Il Movimento 5 Stelle è preda della sindrome da accerchiamento. Ogni critica, anche la più velata, viene additata come l’emanazione di agenti esterni, frutto di un complotto delle altre forze politiche, dei media, delle banche e dei poteri finanziari volto a far sparire dalla faccia della terra la formazione grillina. In queste ore si sta votando l’espulsione di Adele Gambaro, rea di aver criticato Grillo per i suo toni violenti. A breve potrebbe toccare all’onorevole Paola Pinna, rea di aver criticato, invece, il clima che si respira nel partito. In passato toccò al senatore Mastrangeli, e ai consiglieri Favia e a Federica Salsi. Tutto questo non va già all’onorevole Tommaso Currò: « Le espulsioni collettive seguono una logica da partito fascista. Ci sono posizioni davvero talebane», denuncia, intervistato da La Stampa, rischiando così di essere il prossimo. Dopo aver difeso i colleghi Alessandro Furnari e Vincenzo Labriola, che per essersene andati di loro spontanea volontà si sono presi degli insulti, riferendosi a Paola Pinna «che è diventata il nuovo bersaglio su cui sfogare le loro pulsioni medievali», si è chiesto: «Dopo a chi toccherà? Basta, per favore. Non se ne può più di questo metodo».



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