E’ stata confermata per sabato prossimo l’Assemblea nazionale del Partito Democratico, i cui lavori inizieranno alle ore 10 presso il centro convegni della Nuova Fiera di Roma. Il nodo ancora da sciogliere riguarda invece il nome del prossimo segretario che, dopo le dimissioni di Pier Luigi Bersani, avrà il compito di guidare il partito fino al Congresso (la cui data è ancora da definire). Proprio il leader dimissionario ha chiarito che sabato sarà necessario “stabilire la data del congresso” che si deve tenere il prima possibile, “senza frapporre indugi”. Secondo indiscrezioni emerse al termine delle tre ore di riunione del coordinamento del Pd, saranno Marina Sereni e Ivan Scalfarotto, insieme ai capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza e al coordinatore dei segretari regionali, Enzo Amendola, a guidare l’assemblea di sabato che si occuperà di istruire la ‘pratica’ sul nuovo segretario. Anche Beppe Fioroni ha chiesto a gran voce che il prossimo segretario del Pd sia “autorevole perché deve, in questi mesi del congresso, dare la linea di un partito che incide sull’attività di governo evitando il vuoto di questi giorni. E deve anche garantire che il congresso sia di scelta di linea politica e non un congresso sul governo altrimenti si indebolirebbe l’esecutivo”. E’ poi necessario, ha aggiunto Fioroni, “che la norma transitoria diventi ordinaria separando il ruolo di segretario da quello di candidato premier”. Sulla stessa linea anche Dario Franceschini, secondo cui “sabato si deve eleggere il segretario fino al congresso e quindi si può rivedere lo Statuto” del partito, mentre il sindaco di Firenze Matteo Renzi, dopo aver annunciato di non voler partecipare alla corsa per la segreteria del partito, ha ribadito che “quale che sia il nome, non sono io che faccio problemi o correntizzo il partito. Io sono per fare politica. E anche in relazione al rapporto che ho con Letta, io non voglio mettermi di traverso, ma dare una mano”. “E anche se io non ho ancora capito se si va verso un reggente o un segretario”, ha detto Renzi ai parlamentari della sua area, “quello che è chiaro è che non siamo noi a fare problemi. L’ho detto chiaro: io mi tengo fuori, tenetemi fuori”.



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