Senza i partiti politici è difficile se non impossibile gestire la politica stessa: lo dice Gianni De Michelis ricordando Giulio Andreotti. Una capacità di dialogo, quella di Andreotti, che era possibile sia tra le diverse correnti interne del suo stesso partito, la Democrazia Cristiana, ma anche con le forze politiche avversarie. Per Gianni De Michelis si tratta quasi di un mondo politico oggi scomparso, dove il bene comune era alla base della possibilità di dialogo. “Andreotti” dice ancora “ha avuto una capacità di dialogo tale che nasceva dal suo insegnamento preciso: una classe politica dirigente deve sapersi misurare con i grandi problemi di politica estera”. Oggi, davanti alla crisi mondiale che ci colpisce, questo vale ancora di più.




Nell’ambito della sua esperienza politica, c’è stato un episodio particolare, un momento del suo rapporto con Giulio Andreotti che ricorda ancora oggi come particolarmente significativo?

Il momento più intenso nella mia collaborazione con Giulio Andreotti quindi nel campo della politica estera è stato sicuramente il secondo semestre di presidenza italiana nel 1990 dell’Unione europea. Soprattutto Andreotti, ma anche io che allora ero il suo principale collaboratore, siamo riusciti non solo a sconfiggere la posizione intransigente e anti Europea della Thatcher ma anche ad avviare quel negoziato che poi ha portato agli accordi di Maastricht.




Questo fa pensare subito alla grande capacità di dialogo in politica estera, ma non solo, che caratterizzava Giulio Andreotti. Quale ritiene sia la lezione che la politica odierna deve apprendere da lui?

La grande lezione è che come prima cosa Andreotti ha insegnato alla classe politica dirigente a misurarsi con i grandi problemi di politica estera. Questo valeva per noi allora ma vale anche per la situazione attuale che per certi versi è anche più difficile di quella che abbiamo dovuto affrontare noi. Oggi la crisi è molto profonda e non è solo un problema italiano ma globale e mondiale.




E’ possibile parlare di un metodo Andreotti per quel che riguarda la sua attività politica? Un metodo che forse chi oggi fa politica farebbe bene a fare suo?

Non credo sia possibile fare dei paragoni o delle somiglianze molto accentuate: il contesto era ed è completamente diverso. Naturalmente delle operazioni come quella che si sta tentando adesso, la grande coalizione o superamento delle posizioni differenti, può ricevere una particolare competenza da forze politiche destinate a rendere possibile ed efficaci queste scelte.


Andreotti ci ha mostrato come fosse possibile essere avversari politici, ma capaci di dialogare, qualcosa che oggi è molto difficile, pensiamo ad atteggiamenti di chiusura come quelli del Movimento cinque stelle.

Una spiegazione molto sintetica di questa difficoltà sta nel fatto che allora esistevano dei veri partiti. Oggi non esistono più, esistono movimenti personalistici, aggregazione di quelle che possono essere definite bande. Senza i partiti è molto più difficile gestire la politica e le fasi difficili della politica.