Rodotà si schiera contro la Convenzione per le riforme, l’organismo considerato come la panacea di tutti i mali istituzionali, magnificata alla stregua di una nuova Costituente e particolarmente ambita da Berlusconi che, dopo essere rimasto personalmente a bocca asciutta per non aver ricevuto – ufficialmente – incarichi di governo, ne vorrebbe la presidenza. Secondo l’ex candidato grillino per la successione a Giorgio Napolitano, la Convenzione «è un rischiosissimo attacco ai principi costituzionali. Mi auguro non funzioni, anzi, ci stiamo organizzando in un’anticonvenzione». Secondo il giurista, la Convenzione rappresenterebbe un pessimo servizio all’istanza di cambiamento della Costituzione cui si risponde, esclusivamente, rimettendo al centro il Parlamento. D’altro canto, ha fatto notare Rodotà, è quello che è stato fatto quanto si è voluto modificare il Titolo V. E pensare che c’era qualcuno che aveva anche pensato di conferire a Rodotà, invece che a Berlusconi, la presidenza dell’organismo. Gennaro Migliore, capogruppo di Sel alla Camera, nel corso della dichiarazione di voto di fiducia al governo aveva detto: «Non solo, caro presidente Letta, nel suo discorso lei non ha fatto riferimento al problema della legge sul conflitto di interessi. Ora si vuole addirittura far presiedere a Berlusconi l’organismo che deve istruire le riforme».



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