Silvio Berlusconi condannato anche in appello al termine del processo sulle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv e cinematografici da parte di Mediaset. I giudici della seconda corte d’Appello penale, presieduti da Alessandra Galli, hanno confermato la sentenza del precedente grado di giudizio che prevedeva la pena di 4 anni per frode fiscale, il pagamento delle spese processuali e l’interdizione per tre anni dai pubblici uffici. “La forza della prevenzione è andata al di là della forza dei fatti”, ha dichiarato dopo la lettura della sentenza l’avvocato Niccolò Ghedini, legale del Cavaliere. “Avevamo la consapevolezza che sarebbe andata così”, ha aggiunto. L’ex premier ha invece appreso della decisione dei giudici dal suo studio di palazzo Grazioli. Questa mattina era stato respinto l’ultimo tentativo di rinviare il processo da parte dei difensori di Berlusconi, i quali avevano chiesto la sospensione in attesa della decisione della Corte costituzionale sul conflitto di attribuzione sollevato dopo che il tribunale aveva negato a Berlusconi il legittimo impedimento nell’udienza del primo marzo 2010. “Continua la persecuzione giudiziaria nei confronti del presidente Berlusconi, leader politico che ha il consenso di dieci milioni di elettori. Evidentemente, per una certa magistratura la stagione della pacificazione è ancora lontana, e forse non arriverà mai. Soprattutto quando si nega con tanta ostinazione la verità dei fatti e ancor di più il buon senso”. Questa la reazione a caldo del presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani. Sulla stessa linea il giudizio di Mariastella Gelmini: “Una condanna incomprensibile. E’ l’ennesima prova di un uso politico della giustizia sciagurato che non aiuta un clima di pacificazione che invece dovrebbe instaurarsi tra le forze poltiiche”.