Saggi al lavoro al Quirinale dove si è svolta la prima riunione degli esperti di economia e il confronto sulle materie istituzionali. Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, dopo aver annunciato che il “tempo giusto” per la messa a punto delle proposte con cui superare la fase di stallo è tra gli otto e i dieci giorni, ha ribadito che i dieci “saggi” non andranno a sostituire il Parlamento, ma tenteranno semplicemente di favorire un accordo politico per la formazione di un governo stabile. “Questo non significa che questi gruppi di lavoro indicheranno un tipo o un altro di soluzioni di governo – ha detto Napolitano -. Indicheranno quali sono, rimettendo un po’ al centro dell’attenzione problemi seri, urgenti e di fondo del Paese, questioni da affrontare, sia di carattere istituzionale sia di carattere economico-sociale nel contesto europeo, anche permettendo una misurazione delle divergenze e convergenze in proposito”. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi.
Come giudica le due commissioni volute da Napolitano?
Il presidente della Repubblica ha chiarito fin da subito che questi comitati dovranno aiutare a capire se esistono punti di vista comuni sui ontenuti programmatici. Considero ovviamente positivo tutto ciò che possa aiutare a individuare un percorso comune e a costituire un governo stabile che abbia una maggioranza e un programma capace di far uscire il Paese dalla crisi economica e di guardare a famiglie, alle imprese e all’occupazione. E’ però altrettanto ovvio che non potranno essere i cosiddetti “saggi” a occuparsi di questo lavoro che invece riguarda la responsabilità dei partiti: ben venga quindi un lavoro di dialogo in questi 8-10 giorni che il Capo dello Stato ha previsto, ma sul tavolo rimane la questione di fondo che purtroppo deve essere ancora superata.
Quale?
Una sorta di incomprensibile pregiudizio che esiste nei confronti di una realtà che invece è molto chiara: di fronte alla situazione del Paese è assolutamente necessario che le grandi forze popolari che sono uscite dalle elezioni, vale a dire Pd e Pdl, si mettano insieme non in un governissimo, ma in un governo che aiuti ad affrontare le vere priorità dell’Italia.
Quali crede potranno essere i maggiori punti di convergenza?
L’Italia ha bisogno di un governo forte che possa affrontare i reali problemi del Paese e la commissione che è attualmente al lavoro potrà individuare eventuali elementi in comune, per esempio l’abbassamento delle tasse, la riduzione del costo del lavoro, un fisco che sia vicino alle imprese e che non le faccia chiudere come sta invece accadendo. Come ho detto in precedenza, ben venga l’individuazione di questi contenuti che dovrebbero essere ovviamente prioritari per qualsiasi governo, ma il problema di fondo è che ognuno dovrà inevitabilmente superare questo pregiudizio affinché Pd e Pdl possano unirsi in nome del bene del Paese.
Nella conferenza stampa di ieri Bersani sembrava di tutt’altro avviso…
E’ vero. Io sono d’accordo con Bersani quando dice che la gente vuole e ha bisogno di un cambiamento, ma questo deve necessariamente avvenire sulle questioni concrete. Le priorità delle persone non sono le leggi sul conflitto d’interesse o sul falso in bilancio: quello che la gente avverte ormai chiaramente è la gravità della situazione, sapendo benissimo che la politica deve riuscire ad affrontarla. Questo è il vero cambiamento ed è proprio in questo momento che abbiamo la grande opportunità di dimostrare che si può finalmente chiudere un’epoca in cui “l’altro” viene considerato il male assoluto per aprirne un’altra in cui, pur avendo una diversa visione, si combatte lealmente e ci si unisce di fronte a un bene più grande. Il Pdl ha dato questa disponibilità alla luce del sole, adesso tocca al Pd.
Come giudica invece un eventuale ritorno al voto?
Sono dell’idea che quella che ho descritto fino ad ora debba essere la strada maestra da percorrere fino all’ultimo, però è ovvio che se non verrà fatto questo atto di responsabilità e se non si vorrà dare un governo al Paese l’unica possibilità sarà il ritorno al voto, anche se credo sia un grande errore. Un governo stabile è assolutamente necessario, ma in assenza di questo non abbiamo molte altre alternative.
Come si comporterà adesso il Pdl, anche nei confronti dell’operato delle due commissioni?
L’operato del comitato dovrà essere valutato dal presidente della Repubblica, di cui noi ci fidiamo totalmente. Senza dubbio siamo dell’idea che sia necessario tornare a mettere l’interesse dell’Italia davanti a tutto, ma per farlo bisogna essere molto concreti e poco astratti. Per farlo, quindi, c’è assoluto bisogno di un governo politico che possa essere stabile e costituito dalle due forze maggiori.
(Claudio Perlini)