“La senatrice Adele Gambaro ha rilasciato dichiarazioni false e lesive nei miei confronti, in particolare sulla mia valutazione del Parlamento, danneggiando oltre alla mia immagine, lo stesso Movimento 5 Stelle. Per questo motivo la invito per coerenza a uscire al più presto dal M5S”. Lo scrive Beppe Grillo, in un post dal significativo titolo “Quando uno vale niente”, dove la “nullità” in questione sarebbe appunto la senatrice. La Gambaro aveva dichiarato riferendosi ai risultati delle amministrative: “Stiamo pagando i toni e la comunicazione di Beppe Grillo, i suoi post minacciosi”. Ilsussidiario.net ha intervistato il professor Paolo Becchi, ideologo del Movimento 5 Stelle.
Che cosa ne pensa della vicenda che ha visto come protagonista la senatrice Gambaro?
Premetto che qualsiasi insulto o comportamento offensivo nei confronti della persona della senatrice Gambaro è sbagliato. Non dobbiamo insultare una persona, ma riconoscerne la dignità così come si deve fare nei confronti di qualunque altro essere umano. La senatrice Gambaro però deve a sua volta riconoscere che non ha più nulla a che fare con il Movimento 5 Stelle.
Non crede che all’interno di un partito debba esserci spazio anche per il dissenso?
L’M5S è un movimento e resta tale, ed è quindi al di fuori della logica dei partiti. Quanto è avvenuto è un fatto molto grave, in quanto si critica pubblicamente l’M5S nel momento in cui quest’ultimo è attaccato con una sorta di accanimento mediatico da parte di tutti gli organi di informazione. I media hanno un’attenzione totale al movimento con lo scopo di utilizzare qualsiasi occasione per screditarne l’attività.
E quindi?
In una fase così delicata, trovo di una gravità inaudita uscire con dichiarazioni così forti e tranchant, usate per accusare il capo politico del M5S attraverso un programma tv. Quello compiuto dalla senatrice è stato un atto estremamente deprecabile.
Berlusconi non ha mai espulso dissidenti come Crosetto. Perché Grillo non ha dimostrato lo stesso fair play nei confronti della Gambaro?
Qui non si parla di espulsioni. Questo linguaggio ha a che fare con la concezione del partito, ma non credo che Grillo ricorrerà mai a termini di questo tipo. La Gambaro per coerenza dovrebbe trarre le sue conseguenze e ammettere: “L’M5S non è il movimento nel quale credo. Magari ci credevo quando sono stata eletta, oggi non mi ci riconosco più e me ne vado”.
Davvero crede che il movimento si identifichi totalmente nel suo leader Grillo?
L’M5S non ha un leader, nonostante i giornalisti e la stessa senatrice non lo abbiano ancora capito. L’idea del movimento è che non ci sono leader e Beppe Grillo si è sempre presentato soltanto come un garante. Che poi abbia un particolare carisma è un altro discorso, ma non si può assolutamente dire che sia il leader del movimento. Grillo non è paragonabile a Berlusconi.
La Gambaro dunque non ha scelta, deve andarsene?
Se la senatrice non si identifica più con il movimento a questo punto abbia la coerenza di andarsene. Mi domando invece che senso abbia rilasciare una dichiarazione così dura, quando le critiche andrebbero fatte anzitutto all’interno del suo gruppo in Senato. Quella fatta dalla Gambaro è una critica al limite anche offensiva nei confronti di una persona come Grillo che si è sacrificato in tutti i modi.
Nel movimento non esiste diritto di critica?
Certo che si può criticare, io stesso ho detto delle cose molto forti. C’è stata poi una presa di distanza, ma quelle cose continuo a scriverle nel movimento. Non vedo quindi nessuna limitazione alla libertà di critica. La senatrice poteva continuare a criticare ma in modo costruttivo, la sua invece è stata una critica distruttiva. Il risultato elettorale, che per la Gambaro sarebbe stata una catastrofe mentre secondo me non è così, avrebbe un solo colpevole e cioè Grillo. Questa è una coltellata alle spalle, non saprei come altro definirla.
(Pietro Vernizzi)