Il pm Ilda Boccassini ha chiesto sei anni di carcere e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi come condanna per il caso Ruby. L’accusa ritiene l’ex premier colpevole dei reati di prostituzione minorile e concussione. Due i nodi di questa vicenda: da un lato il fatto che Berlusconi sapesse o meno che all’epoca dei fatti Karima El Mahroug aveva 17 anni; dall’altra che abbia fatto pressioni sui funzionari di polizia per ottenerne la liberazione la notte in cui fu fermata per furto. Ilsussidiario.net ha intervistato Luca Fazzo, cronista giudiziario de Il Giornale.
Ritiene che l’impianto accusatorio della Boccassini regga?
Il contesto delle cene di Arcore che dipinge Ilda Boccassini è sostenuto da testimonianze che per la difesa non sarà facilissimo smontare. Quello su cui la ricostruzione è forse più facilmente attaccabile, riguarda un altro passaggio decisivo: Berlusconi sapeva o meno che la ragazzina era minorenne?
Lei che cosa ne pensa?
Se non lo sapeva, il Codice penale prevede che l’imputato non possa essere condannato. Su questo la Boccassini si è appoggiata soprattutto su una sorta di prova logica, cioè sull’ipotesi che Emilio Fede avesse informato Berlusconi che Ruby in realtà aveva 17 anni.
E per quale motivo Fede avrebbe dovuto informare Berlusconi di questo aspetto?
C’è un elemento di fatto, e cioè il concorso in Sicilia cui Ruby aveva partecipato quando era anagraficamente ancora minorenne, dal quale si capisce che Fede fosse a conoscenza della vera età della ragazza. Stando alla requisitoria, a portare Karima El Mahroug ad Arcore sarebbe stato il giornalista, e non invece Lele Mora come afferma Berlusconi.
Fede e Berlusconi non sono però ancora una sola persona …
La Boccassini dice che in sostanza, visto il rapporto di fedeltà che c’era tra Berlusconi ed Emilio Fede, era impensabile che quest’ultimo abbia portato Ruby nella villa dell’ex premier senza avvisare il padrone di casa che si trattava di una minorenne, con tutto quello che ciò comportava. Per la Boccassini “non c’è dubbio che Ruby abbia fatto sesso con il Cavaliere”.
Non ritiene che escludere qualsiasi dubbio manifesti in realtà una debolezza dell’accusa?
Bisogna intendersi sulle parole usate dalla Boccassini. Un conto è interpretarle come se tra Ruby e il Cavaliere ci sia stato un rapporto sessuale completo, perché può darsi che in questo caso la Procura ritenga la cosa come non del tutto provata. Il pm Sangermano aveva però in precedenza riassunto quanto sarebbe accaduto nella fattispecie di “comportamenti sessuali comunque intesi a soddisfare la concupiscenza sessuale” di Berlusconi.
L’espressione “sistema prostitutivo organizzato” usata dalla Boccassini non rischia di essere un po’ forte?
Il tema è delicato, nel senso che ci sono testimonianze di numerose delle ragazze venute in aula che escludono questo scenario. E’ anche vero però che la Boccassini ha sottolineato l’enorme anomalia dei pagamenti che mese per mese Berlusconi continua a fare tutt’oggi a queste ragazze, e che secondo il magistrato sarebbero “il prezzo del silenzio”.
Infine c’è la telefonata che fa Berlusconi in Procura la notte in cui Ruby è arrestata. E’ stato davvero un reato di concussione?
Questo è un aspetto che dal punto di vista giuridico è reso complicato dalla nuova legge sulla corruzione. Qui c’è uno scoglio che è difficile da superare, in quanto per condannare Berlusconi bisogna incriminare per falsa testimonianza tutti e tre i funzionari di polizia che sono venuti in aula per dire che non c’era stato nessun tipo di pressione da parte del presidente del Consiglio.
Secondo lei che cosa accadrà?
Si dovrà vedere se il tribunale riterrà di arrivare fino a un processo come questo che sarebbe indubbiamente pesante. Dal momento che il registro degli indagati è segreto, è possibile che già oggi alcuni dei testimoni siano indagati dalla Procura con l’accusa di falsa testimonianza. Potremmo cioè avere tra un po’ un processo Ruby 3, in cui soprattutto se Berlusconi dovesse essere assolto, i testimoni che hanno contribuito alla sua assoluzione si troverebbero indagati a loro volta.
(Pietro Vernizzi)