Un’interpretazione degli eventi forzosa aveva individuato nelle frizioni interne all’M5S le avvisaglie di una diaspora. Bersani ci aveva sperato fino all’ultimo, e ancora un po’ ci spera. Ma, di qualunque cosa si sia trattato, ora tutto è rientrato. Pare che dopo il raduno di ieri, in un casale nei pressi di Fiumicino, i parlamentari grillini non abbiano più dubbi sulla linea. E, se ce li hanno, se li tengono. Grillo è stato chiaro: «Larghe intese? La gente prenderà i bastoni». Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Emiliano Liuzzi, giornalista de Il Fatto Quotidiano.



Che scopo aveva questo incontro?

L’incontro è stato chiesto da chi aveva, legittimamente, dei dubbi rispetto alla linea ufficiale, dettata da Grillo attraverso il blog (manca, del resto quel contatto costante che in altre realtà politiche esiste grazie alla segreteria). Difficile dire se si tratti di 40, 20, o 10 parlamentari. Sta di fatto che si è trattato di buona parte di essi.



Su cosa erano perplessi?

Alcuni sostenevano che non sarebbe stato opportuno continuare a dire no a qualunque candidato. Grillo, invece, è convinto che anche laddove il premier fosse indicato dall’M5S, il governo rischierebbe di risultare un miscuglio di ministri provenienti dagli altri partiti. Meglio, quindi, dal suo punto di vista, insistere nel proporre come unica soluzione un governo 5 Stelle.

La riunione è stata sufficiente per scongiurare le defezioni?

Grillo ha un carisma tale da ricompattare tutti in quattro minuti.

Non è più probabile che i parlamentari dell’M5S temano l’espulsione?



Anzitutto, Grillo non ha il potere di espellere nessuno. Il non statuto prevede, al limite, che gli altri parlamentari, dopo aver consultato la rete, possano assumere una decisione del genere. In ogni caso, tale timore ha una forza inferiore rispetto alla forza di persuasione di Grillo. Tanto più che,in questa fase, a chi non volesse stare nell’M5S, le altre forze farebbero ponti d’oro, con annesse promesse di ricandidatura.

La posizione sul presidente del Consiglio è chiara. Come si muoveranno, invece, sul presidente della Repubblica?

Politicamente, avrebbero le carte in mano per scardinare il sistema di potere gestito da Pd e Pdl; sarebbe loro sufficiente candidare Romano Prodi. Il Pd si spaccherebbe, mentre il Pdl si ritroverebbe con un presidente sgradito; a sua volta, si potrebbe spaccare la Lega, dato che Tremonti, con l’ex presidente della Commissione europea, ha mantenuto dei contatti. E il rapporto Pdl-Lega sarebbe messo in crisi. Alla fine, tuttavia, verosimilmente indicheranno un altro nome scelto attraverso la rete.

 

Il loro candidato non passerà. A quel punto, cosa faranno? Potrebbero accordarsi su un nome gradito anche a Pd e Pdl?

Lo escluderei. Dovrebbero, a quel punto, continuare a votare in coerenza con il nome indicato dalla base.

 

Cosa ne pensa delle modalità dell’incontro?

L’evento è stato connotato da una evidente strategia volta alla spettacolarizzazione mediatica (non dimentichiamo che la spettacolarizzazione è la forma consueta con cui Grillo comunica i contenuti in cui crede). Per tre giorni, infatti, i giornali hanno parlato di un incontro segreto che, alla fine, di segreto non ha avuto nulla. Se volevano mantenere il riserbo, non sarebbero dovuti partire da Piazzale Flaminio, abituale ritrovo di partenza di qualunque comitiva di pullman. Insomma, negarsi a oltranza ai media è il modo migliore per far parlare di sé. E questo, Grillo e Casaleggio lo sanno benissimo.

 

Non trova, in ogni caso, che pretendere lo streaming per tutto salvo che per le loro riunioni sia piuttosto contradditorio?

Indubbiamente. Gli converrebbe, in tal senso, esprimere una linea più limpida. O si fa tutto in streaming o niente. La trasparenza dovrebbe valere anche nel caso, per esempio, di legittimo dissenso. Credo che si tratti di una contraddizione che, prima o poi, dovranno risolvere. Per evitare che, tra i propri elettori e militanti, si insinuino sospetti.

 

Perché Casaleggio ha incontrato gli imprenditori di Assolombarda?

Da tempo incontra gli imprenditori per proporgli le idee dell’M5S. Non sono i primi. Non dimentichiamo le simpatie espresse da Del Vecchio e Barilla nei confronti del movimento. Non c’è nulla di strano se un partito che ha preso otto milioni di voti si confronti con le forze produttive del Paese.

 

(Paolo Nessi)