Le elezioni più disertate della storia della Repubblica non hanno rivelato grandi sorprese. A Roma, in particolare, Ignazio Marino è risultato in testa ad Alemanno. Quest’ultimo, salvo un miracolo, non avrebbe mai potuto scrollarsi di dosso in poche settimane la malagestione amministrativa imputatagli (a torto o a ragione) negli ultimi anni, né il riverbero degli scandali dell’ultima fase della giunta Polverini. La vera sorpresa, a dire il vero, è che avendo superato il primo turno perderà dignitosamente. Per il resto, il centrosinistra è in vantaggio in 15 capoluoghi in cui si è votato su 16, mentre l’M5S ha subito ovunque un tracollo. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Fabrizio Rondolino, giornalista e scrittore.
Cosa emerge da queste elezioni?
L’intero sistema politico ne esce piuttosto malconcio. Nella Capitale, addirittura, l’offerta dei partiti è stata respinta da un romano su due.
A cosa imputa il fenomeno?
Le scorse elezioni politiche avrebbero dovuto portare una ventata d’aria fresca. Invece, ci ritroviamo con la rielezione di Napolitano, un governo di larghe intese neodemocristiano, e con l’M5S che invece che rispettare la promessa di rivoluzionare il sistema si è rivelato un partito di ragazzini impreparati che litigano sugli scontrini. L’elettore si sente vagamente preso per i fondelli.
Da cosa dipende l’affermazione di Marino?
Sottolineerei, anzitutto, che la sinistra, in Italia, vince quando trionfa l’astensionismo. Le elezioni importanti, quando la gente va a votare, le vince il centrodestra. Questo, tuttavia, non è l’unico motivo per cui se fossi del Pd non avrei nulla per cui brindare: Marino ha fatto una campagna elettorale senza simboli di partito. Il suo slogan era: “Non è politica. E’ Roma”. Insomma, si è attestato su una linea di grillismo interno; ovvero, di presa di distanze piuttosto esplicita dal Pd.
Eppure la sinistra è in vantaggio in tutti i capoluoghi, salvo Brescia. Dipende solo dall’astensionismo?
Prevalentemente sì. C’è da aggiungere che la sinistra, storicamente, è sempre andata meglio alle Amministrative. E’ stata favorita anche dal crollo dell’M5S che, come ha rivelato l’analisi dei flussi, in passato gli aveva sottratto parecchi voti.
Il Pd sfrutterà la lezione di Marino per risollevarsi, o si sfascerà ulteriormente?
Il Pd, se c’è una possibilità di farsi del male, tendenzialmente la sceglie. Attualmente sembra un formicaio impazzito e la vittoria di Marino diventerà, al massimo, un’arma che gli uni brandiranno contro gli altri.
Marino è pur sempre, all’interno del Pd, un capoarea. Alle elezioni per la segreteria risultò il terzo candidato più votato dopo Bersani e Franceschini. Vincere le elezioni aumenterà il suo peso. Questo cosa determinerà?
Marino, tutto sommato, è attualmente riconducibile all’area renziana. Ciò significa che non ci saranno scissioni. Semplicemente, tale area ne risulterà potenziata.
Cosa accadrà sul fronte del governo?
Non ci saranno sorprese. Il successo complessivo del Pd a livello nazionale rafforza il governo. Il grande terrore era che si avverasse quanto alcuni sondaggi avevano previsto: che il Pdl, cioè, grazie alla grande coalizione aumentasse i propri consensi a scapito del Pd.
Alemanno non ha subito una sconfitta disastrosa. Come se lo spiega?
Alemanno, esattamente come Berlusconi, rappresenta pur sempre una parte d’Italia che esiste da sempre. Quella parte, potrà anche considerarlo il peggior sindaco di Roma, ma di fronte all’offerta politica a disposizione preferisce continuare a votare chi proviene da proprio mondo.
(Paolo Nessi)