Berlusconi lo ha annunciato ieri sera al Tg1: Forza Italia tornerà ad esistere e lui sarà alla guida. Dunque il Cavaliere condurrà l’ultima delle sue battaglie nel modo in cui tutto è nato. Con Forza Italia. Allora scese in campo per difendere l’Italia dai comunisti, ora resta in campo per difendersi dai magistrati che lo stanno per mettere in galera. I comunisti non ci sono più. Tornare all’entusiasmo di allora è impossibile, la rivoluzione liberale è fallita. Ma il Pdl è sempre stato mal digerito, oltre che da chi lo ha fondato, dai suoi elettori. Tanto vale tentare l’ultimo colpo di coda e, magari, vincere per l’ultima volta le elezioni. Quelle poche probabilità di farcela esistono solo se si torna al vecchio marchio. E’ questa l’idea di fondo. Detto ciò, sarà opportuno fare un restyling anche sul fronte delle idee e dei contenuti. Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro al Senato ci spiega come.
Sacconi, ora è ufficiale: Berlusconi lo ha detto ieri in tv. Quindi, non si tratta più di una semplice indiscrezione.
Il berlusconismo ha diversi meriti: ha dato una dimensione pubblica ai principi etici della Nazione, allargato gli orizzonti della visione geopolitica e geoeconomica italiana all’Europa orientale e al Mediterraneo, sancito il primato della società sullo Stato (a partire dalla scelta diretta del capo di governo), introdotto il federalismo fiscale, e portato alla ribalta la necessità di ridurre la pressione fiscale complessiva. Tuttavia, occorre essere onesti, aprire una riflessione e rivolgere l’autocritica agli ultimi 20 anni. Gran parte di queste intuizioni, infatti, sono rimaste incompiute.
Quindi?
Occorre un rinnovamento dell’offerta politica dell’intero centrodestra. L’attuale compagine, composta da Pdl e Lega, costituisce una minoranza che non convince più tutto l’elettorato potenziale che, come si è visto, ha scelto la strade dell’astensione o del voto di protesta.
In questo contesto che significato assume tornare a Forza Italia?
Guardi, più che alla definizione formale, sono interessato a ideare un nuovo centrodestra che rafforzi la propria cultura di governo e ampli il proprio raggio d’aggregazione. In tal senso, dovrà essere cristallino rispetto alla definizione della sua identità, rispetto ai valori fondanti della Nazione; rispetto al relativismo della sinistra, il centrodestra avrà la determinazione ad affermare i principi non negoziabili che fondano la nostra convivenza comune, quali la tutela della vita, la famiglia o la libertà educativa? Dalla definizione della nostra identità ne discende una certa idea di sviluppo, che si sposa con l’economia sociale di mercato; contestualmente, ne deriva una certa cultura di governo che si sostanzia, ad esempio, nel taglio della spesa, pratica che, negli ultimi anni, è mancata.
Scusi l’insistenza, ma chiamare il nuovo partito Forza Italia o in altra maniera non è la stessa cosa.
Ripeto, onestamente, del nome non me ne importa assolutamente nulla. Mi interessa di più capire come ci comporteremo rispetto alla famiglia o alla difesa della vita.
La sua posizione sembra differente da quella che, all’interno del suo partito, va per la maggiore.
Non credo che le posizioni alternative alla mia vadano per la maggiore. Chiedo effettivamente, in ogni caso, di discutere e confrontarci su questi temi.
Darà, quindi, battaglia sul terreno delle idee ai vari Bondi, Galan, Santanchè e via dicendo?
Per quanto mi riguarda sì, farò in modo che ci sia un dibattito forte sui principi.
Chi la pensa come lei nel Pdl?
La stragrande maggioranza. E, soprattutto, Berlusconi e Alfano. Lo affermo per conoscenza diretta, dopo aver avuto diversi colloqui con entrambi.
Crede che in questo processo di rinnovamento vada posta anche la questione della leadership?
Un’adeguata tensione ideale e un’adeguata cultura di governo favoriscono anche la definizione dei gruppi dirigenti e la loro selezione.
(Paolo Nessi)