Avremo presto un’amnistia? E’, probabilmente, presto per dirlo. Sta di fatto che se ne parla ormai da anni e, in Parlamento e nelle istituzioni, cresce la fazione dei favorevoli. Si potrebbe definire un vero e proprio partito. Il cui esponente di maggior spicco è il neoministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, che, di recente, ha fatto presente che il sovraffollamento delle carceri è una priorità che le sta parecchio a cuore. Dello stesso avviso è l’ex presidente del Senato, Renato Schifani che, rivolgendosi un Aula al presidente del Consiglio Enrico Letta, ha condiviso con il premier l’urgenza di misure risolutive in grado di «riportare entro i confini della civiltà e del diritto la condizione delle nostre carceri. La condizione dei carcerati – ha aggiunto – rispecchia le storture e la fragilità del nostro sistema giudiziario dove c’e’ uno squilibrio tra accusa e difesa, aperto ad ogni intrusione di chi non esita a trasformare un’indagine in una gogna con la violazione della privacy non è questa la civiltà giuridica che i costituenti hanno riservato a noi». Altro sponsor d’eccezione, anche se di recente è apparso più defilato sulla questione, è il presidente Napolitano. Alcuni mesi fa aveva confessato che non avrebbe esistato a firmare un decreto di amnistia se vi fosse stata la maggioranza parlamentare sufficiente. Durante il suo discorso di insediamento, ha ribadito la necessità di sanare l’emergenza. Come se non bastasse, tra Camera e Senato tra Pd, Pdl e il Gruppo misto, sono già state depositate sei proposte di legge.