Tenendo conto di alcuni fattori, si potrebbe concludere che le circostanze siano sul punto di mutare. Di volgere al meglio, magari: tanti, nel Pd, ritengono giunto il momento di collaborare con il Pdl; Bersani, fautore del “no” a oltranza, appare sempre più isolato; Berlusconi, ieri sera, ha detto che finalmente il segretario del Pd gli ha “concesso” udienza; Napolitano, infine, ha ribadito ancora una volta, che l’unica strada per uscire dall’impasse consiste nella larghe intese. Ma, in realtà, non è prevista, a breve, alcuna svolta. Felice Casson, senatore del Pd, ci spiega perché.



Napolitano ha ribadito la necessità di un governassimo.

La linea del Pd è stata decisa in direzione e potrà essere cambiata solamente da un’altra direzione. Indubbiamente, parlamentari e non più disponibili al dialogo; tuttavia, non sono sufficienti delle dichiarazioni sui giornali per cambiare il partito.

Quindi, queste voci non sono maggioritarie?



No. Anche perché per poter individuare una maggioranza o una minoranza è necessario contarsi. Oggi ci saranno le riunioni dei gruppi parlamentari. Si tratterà di un primo assaggio per verificare se, effettivamente, la situazione è cambiata. Si inizierà a capire se, nella prossima direzione, potrebbe essere ritenuto opportuno assumere una linea differente.

Bersani ha ribadito il no al governassimo. E si è detto disposto a un passo indietro.

Mi sarei sorpreso se avesse affermato il contrario. La situazione politica è ingessata. I numeri sono quelli che conosciamo. Il segretario ha ricevuto una delega dalla direzione e, anche lui, non può fare altro che attendere una nuova convocazione del nostro organismo per assumere una posizione alternativa. Credo che si stia semplicemente muovendo coerentemente con il mandato che gli è stato conferito.



Lei, personalmente, cosa pensa del no al governo di larghe intese?

Intervenendo sabato ad un incontro con tutti i presidenti delle province venete, ho ribadito che con Berlusconi non ci può essere alcun governo. Le nostre posizioni, su alcuni temi, sono alternative alle sue, su altri, del tutto inconciliabili; mi riferisco, ad esempio, alla moralità in politica alla lotta all’evasione fiscale o alla corruzione.

Lei, alcune settimane fa, ha affermato che “Bersani ha il 20% di possibilità di riuscire a formare un governo. Ora lui è in alto mare, è come un marinaio che non sa da che parte è la tramontana e ha difficoltà a trovare i pesci.Si è trattato di un mio intervento alla trasmissione “Un giorno da pecora”. E, per la precisione, paragonando la situazione all’alto mare, ho espresso l’auspicio che Bersani riesca a trovare la tramontana per uscirne.

Se il dialogo è così complicato, che alternative rimangono?

La settimana prossima, ci sarà la prima seduta comune per l’elezione del presidente della Repubblica. A questo punto, l’ordine delle priorità si è invertito. Il chiarimento sul governo arriverà in seguito alla scelta del capo dello Stato.

 

Il presidente avrà il compito di traghettare il Paese fuori dalla crisi e di costruire il nuovo governo, come afferma Fioroni su queste pagine?

Avrà, indubbiamente, un ruolo estremamente delicato. Ma pur sempre nei limiti che gli impone la Costituzione.

 

Il suo partito, in tal caso, troverà un accordo con il Pdl?

Anche questa è una valutazione che stiamo facendo in questi giorni. Ovviamente, sul Colle è auspicabile il massimo del consenso. Credo, in ogni caso, che ci siano i margini per ottenere una maggioranza molto ampia.

 

Siete disposti a votare un candidato che sia espressione del centrodestra?

Non credo che questo sia possibile. Dobbiamo prendere atto delle indicazioni degli elettori. Eleggere un presidente di centrodestra contraddirebbe la loro volontà.  

 

Le elezioni le avete vinte per un soffio, il Parlamento è spaccato in tre, avete già preso le presidenze di Camera e Senato, e l’ultimo presidente era espressione della vostra area politica. Non crede che il Colle spetterebbe al centrodestra per queste ragioni?

Non sarei così rigido: alla Camera è stato nominato un presidente espressione di Sel, non del Pd; al Senato, invece, una figura indipendente, che non ha mai fatto politica, e che da sempre è stata considerata gradita anche dal centrodestra. Non c’è stata, in sostanza, alcuna imposizione da parte Pd. 

 

Dopo le elezioni per il Quirinale, il Pd potrebbe aver modificato la propria linea sul governo?

L’unica cosa certa è che la direzione del partito in cui, eventualmente, si deciderà in tal senso, si terrà prima delle elezioni.

 

(Paolo Nessi)