Una crisi talmente “angosciante e drammatica” impone alle istituzioni, alle forze sociali e alle imprese “la messa in atto di efficaci soluzioni per rilanciare l’occupazione e lo sviluppo economico e sociale del Paese”. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della cerimonia di commemorazione del giuslavorista Massimo D’Antona, lancia questo appello in un messaggio indirizzato al segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, “e a quanti hanno voluto raccogliersi nel nome e nel ricordo del prof. Massimo d’Antona, a quattordici anni dal vile attentato che lo sottrasse all’affetto dei suoi cari e al suo apprezzato impegno scientifico al fianco delle Istituzioni, volto a delineare un percorso di rinnovamento e di progresso nella legislazione del lavoro”. “Attraverso il ricordo del suo sacrificio – ha spiegato ancora il Capo dello Stato – si onorano tutti coloro che, con equilibrio e generosità, offrono il loro apporto per rilanciare, nel quadro dei valori costituzionali, l’attenzione al ruolo centrale del mondo del lavoro e sostenere la ricerca e l’innovazione come fattori essenziali della crescita economica e del progresso sociale”. Commentiamo le parole del Capo dello Stato insieme a Emanuele Macaluso, direttore de Le nuove ragioni del socialismo.
Cosa pensa del nuovo appello di Giorgio Napolitano?
La questione sociale è ormai tornata giustamente al centro della vita politica del Paese e il messaggio del presidente della Repubblica intende sottolineare proprio questo. Di fronte a un numero sempre maggiore di giovani senza lavoro e senza prospettiva, migliaia di imprese che continuano a chiudere e di fronte alla evidente difficoltà di tutte le attività economiche in generale, è chiaro che la questione sociale diventa prioritaria anche rispetto a quella economica, ovviamente importante ma in modo diverso. Le famiglie stanno vivendo un dramma ormai insopportabile, quindi Napolitano ha scelto di richiamare ancora una volta tutte le forze in campo, politiche e sociali, su questo delicato argomento.
Come mai rivolgersi proprio alla Camusso?
A mio avviso il sindacato deve restare sempre autonomo e mantenere il suo obiettivo che riguarda la difesa dei lavoratori in ogni situazione. E’ però altrettanto ovvio che il sindacato non può vivere in astratto, ma, trovandosi in questo Paese e dovendo fare i conti con tale questione sociale ed economica, deve comunque guardare anche all’interesse generale e considerare questa doppia esigenza. Il riferimento al sindacato da parte di Napolitano, quindi, diventa giusto e quasi naturale. Le parti sociali devono rendersi protagoniste di fronte a ciò che sta accadendo per affrontare le infinite difficoltà in cui si trovano oggi i lavoratori.
Non crede che, coinvolgendo anche le parti sociali, rimanga fuori da questo progetto solamente la cosiddetta antipolitica?
Non dimentichiamoci la crisi istituzionale in cui si trovava il Paese qualche settimana fa, quando, senza un governo, le disorientate forze politiche sono andate al Quirinale a chiedere a Napolitano di restare. A quel punto il presidente, sacrificando una decisione che sembrava ormai essere irrinunciabile, cioè quella di lasciare il Colle e concedersi un meritato riposo, ha accettato di rimettersi in gioco. Ma lo ha fatto a determinate condizioni, elencate poi nel suo discorso di insediamento, una tra tutte la formazione del governo.
Quindi?
Quindi non c’erano alternative. Francamente non capisco chi ha espresso la propria indignazione per un governo messo in piedi insieme a Pdl e Berlusconi: l’accordo c’è stato, questo è indubbio, ma c’erano altre soluzioni? Bersani ha tentato e ha fallito, quindi si è giunti a quello che è stato già chiamato governo “di necessità”.
L’ultima spiaggia di una infinita crisi istituzionale?
Ma certo. Questo governo è la naturale conseguenza di una crisi che ormai non offriva più alcuna prospettiva, soprattutto a causa dell’attuale disastrosa legge elettorale. Il presidente Napolitano, dopo aver affidato l’incarico, ha inoltre chiarito che questo esecutivo avrebbe però dovuto governare e risolvere in fretta i problemi più urgenti per il Paese.
Come mai Napolitano non si rivolge direttamente a Grillo, per esempio?
Nei suoi appelli Napolitano si rivolge a tutti, all’opposizione e quindi anche a Grillo. E’ il presidente di tutti gli italiani, anche se spesso qualcuno se lo scorda, e tutte le forze politiche e sociali di questo Paese dovrebbero rendersi conto una volta per tutte che stiamo attraversando un dramma senza precedenti nella storia della Repubblica. Se non si guarda in faccia a questa realtà, allora la situazione non potrà che peggiorare.
(Claudio Perlini)