Beppe Grillo torna all’attacco del governo guidato da “capitan Findus” Enrico Letta (come lo chiama lui), ma per farlo lascia parlare al suo posto un recente editoriale del Financial Times (del 5 maggio 2013) dedicato al nuovo esecutivo e al “libro dei sogni” del premier. “Enrico Letta, il primo ministro d’Italia, è il nuovo eroe dell’anti-austerità”, si legge nell’articolo dell’autorevole quotidiano economico del Regno Unito. “Nel suo primo discorso in Parlamento, il vice segretario dei democratici di centrosinistra ha annunciato che intende annullare gli aumenti fiscali per un valore fino a 6 miliardi di euro. In un viaggio a Berlino, Bruxelles e Parigi, l’onorevole Letta ha invitato i suoi partner della zona euro ad attuare rapidamente politiche favorevoli alla crescita e alla creazione di posti di lavoro”. Eppure, recita ancora l’editoriale, “se grattate la superficie e vedrete che il messaggio del signor Letta è più complesso. Il governo è irremovibile e rimarrà entro il limite del 2,9 per cento di deficit concordato con Bruxelles per il 2013. Tale obiettivo è incoerente con allentamento fiscale. La lista dei desideri del signor Letta ha uno scopo prevalentemente domestico. Ha intenzione di tenere insieme una coalizione ampia e fragile, che include parti con diverse priorità economiche. Sarebbe più facile arrivare a concordare riforme politiche, come il taglio del numero e gli stipendi dei parlamentari”. Ad ogni modo, “il processo per un grande stimolo fiscale in Italia non è chiaro. È vero, le misure di sicurezza fornite dalla Banca Centrale Europea hanno calmato i mercati, spingendo i rendimenti dei titoli a 10 anni sotto il 4 per cento. Questo dà a Roma spazio di manovra. Ma il debito pubblico, proiettato al 131% del reddito nazionale nel 2013, è uno dei più alti nel mondo sviluppato”. Il governo deve quindi fare attenzione nello scegliere quali tasse tagliare: “Silvio Berlusconi, il cui Popolo della Libertà sostiene il governo Letta al fianco dei democratici e del gruppo centrista di Mario Monti, vuole abolire una tassa di proprietà (l’IMU, ndr), che è estremamente impopolare tra l’elettorato. Ma i prelievi sulla proprietà sono un modo pulito per tassare la ricchezza accumulata senza ridurre incentivo delle persone al lavoro. Lo sforzo del signor Letta per alleviare le tasse dovrebbe iniziare dall’alto cuneo fiscale sul lavoro, in modo da promuoverne la competitività”. Il governo, insomma, “dovrebbe cercare di finanziare questi tagli fiscali attraverso una riduzione della spesa corrente. C’è molto grasso da tagliare, a partire da uno dei tre strati esistenti di governo locale. Bruxelles dovrebbe tollerare un moderato aumento del deficit fiscale, se viene utilizzato per finanziare investimenti in attività produttive, comprese le scuole e le università”. In cambio, la Commissione europea dovrebbe “esigere dall’Italia una forte spinta sulle riforme strutturali, per migliorare il suo record di crescita poco brillante. Ma la resistenza dei partiti sarà forte. Il centrosinistra bloccherà i tentativi di riformare il mercato del lavoro. Il centro-destra si leverà in piedi con avvocati e farmacisti per ostacolare le liberalizzazioni”. L’editoriale, quindi, tira le somme: “E’ improbabile che il Libro dei sogni del signor Letta diventi realtà”.