiose.

C’è però un fatto che bisogna mettere a fuoco. La mancanza di personaggi cosiddetti “storici”, di primo piano nel governo. Soprattutto da parte della delegazione del Partito democratico, se si fa eccezione per Dario Franceschini.
Qui siamo di fronte a un problema più politico e anche a un problema di prospettiva. È una questione che si può analizzare da diversi punti di vista. Innanzitutto si può dire che la “non entrata” di personaggi che hanno segnato la politica di questi ultimi vent’anni, sia nel centrosinistra che nel centrodestra, può garantire a questo governo la fine di contrapposizioni che erano esasperate, che sono state esasperate e che ormai sono diventate sterili, contrarie a quella concretezza che invece richiede l’azione di questo governo. Per fare, realizzare cose, penso che la cosa migliore sia proprio quella di non riaprire vecchie ferite.

Ma un governo senza “pezzi da 90” tanto per schematizzare non può apparire più debole?
Vediamo la cosa da due lati. Il fatto che ci siano nomi sostanzialmente nuovi, anche se di buona preparazione, garantisce un rinnovamento, un po’ di freschezza al governo. Si potrebbe aggiungere, come aspetto meno ottimistico sulla durata del governo, che la “non presenza” di grandi personaggi può favorire più facilmente un disimpegno. Ma sostanzialmente credo che, una volta avviato il suo lavoro, se il governo funzionerà, non ci sarà bisogno di un disimpegno. Se l’azione di questo governo sarà efficace, verrà premiato anche lo spirito di innovazione che la lista dei ministri rappresenta.

(Gianluigi Da Rold)