La tornata dei ballottaggi, Roma in testa a tutti per importanza, segna una vittoria del centrosinistra. Se si dovesse tradurre in termini calcistici il risultato nei capoluoghi di provincia si arriverebbe a un impietoso 11 a zero. Lo stesso trend si è confermato comunque anche negli altri comuni e in piccoli centri di varie regioni italiane dove si votava. Ma, come spesso accade in Italia, anche in una consultazione amministrativa limitata il risultato si presta a diverse interpretazioni, con sullo sfondo un dato impressionante: l’aumento della diserzione al voto, l’astensionismo che è il primo partito assoluto italiano e che da dieci anni continua a diventare più grande. A Roma, nel testa a testa tra Gianni Alemanno e Ignazio Marino, sono andati a votare poco più del 40 per cento degli aventi diritto. E se Marino ha vinto nettamente, come ha riconosciuto lo stesso Alemanno, il computo dei voti raccolti dal nuovo sindaco lascia esterrefatti per la sua consistenza numerica rispetto alle precedenti elezioni per il Campidoglio.
Franco Bechis, vicedirettore di Libero, guarda con attenzione al risultato di queste consultazioni. La domanda è scontata, ma alla fine troppo semplice per essere esaustiva.
Che lettura fa di quello che è avvenuto in questa tornata di ballottaggi?
Siamo sempre di fronte a elezioni amministrative e quindi è necessario fare distinzioni, misurarsi con la storia dei comuni in cui si è andati al voto. Non si può comunque sfuggire al risultato di una conferma del centrosinistra e di un calo vistoso del centrodestra. E’ la prima considerazione generale che diventa evidente di fronte a questa sproporzione. E’ interessante vedere che il comune più problematico per il centrosinistra è stato quello di Siena, dove, tra l’ altro, si è andati al ballottaggio per la prima volta.
Siena è a suo modo un campanello d’allarme per il centrosinistra, ma nell’“impero” Pdl di Imperia e nella “roccaforte” leghista di Treviso ci sono stati dei riscontri negativi.
Sono d’accordo e mi concentrerei per un momento su Treviso, da dove, come nel resto del Veneto, arriva un segnale forte soprattutto per la Lega Nord, che appare in questo momento un partito veramente in grande difficoltà. Sembra quasi di assistere a un crollo di consensi dopo le vicende interne e le conseguenti divisioni. Quello che più emerge chiaramente non è tanto la sconfitta del centrodestra berlusconiano o l’indicazione che questo risultato può dare al governo delle larghe intese.
Che spiegazioni si dà?
La spiegazione principale è quella dell’astensionismo. La corsa verso la diserzione al seggio sembra inarrestabile a qualsiasi livello di consultazione elettorale da dieci anni a questa parte. Il punto centrale, al di là del risultato che pure va preso in considerazione, è proprio questo. Le persone, gli elettori, hanno la percezione che con il voto non si possa cambiare nulla. Direi che hanno avvertito che le stesse istituzioni italiane, da quelle locali fino a quelle nazionali, abbiano perso peso. Sentono che esiste una reale mancanza di sovranità. Ed è difficile smentire questa percezione. Ormai ci sono cittadini che, nel corso di una sindacatura, chiedono che il Comune faccia un giardino sotto il loro condominio e si sentono rispondere che non è possibile. Altri chiedono che la Regione faccia un’iniziativa e anche in quel caso si trovano di fronte all’impossibilità. Se persino le scelte del governo nazionale sono ormai condizionate dalle decisioni europee, come si fa a contestare la percezione di una mancanza di sovranità?
Questo problema è reale e gli elettori lo sta comprendendo, eppure ci sono delle evidenti asimmetrie in questo elettorato.
Certo, possiamo discutere sul fatto che la presenza di Silvio Berlusconi, nel corso di una campagna elettorale, ha sempre il suo impatto sull’elettorato. Si può anche sostenere che c’è un’affezione e probabilmente un radicamento da parte dell’elettorato di centrosinistra che è superiore a quello di centrodestra. Possiamo tuttavia vedere dall’andamento dei sondaggi su scala nazionale che il recupero fatto a febbraio da Berlusconi è servito e serve ancora. Ma tutto questo non ci sposta dal vero problema, quello che abbiamo chiamato mancanza di sovranità anche votando. E per questo le persone non vanno più a votare.
(Gianluigi Da Rold)