Le esternazioni di Bossi sono piuttosto dannose per una Lega che, già di per sé, ha raggiunto i minimi storici. Sostenere che l’attuale segretario, Roberto Maroni, sia un traditore, e neppure un vero leghista, non fa bene al sentimento dell’elettorato. Il Senatur sembra, ormai, una scheggia impazzita. Una questione che, in un modo o nell’altro, va risolta. Sembra che la soluzione sia in via di definizione. Secondo una ricostruzione de Il Giornale, sarebbero pronte le carte per una sorta di separazione consensuale. Bossi rinuncerebbe a tutte le sue cariche interne al Carroccio. In cambio, continuerebbe a mantenere il congruo assegno che la Lega gli gira mensilmente per pagare il personale specializzato che, da quando ha avuto l’ictus, lo segue 24 ore al giorno. E si tratterebbe di qualcosa come 800mila euro. Al tutto, si aggiungerebbe l’indennizzo da ex parlamentare (nell’ipotesi che non venisse ricandidato). Che, considerando che ha ben 7 legislature sulle spalle, sarebbe piuttosto elevato. Questa, ovviamente, sarebbe l’alternativa estrema nel caso in cui dovesse fallire anche l’ultimo accordo. Ovvero, «una nuova “pax leghista” che – scrive Paolo Bracalini su Il Giornale -, in cambio della rinuncia a sabotare la Lega, riassicura a Bossi lo standard economico garantito da via Bellerio, più un’apertura sulla prossima segreteria federale a un colonnello di pace come Giancarlo Giorgetti, più morbido con Bossi rispetto agli altri papabili per la successione a Maroni»