In Italia, qualunque ministro della Giustizia, non appena abbia accettato l’incarico, si ritroverà per definizione al centro di alcune tra le questioni più delicate e controverse del Paese, mentre ogni passo falso potrebbe costargli molto più che ai suoi colleghi. La Cancellieri non fa eccezione. In questa fase, da un lato, il Pdl, attraverso il capogruppo in commissione Giustizia Enrico Costa, ha rispolverato il ddl Alfano contro l’abuso di intercettazioni e, a breve, depositerà una proposta sulla responsabilità civile dei magistrati; dall’altro, il  plenum del Csm ha approvato, a larga maggioranza, un documento presentato dai togati di Unicost (Unità per la Cosituzione, una tra le principali correnti in cui è organizzata la magistratura) in cui le si chiede al ministro far sentire «il proprio sostegno alla magistratura intera senza incertezza alcuna» e di affrontare «subito i temi reali e le difficoltà» che affliggono il sistema giudiziario italiano, nell’interesse preminente di tutti i cittadini». Il testo, dopo esser stato abbondantemente emendato, ha ricevuto 19 voti favorevole, 3 contrari e 2 astensioni. Tra i contrari c’era quello di Nicolò Zanon, membro del Csm e professore ordinario di diritto costituzionale. Abbiamo fatto con lui il punto sulla situazione.



Perché ha votato contro?

Il documento presentato da Unicost, francamente, era irricevibile e legittimamente è stato giudicato un atto di stalking nei confronti del ministro.

Addirittura?

Nel documento originale la corrente si è spinta a entrare nella dialettica interna al governo, lamentando che, finora, non abbia difeso sufficientemente i magistrati e che nel ritiro nell’abbazia non avesse esposto le sue linee guida programmatiche. Addirittura si sono permessi di pretendete che il ministro, quanto prima, venisse al Csm a riferire.



Il documento finale, però, è apparso diverso.

Le richieste più offensive nei confronti del ministro effettivamente sono state eliminate. Tuttavia ho deciso di votare contro perché la logica di base non era in ogni caso accettabile. Ho ritenuto, infatti, che il pressing nei confronti della Cancellieri fosse inopportuno e che esulasse dai nostri compiti specifici. Ci tengo in ogni caso a precisare che, a differenza di quanto è trapelato, non si è fatta menzione alcuna di certi temi.

Ci spieghi.

Non si è parlato, per esempio, della necessità di un sostegno alla Boccassini contro Berlusconi. Questo è ciò che chiedeva solo ed esclusivamente Unicost; che, dal canto suo, è riuscita nell’intento di far circolare una notizia prima che si avverasse, comunicando ai giornali le sue richieste al Csm come se già fossero state accolte. Si è detto che il Csm, inoltre, ha condannato all’unanimità la manifestazione del Pdl di Brescia. In realtà, finora, è stata avanzata semplicemente da Magistratura indipendente, secondo la prassi istituzionale, una richiesta di apertura di una pratica a tutela della magistratura.



 

In ogni caso, quale crede che sia il compito del ministro rispetto a manifestazioni come quelle di Brescia?

Non è di certo la prima volta che si fanno manifestazioni politiche. Se sono libere e autorizzate, il ministro non ha in proposito alcun compito istituzionale.

 

Qualcuno ha definito, invece, la presentazione di un ddl sulle intercettazioni e l’imminente presentazione di una proposta sulla responsabilità civile dei magistrati del tutto inopportuna rispetto alla fase politica attuale e ai compiti specifici di questo governo.

Il Pdl, semplicemente, tiene ferma la barra sulle proprie convinzioni. In ogni caso non mi scandalizzerei delle sue proposte, dato che le questioni legate alle intercettazioni e alla responsabilità civile sono, oggettivamente, problemi innegabili. I disegni di legge in proposito andranno esaminati con pari dignità rispetto a tutti gli alti.

 

Come crede che la Cancellieri affronterà tutto questo?

Se uno fa il ministro della giustizia, l’unico sentimento che non proverà è lo stupore. La Cancellieri, inoltre, è una persona seria, una servitrice dello Stato di grande esperienze che si disinteressa completamente di qualunque polemica.

 

(Paolo Nessi)