Gli è andata male, anzi malissimo, come candidato premier, contribuendo alla disfatta di Antonio Di Pietro, dopo decenni sparito dal Parlamento; poco prima, non si era lasciato benissimo con il Guatemala, essendosi disinteressato del tutto di un prestigioso incarico che, nel Paese, gli era stato offerto nell’ambito delle operazioni Onu. E pure il processo sulla presunta trattativa Stato-mafia, che pur gli ha garantito la notorietà, è secondo molti destinato ad arenarsi nel nulla. Tuttavia, Antonio Ingroia, è caduto in piedi. Avrebbe dovuto fare le valige, e riprendere la sua attività di magistrato in Val d’Aosta, essendo l’unica regione in cui non si è candidato. E, invece, resterà nella sua Sicilia. Grazie al presidente della Regione, Rosario Crocetta, che gli ha offerto il ruolo di presidente di Riscossione Sicilia, la società che si occupa, nella regione, della riscossione delle imposte. La proposta gli è stata avanzata dal governatore in persona dopo tre incontri privati. La società, al 90 per cento in mano alla Regione e al 10 ad Equitalia, era stata al centro dell’interesse di Crocetta, che ne aveva denunciato, all’interno, gravi irregolarità e sprechi.