Invece che impiegare tempo e risorse in un faticoso processo politico, il deputato del Pd, Roberto Giachetti, ha proposto la strada più semplice: il porcellum non andrà superato con una riforma condivisa ma, semplicemente, abolendolo. E subito. L’ex radicale ora gravitante in area renziana, ha depositato una mozione alla Camera per chiedere di eliminare in fretta e furia l’attuale legge elettorale. Il suo testo è stato respinto da 400 no e 131 sì, mentre quello della maggioranza sulle riforme istituzionali dal quale è stato temporaneamente espunto l’argomento legge elettorale (si è convento che avrebbe messo in pericolo la tregua tra i partiti della maggioranza) ha ottenuto 436 voti a favore, 134 no e otto astenuti. Per molti, si è trattato di un semplice blitz telecomandato da Renzi per creare ulteriormente scompiglio nel Pd. Poco prima, nel corso dell’assemblea del Pd, 34 onorevoli (quasi tutti renziani) avevano deciso di votare contro la relazione del capogruppo, Roberto Speranza, che chiedeva il ritiro della mozione di Giachetti. Il commento di Luciano Violante, ex presidente della Camera e penalista.
Nel merito, cosa ne pensa della mozione di Giachetti?
Segnala un’esigenza piuttosto comune. Personalmente, condivido l’ipotesi di tornare alla legge Mattarella, in attesa che venga cambiato il sistema istituzionale; a patto che venga modificato con una serie di correzioni che lo renderebbero più efficace. Sarebbe necessario, in particolare: abolire lo scorporo; stabilire che i candidati di collegio risiedano da almeno un anno nel territorio della circoscrizione per evitare i cosiddetti “paracadutati”; prevedere, nel caso di maggioranze diverse tra Camera e Senato, di andare al ballottaggio, conferendo a chi vince un premio di che consenta di essere maggioranza in entrambi i rami del Parlamento.
Come valuta, invece, il fatto che sia stata presenta in questa fase?
Politicamente inopportuno. Non era quello il modo per affrontare un tema così delicato. Le parti politiche che compongono la maggioranza, hanno deciso di sottrarre dalla mozione sulle riforme istituzionali il tema della riforma elettorale, prendendo atto che esso avrebbe messo a repentaglio la stabilità dell’esecutivo e decidendo, quindi, di rinviarlo. Certo, la mozione non ha alcun vincolo, né operatività. Si tratta di una semplice testimonianza. Ma direi che possiamo far tranquillamente a meno di rischiare la caduta del governo solo per dare una testimonianza del genere.
Perché pensa che lo abbia fatto?
Mah, guardi, non dobbiamo dimenticare che Giachetti proviene dal Partito radicale. In fondo, non ha fatto altro che assumere le modalità tipiche di quella forza politica.
In ogni caso, non sarebbe opportuno modificare la legge elettorale in funzione del nuovo assetto istituzionale?
Quando e se l’architettura dello Stato sarà modificata, indubbiamente si troverà una legge funzionale al nuovo modello. Attualmente, tuttavia, sappiamo che si potrebbe anche tornare a votare prima che tale riforma venga varata. E nessuno vuole tornare alle urne con la legge Calderoli.
Resta il fatto che, finora, la legge elettorale non è stato messa in agenda…
Il problema è che, finora, c’è l’impegno a costruire un’intesa nella maggioranza di governo. Ma manca, per l’appunto, l’intesa. Tuttavia, c’è la consapevolezza del fatto che vada raggiunta a tutti i costi.
Giachetti è stato accusato di essere stato telecomandato da Renzi. Lui, rigettando le accuse, ha fatto presente che la mozione è stata sottoscritta da un centinaio di parlamentari.
Direi che, in tal caso, ha ragione.
In ogni caso la mozione rischia di spaccare il Pd?
Mi pare che in buona parte della stampa l’aspettativa di vederci sparire sia alta. Eppure, nonostante le nostre evidenti difficoltà, i cittadini la pensano diversamente; non ignoro l’astensione, ma abbiamo vinto le recenti amministrative e continuiamo ad essere fortemente radicati sul territorio.
(Paolo Nessi)