Mentre Letta contrattava con Bruxelles qualche spicciolo per le misure occupazionali si chiedeva se, al suo ritorno, avrebbe trovato ancora il governo. Berlusconi, dopo le ultime sentenze (Consulta su legittimo impedimento, caso Mediaset e caso Ruby), e in vista delle prossime, potrebbe decidere di staccargli la spina in qualunque momento. Tre pronunciamenti sfavorevoli sono troppo, per chiunque. A prescindere dal giudizio di merito di ogni singolo processo. C’è da stupirsi, a dire il vero, che l’ex premier non abbia già mandato tutto all’aria, e che, invece, continui ad assicurare che non farà alcun blitz. Intanto, si prepara a dar battaglia, e rinasce Forza Italia. «Il Pdl resterà come coalizione che raccoglie le forze del centrodestra, al cui interno si inserisce Forza Italia. Chi la guiderà? Al vertice temo sarò chiamato ancora una volta io», ha spiegato, interpellato dal Tg1. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Peppino Caldarola, giornalista e scrittore.
Berlusconi, annunciando la rinascita di Forza Italia, ha garantito che l’appoggio «del Pdl al governo non si discute ed è convinto e leale». C’è da crederci?
Quel che è certo è che l’accumulo di sentenze sfavorevoli e la previsione che vengano confermate accresce il disagio del Pdl e la voglia di Berlusconi di andare al voto anticipato. Inoltre, buona parte del mondo che ruota attorno a lui è sempre più insoddisfatto della coabitazione con il Pd.
I falchi. Cosa vogliono, esattamente?
Diciamo che il loro disagio nasce dalla consapevolezza che nel momento in cui le condanne porteranno alla decadenza senatoriale successiva all’interdizione dai pubblici uffici, Berlusconi non potrà più a lungo guidare il suo partito. Il che riapre una ferita recente: quando Mario Monti stava per dar vita al suo partito, si ricorderà che vi erano segnali di smottamento del gruppo dirigente pidiellino. Ma, alla fine, Berlusconi riuscì a trattenerli tutti. Nuovamente, ci sarà un’ala che deciderà di combattere fino all’ultimo con Berlusconi, e altre componenti che riterranno che la sua stagione si è conclusa. La vera divisione tra falchi e colombe non è in merito al giudizio sul governo, ma su cosa fare un minuto dopo una sentenza definitiva. A quel punto, le due fazioni potrebbero decidere di non convivere più nello stesso partito.
Che bisogno ha Berlusconi di far rinascere Forza Italia?
Nell’ipotesi della suddetta scissione, si pone il problema della continuità di un’esperienza politica, e di un punto di riferimento di buona parte dell’elettorato del centrodestra. Berlusconi, dal canto suo, vuole poter contare, qualunque sia il suo destino personale, su una forza politica che ne difenda la storia ma anche gli interessi. La nuova Forza Italia difficilmente vincerà le elezioni, ma costituirà un gruppo parlamentare robusto che condizionerà l’azione del governo.
Chi non resterà con Berlusconi dove andrà? Sarà costituito un nuovo soggetto post-neodemocristiano?
Sarà in autunno che emergeranno realmente le opzioni in campo e le divisioni interne al Pdl. Detto questo, al progetto neodemocristiano ci hanno lavorato in tanti, fallendo, da Cossiga a Casini e, in un certo qual modo, lo stesso Mario Monti. Nessuno è riuscito a farlo decollare perché l’elettorato, sin qui, si è raggruppato attorno ai due poli principali. Certo, nella fase recente si è determinata l’esistenza di un grande bacino di voti fluttuanti, in buona parte intercettati da Grillo; il quale, tuttavia, è in estrema difficoltà e continua a perdere pezzi. Insomma, alle luce di queste considerazioni, è verosimile che, benché il soggetto neodemocristiano sia una suggestione cui realisticamente nessuno è mai riuscito a dar vita, si tenterà in ogni caso di dar vita un nuovo soggetto di centro.
Se la legge elettorale sarà cambiata, il nuovo centro potrebbe avere successo?
Va detto, anzitutto, che questa volta la legge elettorale non potrà non essere cambiata. Se nel corso di questo governo non lo fosse, Napolitano non esiterebbe a da vita ad un esecutivo di scopo, volto esclusivamente a vararla. Comunque vada, la nuova legge difficilmente sarà di stampo nettamente maggioritario, ipotesi con ormai ben pochi seguaci. Si tratterà di un sistema che, invece, potrebbe dare spazio a 4-5 soggetti. In questo contesto, lo spazio per una forza centrale ci sarebbe, eccome. Mario Monti non è riuscito a intercettarli, ma una forza di centro può ambire al 15 per cento.
Tutta questa situazione incide sull’operato del governo di Letta?
Indubbiamente, in clima più sereno, avrebbe avuto, anche al Consiglio europeo, più forza. Basti pensare che non appena ha messo piede a Bruxelles si è trovato un attacco durissimo del capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, al ministro dell’Economia Saccomanni, e proprio sull’opacità dei conti. Non è stato, per Letta, un buon biglietto da visita con i partner europei.
(Paolo Nessi)